Paolo Benvegnù - Earth Hotel


A tre anni di distanza da “Hermann”, Paolo Benvegnù torna con l'ennesimo capolavoro "Earth Hotel", un concept sulla vita, sull'amore, racchiuso in stanze d'albergo, osservato nel suo essere in movimento, in viaggio perenne... poetico, cinematografico, immaginifico, emozionale... persino più immediato e complice del precedente. Dodici brani di grande intensità che toccano il cuore, che arrivano con la semplicità della bellezza che colpisce nella sua veemenza. Canzoni che resteranno, a cominciare dall'iniziale "Nello spazio profondo": intensa e trascinante, da brividi per l'ambientazione "americana": "Ed è incredibile come si possa mancare dell'altro, ed è incredibile come si possa evitare il silenzio, ed è incredibile quanto mi manca sfiorarti quanto mi manchi"; per proseguire con "Una nuova innocenza": che è pura classe: "ti insegneranno cose che non serviranno mai, ti insegneranno ciò che non vorrai, consegnerai il tuo corpo alla dolcezza, cercandoti senza trovarti mai, nel crimine che adora l'innocenza, l'attesa che acuisce la distanza, rifioriranno rose di incoscienza, trovandoti senza cercarti mai" che precede in maniera matematica "la lezione" di "Nuovosonettomaoista": dall'incedere incalzante, con le chitarre taglienti, decisamente rock, : "abbiamo aperto una porta democraticamente, la seduzione si vende e si compra come ogni cosa".

"Avenida Silencio": porta con se fascino e mistero, come "l'attesa prima della fine", è sinuosa e avvolgente, con strofe in francese e in inglese: "non c'è niente da fare, dissetare l'attesa, nell'attesa bruciare". "Life": è una delicata ballad per chitarra e voce, che sembra racchiudere in se, il senso di un nuovo giorno a venire, interamente cantata in inglese: "Life will never be the same again, it should be an uncertain flower and this is unexpected for you". "Feed the destruction": ha di contro un  mood oscuro e ammaliante, "Addio, addio (flyng to nowhere) siete troppo lontani con il tempo che scorre. "Stefan Zwieg": con gli archi in evidenza, è assolutamente deliziosa: "Ma io.. io dove sono stato che non mi sembra di aver mai vissuto" come del resto "Divisionisti":  coi violini a inframmezzare e quel non so che di Battiato che compare qua e la, bellissima: "Infine ti vinsi alla carte, non sapevo giocare, ma puntai su di te tutte le volte, poi parlammo del tempo". "Orlando":  ha invece echi, sapori lontani da grande canzone d'autore italiana anni sessanta, semplicemente emozionante: "Cos'è la vita, se non  amarsi? Cosa è la vita, se non proteggersi? Cosa è la vita. se non cercarsi sempre? Cosa è la vita). Mentre "Piccola pornografia urbana":  sembra il suo opposto, così ritmicamente accattivante e il suo piglio deciso: "Se è vero che ogni sguardo precede l'intenzione, allora il pensiero è insufficiente. Che cosa nascondiamo nella mente? Vedi bene soltanto ciò che vuoi vedere e lasci il resto all'imprudente. Chi ha perso tutto non ha timore di niente". "Hannah": Sembra strettamente legata a "Una nuova incoscienza" ed è in maniera più diretta, intima, una dedica alla figlia: "Dormi, che ho inventato un mondo nuovo solo per te. Io ci sarò sempre, come il chiarore delle stelle". "Sempiterni sguardi e primati": che chiude l'album è invece una dialogo "ovunque" con la madre, traccia altamente suggestiva ed evocativa: "Tuo figlio è pazzo, si è perso nell'iridescenza, si è perso nel mondo che andava cercando, ma sorride a tutti, sta bene con tutti"

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