Ficarra & Picone - Andiamo a quel Paese


Ma con tanti cervelli che se ne fuggono all'estero, il tuo proprio qua doveva rimanere?

Da Palermo a Monteforte, Ficarra e Picone, omaggiano Sordi invitando tutti ad andare a quel paese, mostrando ancora una volta la loro dirompente comicità al pari dei difetti che il duo comico di natura teatrale/televisiva, porta con se sul grande schermo. "Andiamo a quel paese" prova a fare la commedia classica all'italiana, ma alla fine è il solito film della coppia, divertentissimo, con in più un messaggio sociale non indifferente, una storia ben scritta, con raccordi narrativi plausibili e scorrevoli che ha il limite di una regia pressocchè assente e di una forza narrativa che via via si esaurisce per forza di cose. Valentino e Salvo (con la moglie, Tiziana Lodato), tornati al paese d'origine si inventano una sorta di "illegale" casa di riposo, ospitando i parenti prossimi e percependo le loro pensioni. Per un anno, le cose ai due vanno di lusso, ma i vegliardi per un motivo o per un altro incominciano a morire e l'ultima zia rimasta, rimane l'ancora di salvezza dei nostri, che decidono (meglio che decide,Salvo per intenderci) allora di far convolare a nozze con Valentino, per non perdere la pensione rimasta. Chiaramente la soluzione adottata dai nostri, "sconvolgerà" la vita degli abitanti del paesino siciliano, anche perchè di mezzo c'è l'ex fidanzata di Valentino, interpretata da Fatima Trotta e suo padre, l'ottimo, Francesco Paolantoni alla guida delle forze dell'ordine. Da segnalare "Il barbiere di Nino Frassica" e "Lello Analfino" dei Tinturia, "cacciatore/cantore di pensionate", a colorare la vicenda.
Il tentativo dei nostri è interessante, perché il respiro dato alla pellicola è da commedia vera, con paradossi e riflessioni che sono ficcanti, che abbinano riflessione e divertimento con gusto, innestando la loro comicità su dialoghi faccia a faccia, che sketch o meno risultano comunque credibili anche nelle ripetizioni della struttura come delle gag ( la presunta morte dei genitori di Valentino, invece emigrati in Germania e nel gioco: quando sarai prete, morto, etc... allora parlerò con te). Quello che manca, oltre a un'idea registica di fondo, ma non è il fattore più importante, è la varietà di situazioni/azioni propriamente filmiche, nella narrazione, che specie nell'ultima mezz'ora, viene a galla, quando non bastano i colpi di scena, più o meno prevedibili a reggere la baracca per intero. Apprezzabile rimane senza dubbio un approccio per certi versi più maturo alla commedia in sesno lato, il salto di qualità che vedevano nel precedente film potesse auspicarsi nell'accenture la verve surreale, qui ci porta a consigliare una narrazione più corale, meno legata ai singoli e alle gag verbali/facciali e di curare maggiormente la regia, questo si, il difetto più rimarcabile, come innegabile è che con Ficarra e Picone si ride... e in maniera intelligente, non è poco. 


"Figlia mia, c'è anche quella cosa inutile di tuo marito? Ti preferivo vedova!"

"Andiamo dalla nonna perchè come dice papà, almeno quella mummia ha la pensione"

- “Non mi avevi detto che tuo genero era morto?”
- “Quella era una speranza”

Otto anni di università che non ti sono serviti a niente te li sei fatti e un anno di galera che ci può spalancare le porte professionali non te lo vuoi fare”

“L'amore finisce, la pensione è per sempre”

"La raccomandazione è un prodotto tipico italiano, come la mortadella"


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