Oggi
mettiamo a confronto due serie dal timbro un po' "western":
"Longmire" e "Justified". Il primo targato A&E
- rete anche di "Bates Motel" - nato il 3 giugno 2012, il
secondo della FX, nato il 16 marzo 2010. Quest'ultimo, arrivato alla
quinta stagione, il prossimo anno andrà in pensione con un'ultima
season, la sesta, mentre "Longmire" è giunto alla terza.
"Justified", il più "anziano" tra i due, ci
narra le avventure di Raylan Givens, interpretato da Timothy Olyphant
("La città verrà distrutta all'alba", "Sono il
numero 4", "Die Hard"), un Marshal - cioè un
rappresentante del braccio armato della corte federale statunitense,
in particolare i Marshal proteggono gli ufficiali di corte, i
tribunali ed i ministeri - già protagonista dei romanzi di Elmore
Leonard "Riding the Rap" (in Italia: "Pronto, a caro
prezzo"), che cerca di controllare l'ordine e mantenere la pace,
spesso con metodi poco ortodossi, nella contea di Harlan nel
Kentucky.
Il
suo modo di svolgere il lavoro, oltre ad essere decisamente poco
canonico è anche tipico degli sceriffi del XIX secolo. Questo suo
modo di fare, così lontano dagli standard odierni, lo pone spesso in
contrasto con i suoi capi, per questo verrà cacciato da Miami,
Florida, e verrà trasferito ad Harlan. Questo cambiamento non andrà
molto a genio al nostro protagonista, ed il suo carattere diverrà
ancora più scontroso e burbero di quanto già lui non lo sia di
natura. Nella serie troviamo anche: Art Mullen (Nick Searcy), agente
capo dei Marshal; Art Crowder (Joelle Carter), che dopo aver ucciso
il marito, diventerà un'interesse amoroso di Givens; Tim Gutterson
(Jacob Pitts) e Rachel Brooks (Erica Tazel), colleghi di Raylan.
Creatore Graham Yost, già ideatore di "The Pacific".
Timothy
Olyphant è perfetto per il ruolo, egregia la sua interpretazione e
fondamentalmente è ciò che basta ad un police procedural che poggia
per il 90% sulla figura di Givens. A conti fatti, se teniamo in
considerazione le sole fattezze del personaggio di Olyphant, la serie
merita, malgrado la trama un po' piatta nella prima stagione che non
coinvolge del tutto il telespettatore, ma "Justified"
riesce a crescere nel corso del tempo. Gli episodi scorrono veloci,
con trame spesso leggere, ma apprezzabili. Non è il classico police
procedural statunitense, ma non è nemmeno un'innovazione
eclatante.
Dall'altro
lato ci troviamo di fronte ad una similitudine notevole, in
"Longmire" infatti - serie creata da John Coveny, Hunt
Baldwin, già insieme ideatori di "The Closer" - il
protagonista è Walter Longmire, interpretato da un interessante
Robert Taylor, sceriffo della contea di Absaroka, in Philadelfia.
Anche questa serie è tratta da una collana di libri: "Walt
Longmire Mysteries" di Craig Johnson. L'uomo, rimasto vedovo,
dopo un periodo di lutto, decide di buttarsi a capofitto sul lavoro,
aiutato dall'agente Victoria Moretti (Katee Sackhoff), sposata, ma in
crisi col marito, dal vice sceriffo Branch Connally (Bailey Chase),
che si candiderà alle elezioni per accaparrarsi il posto di
sceriffo, che da anni appartiene a Walt. Tra l'altro Branch avrà una
breve relazione con la figlia di Walt, Cady Longmire (Cassidy
Freeman), e questo non farà altro che acuire i dissidi tra i due.
Infine da ricordare la figura di Henry Standing Bear (Lou Diamond
Phillips), amico indiano dello sceriffo, che spesso lo aiuta nei
difficili rapporti che intercorrono tra la gente del posto e la tribù
di indiani che vive in città.
Ci troviamo dinnanzi ad una figura
prorompente, che rompe gli schemi tipici degli eroi polizieschi
statunitensi tutti d'un pezzo. Longmire, un po' come Raylan Givens, è
protagonista indiscusso della serie, è intorno a lui che ruotano
tutti gli accadimenti della serie ed è lui fondamentalmente l'unico
punto di forza. Pur avendo di base forse una trama meno brillante e
innovativa di "Justified", "Longmire" attira sin dalle prime battute. Il rapporto difficile tra padre e
figlia, la battaglia elettorale tra i due possibili sceriffi, la
diatriba tra gli abitanti di Absaroka e gli indiani che spesso si
tramuta in qualcosa di più, ogni volta che muore qualcuno il dito
viene spesso puntato sugli stranieri, sugli "altri", sui
"diversi". Bellissima la scenografia e azzeccati i dialoghi
e la regia. Forse un po' troppo "western" per una serie
ambientata nel XXI secolo. Entrambi i telefilm hanno un passo
decisamente più lento rispetto a crime come: NCIS o CSI o ancora
Criminal Minds e svariati similari, serie corali, in cui tutto si
svolge in maniera più frenetica. Qui ci troviamo a mettere a
confronto due serie qualitativamente più di "nicchia",
niente di eccellente, ma "Justified" e "Longmire"
sono due buoni telefilm, passatempi discreti, di certo migliori di
molti altri police procedural americani.
Personaggi
e doppiatori di "Justified":
Ryan
Givens (Massimo De Ambrosis)
Art
Mullen (Angelo Nicotra)
Ava
Crowder (Tiziana Avarista)
Tim
Gutterson (Roberto Gammino)
Rachel
Brooks (Rossella Acerbo)
Personaggi
e doppiatori di "Longmire":
Walt
Longmire (Mario Cordova)
Vic
Moretti (Claudia Catani)
Branch
Connally (Andrea Lavagnino)
Cady
Longmire (Federica De Bortoli)
Henry
Standing Bear (Gaetano Varcasia)
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