"Perchè
li malgrado tutto ci vogliam tornare, perché da li veniamo tutti e
ci vogliam tornare... tornare nel mare" (da Mare Balotelli) ...degli anni '80 evidentemente, "TheGiornalisti", immergono
l'ascoltatore, con questo nuovo album "Fuoricampo" in un
tripudio di nostalgia, che non è tanto di ricerca musicale, quanto
più di un'epoca più ingenua, spontanea, come se quegli anni fossero
gli anni 60, fossero d'improvviso diventati mitici, ma non nel senso
di Gianni Minà o del recente film "Walking to the sunshine",
quanto nella coscienza dei trenta/quarantenni di oggi che rimangono
fieri, "oggi come ieri", osservando la realtà e il futuro
migliore promesso e che ovviamente non si sa dove andare. Il mix è
riuscito perché si rifugge la consapevolezza, l'amarezza, ma si
gioca coi contrasti tra melodie che sembrano evergreen e parole
disincantate, precarie, senza lavoro, a narrare dei "precisi
bozzetti" sul mondo che oggi e che ci attende e ancora, e
ancora... che poi uno ci spera sempre che il tutto possa volgere al
meglio o quanto meno finire il prima possibile: "Come gli
studenti che aspettano l'ultima ora del sabato e non ne possono più,
come i tifosi credenti che aspettano il triplice fischio dell'arbitro
sull'uno a zero" di "Aspetto che": brano pop dal
mood vecchio stampo, veloce e diradato un ideale mix tra i Diaframma
e Carnesi, per dovere cercare un ponte, una sintesi e inevitabilmente
essere razionale e naturalmente "Socializzare": del resto
"La vita nella fogna falla fare al topo e tu pensa a
socializzare tra gli amici e parenti pensa a essere un uomo sociale
senza chiuderti dentro" che sempre per cercare un ipotetico
ponte, siamo di fronte a un cantautorato anni 80 che ti viene in
mente Brunori o Dalla andando più indietro, quasi per associazione
di idee, su un tappeto minimal nella strofa e grande apertura
melodica nel ritornello "L'oroscopo e il cielo lasciali fare
alle stelle, il cerchi nel grano lasciali fare agli alieni e ai
registi, le previsione lasciali fare alle streghe".
Così come
ti fa pensare a Fiumani, "Per lei": anche se non c'entra
niente, con le sue aperture solenni e dall'incedere suggestivo e i
suoi risvolti melodici: "Che tutto ciò quel che c'è di più la
luce della lampada abatjour", ma sono suggestioni, sarà il
titolo del brano... "Insonnia": per certi versi le
somiglia: "la dinamite dei popoli a est, il mal di gola che è
dentro di te, anche domani" ha un mood straniante e
affascinante, sospeso tra Faust'o e Camerini: "Mai dormiremo
mai" che ben si contrasta con "L'importanza del cielo
(Myazaki)": una sorta di ninna nanna, morbida e sognante, "Per
ogni uomo che danneggia la realtà c'è sempre chi trova un angolo di
cielo e se ne va, ma dove va nessuno sa, come i sogni che da piccolo
uno fa e ci si butta dal balcone senza paura di cadere giù".
Quasi l'antitesi o l'esempio da cui saper prendere a prestito, della
cantilena agrodolce di "Mare Balotelli": che "I giovani di oggi si vestono di merda, il punto di riferimento è Mario
Balotelli, ragazze ribelli lisciatevi i capelli lasciateli cullare
dal vento, dalla salsedine del mare, perché è li che ci spogliamo
bene e ci vestiamo male", che fa il paio con "Proteggi
questo tuo ragazzo": non inteso nel senso di Balotelli,
ovviamente, ma nel senso più ampio, del giovane/vecchio e il suo
perenne senso di inadeguatezza, dalla ritmica e dalla melodia
coinvolgenti, se l'approccio non va, se basta appena quello per
scoraggiarsi: "Da questa testa maledetta che si infila nella
sabbia che pesa più di tutto il corpo se la vuoi tirare su".
"Balla": invece è puro modernariato, melodia
irresistibile, testo intelligente, ritmo accattivante e coinvolgente,
che sembra fare da ponte ideale tra le epoche e la gioventù: "Persi
senza il sabato sera, persi senza lo sballo, persi senza
centrifughe bio, senza domenica corsetta leggera, persi senza serie
A, scommesse online senza stipendio persi senza tele, telefonino,
senza ipod, ipad, persi senza musica gratis", fatta di
"Promiscuità": "Con le ali del sesso e con i fiati
addosso" e con tanto di strappi vocali che ricordano il primo
Gaetano Curreri, una delle tracce più riuscite dell'album a nostro
parere: "Sguardi che crepano persino nel muro, niente legami ma
solo affetto, lo schema diretto, questione di sigarette fino alle
sette e poi nulla più" e nostalgia poi di che cosa, di "Fine
dell'estate": (quando ci si accorge di non stare vivendo
davvero fino in fondo e dove ci sembra questo pensiero racchiudere
persino il significato dell'album) tra ricordi e il poderoso
crescendo del ritornello "la mia malinconia è tutta colpa tua,
è solo tua la colpa, è colpa tua e di qualche film anni 80",
dove in ogni caso, non ci si può non affezionare a questa canzone.
Un album di grande impatto, coerente e incisivo e che fa breccia dopo
pochi ascolti, un ulteriore prova di consapevolezza dei propri mezzi
e di maturità per la band.
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