Dalla A alla Z telefilm e personaggi del 2014



A come Amore. Iniziamo in maniera positiva l'appuntamento con "l'alfabeto delle serie tv 2014". L'amore c'è sempre in tutti i telefilm che esistono, che segua le convenzioni sociali e religiose o meno, che sia "giusto" o "sbagliato", bianco o nero, di qualsiasi colore, l'amore muove il mondo telefilmico. Quattro coppie vogliamo premiare quest'anno per l'emozione che hanno trasmesso con i loro sentimenti, senza distinzioni e diversità: quello vissuto tra le mura di una prigione tra Piper e Alex in "Orange is the New Black"; quello rincorso, ricercato e sofferto di Olivia Pope e il Presidente degli Stati Uniti d'America Fitzgerald Thomas Grant III; l'amore di una figlia, Amanda, che fa di tutto per vendicare la morte del padre in "Revenge"; infine come non ricordare quello meno "tradizionale" tra Rosalee e Monroe, i due simpaticissimi Wesen del magico mondo di "Grimm".


B come Broadchurch. Grazie a questa serie tv inglese abbiamo riscoperto il vero mondo del thriller, quello che ti lascia col fiato sospeso fino alla fine, quello che ti fa riflettere e corrucciare la fronte per capire chi è l'assassino. Purtroppo però, come sempre, si tende a strafare. "Broadchurch" è fondamentalmente unico nel suo genere. Eppure la Fox ha voluto creare un proprio remake intitolato "Gracepoint", scritto dagli stessi autori e sempre con lo stesso protagonista: David Tennant. La serie però è stato un sonoro flop, con un raiting di appena 0.9 punti. Questo a dimostrazione che remake e rifacimenti, soprattutto se così vicini all'originale, non funzionano.


C come Chapman, Piper Chapman, che ha il volto di Taylor Schilling, bellissima protagonista di "Orange is the New Black", scippata dell'Emmy che avrebbe meritato ad occhi chiusi. La Schilling insieme alle altre splendide attrici protagoniste di questo cult della Netflix, è riuscita a creare uno notevole spaccato di vita all'interno di un mondo che non siamo abituati a vedere in tv, quello delle carceri femminili.


D come Detective, che stanno irrompendo in qualsiasi palinsesto televisivo. Da quelli di più alta qualità come "True Detective", "Broadchurch", "Person of Interest", "Sherlock" o "The Following", a quelli visti e rivisti come: "CSI", "NCIS", "Criminal Minds", "Bones", "Castle", "Elementary" ed in generale a tutti quei crime che hanno per protagonisti un uomo e una donna che inesorabilmente all'ottava stagione, dopo anni strazianti in cui si annusano a vicenda con la voglia di finire nello stesso letto, rimandano e rimandano, consapevoli che prima o poi in quel letto ci andranno a finire, con poca sorpresa da parte di tutti.


E come Estenuante. Si, perché sono diventati proprio stressanti i maltrattamenti che le reti italiane fanno subire alle serie tv statunitensi, che spesso vengono sospese, spostate dalle prime alle terze serate, cancellate e mai rimesse in onda. Chiediamo un po' di rispetto per chi, anche se numericamente inferiori, preferiscono seguire serie tv di qualità, e non "Pupette", "Rose di Eva", "Segreti", medici, preti, suore, famiglie allargate, fiction che non fanno altro che copiarsi a vicenda e quasi sempre di pessima qualità. "Franklyn & Bash", "Supernatural", "Baby Daddy", "Melissa & Joey", "Mr. Selfridge", "Scandal", "Extant", "Bates Motel" serie messe in onda una volta e poi mai più, serie spostate, serie che dovevano arrivare in autunno e poi rimandate ad una data mai definita. E' una cosa fondamentalmente ingiusta per il telespettatore che si affeziona sempre più ai canali satellitari. 


F come Fargo. Mini serie più nominata e super favorita dei prossimi Golden Globe, che si terranno il prossimo 11 gennaio sulla NBC, per il 72° anno. Da alcuni anni ormai le mini serie, chiamate anche "serie evento", sono delle vere e proprie chicche dei vari network, spesso con attori di grosso calibro. In "Fargo" ad esempio ritroviamo due eccellenze della Hollywood che conta: Billy Bob Thornton e Martin Freeman. Quest'anno, oltre a "Fargo" della FX - tratto dal film del 1996 dei fratelli Cohen - non possiamo non ricordare altre due bellissime serie evento statunitensi di questo 2014: "True Detective" e "The Normal Heart", entrambi piccoli gioiellini della HBO.


G come Game of Thrones perché non possiamo non dedicare un trafiletto al capolavoro di George R. R. Martin, divenuto "reale" grazie alle menti di David Benioff e D. B. Weiss, da cinque anni colossal tv che macina ascolti e qualità con un cast stellare e una storia che non si può non amare.


H come HBO, perché mai come quest'anno ci siamo resi conto che il network è una spanna sopra gli altri in tema di qualità. Malgrado gli ascolti non sempre eclatanti, ma sempre sopra la media considerando che stiamo parlando di una tv via cavo, la HBO non si smentisce mai e serie come "Game of Thrones", "Looking", "True Detective" e "The Newsroom" non possono far altro che accrescere la nostra stima per questa rete.


I come Insuccessi Immeritati. Lo dedichiamo a tutte quelle serie che in questo 2014 non sono riuscite ad avere una seconda chance. Quindi non possiamo non ricordare: "Revolution" e "Crisis" della NBC, "Almost Human" della Fox, ma soprattutto ci dispiace molto per le sit-com: "Raising Hope" sempre della Fox, che si è spenta dopo appena quattro stagioni, mentre della CBS "Friends With Better Lives" e soprattutto "The Crazy Ones", con l'indimenticato Robin Williams.


J com Jim Parson, l'attore pluripremiato per il ruolo di Sheldon Cooper in "Big Bang Theory". E a seguire la serie non si può non capire che il successo sia proprio dovuto al personaggio interpretato da Parson. Geniale, divertente, strambo, entusiasmante, questo è Sheldon Cooper. Ed è sicuramente grazie a Jim Parson se il personaggio di Sheldon è diventato un fenomeno culturale a livello mondiale.


K come Keanu Reeves, che per la prima volta vedremo in tv in un ruolo da protagonista nella serie tv "Rain" dove impersonerà John Rain, un sicario metà americano e metà giapponese specializzato nell’eliminare le proprie vittime facendo apparire la loro morte come dovuta a cause naturali e forse non sarà il suo ultimo personaggio telefilmico.


L come Lorenzo Richelmy, giovanissimo attore italiano che è riuscito ad entrare, insieme a Pierfrancesco Favino, nel cast di "Marco Polo", tra l'altro proprio nei panni del protagonista, quindi protagonista indiscusso di questa bellissima serie della Netflix, partita lo scorso 12 dicembre, che già si preannuncia la nuova "Game of Thrones". Lorenzo Richelmy è stato già protagonista dell'ultimo film di Carlo Verone "Sotto una buona stella". Segnatevi il suo nome, ne sentiremo parlare.


M come Marvel, che dopo aver invaso Hollywood e tutti i cinema del mondo con "Capitan America", "Thor", "The Avengers", "I Guardiani della Galassia", "The Amazing Spider-Man" sta inondando gran parte della tv, con "Agents of SHIELD" prima e "Agents Carter" poi. Ma la serie di successi è infinita, quindi finché continuerà così probabilmente la Marvel regnerà sovrana in ogni dove.


N come Novità, di cui ci sarebbe tanto bisogno in questo periodo così fertile, ma poco originale, di cui siamo circondati. La maggior parte dei network statunitensi, ormai rischiano poco e si aggrappano a rivisitazioni di serie tv del passato o peggio di saghe letterarie rivolte ad un pubblico adolescenziale che in tv non possono di certo portare chissà quale qualità di spicco. Cercare di non mettere in scena solo vampiri, zombie, poliziotti e supereroi, sarebbe già un grosso passo avanti.


O come '80. Perché diciamoci la verità, malgrado la tecnologia vada avanti e le serie tv di oggi diventano visivamente sempre più attraenti spesso con effetti speciali di livello cinematografico, quelle sit-com a cavallo tra gli anni '80 e '90 ci mancano davvero tanto. Quando ancora ci stupivamo per il robot parlante di "Super Vicky", per l'alieno "Alf", per le esilaranti famiglie allargate di "Otto sotto un tetto", "I Robinson" e "Willy il principe di Bel-Air", per "La Tata" Francesca che tutti avremmo voluto avere. Un po' di "nostalgia canaglia" ogni tanto ci sta.



P come Parenthood, che il prossimo 29 gennaio si concluderà definitivamente. Uno degli ultimi veri drama rimasti in giro. Una bella ed ormai classica famiglia allargata quella dei Braverman, che ci ha tenuto compagnia per sei lunghi anni e di certo ci mancherà. La cosa che più ci interessa è rivedere presto altrove Lauren Graham e Peter Krause, due attori formidabili.


Q come Maggie Q. L'attrice ha saputo uscire indenne dalla cancellazione di "Nikita" e rinascere grazie all'aiuto di Kevin Williamson (papà di "Dawson's Creek", "The Vampire Diaries" e "The Following") che è riuscito a creare un'altra serie di successo per la CBS: "Stalker", un nuovo poliziesco dove Maggie Q interpreta un tenente che indaga sui casi di stalking a Los Angeles.


R come Rhimes, la Shonda mondiale che, un po' come il caro e vecchio Chuck Lorre - che ha all'attivo quattro sit-com tutte di successo e tutte sulle CBS - non fa altro che mietere successi e consensi. Lei però, a differenza di Lorre, lo fa, non solo mettendo sempre d'accordo tutti sia pubblico che critica, ma anche in un ambiente che ormai è out, quello dei drama. Ma le sue storie, a cavallo tra medical con "Grey's Anatomy" e legal con "Scandal", hanno un successo enorme. La serata del giovedì, dalle 20 in poi, è completamente nelle sue mani, con l'undicesima stagione di "Grey's Anatomy", la quarta di "Scandal" e la novità "How to get away with murder", che con i suoi 2.7 punti di rating di media è la novità di maggiore successo della stagione appena partita. Complimenti a Shonda.


S come Supereroi. Ormai la tv americana è invasa da telefilm sui supereori, e malgrado come abbiamo già detto ci sono serie di buona qualità come "Gotham" e sorprendentemente anche "The Flash" della The CW, cominciamo ad essere letteralmente invasi dai supereroi, dopo il prequel su Batman, la versione seriale di "Constantine", "Arrow", e chi più ne ha più ne metta, abbiamo da poco appreso la notizia che la SyFy sta per produrre una serie intitolata "Krypton", serie ambientata nel pianeta di Superman prima della distruzione del pianeta. Protagonista sarà addirittura il nonno di Superman. Ebbene si. La TNT invece ha preso un gruppo di giovani supereroi per farli diventare protagonisti di "Titans". Non si starà un po' esagerando?


T come Tatiana Maslany. Se l'anno scorso abbiamo dato il nostro "premio virtuale" a Jessica Lange come migliore attrice di serie tv, quest'anno non possiamo non considerare l'immensa capacità di Tatiana Maslany di "Orphan Black" di interpretare una serie di cloni incredibilmente identiche tra di loro, ma al tempo stesso diverse perfino nello sguardo. La forza di "Orphan Black" è fondamentalmente tutta nelle spalle di questa donna, quindi un plauso a lei.


U come UK. Di anno in anno l'Inghilterra si fa sempre più largo nel mondo grazie alle sue bellissime serie tv che non hanno nulla da invidiare a quelle provenienti dagli Stati Uniti. Oltre "Downton Abbey", ricordiamo: "Sherlock", "Luther", "The Musketeers", "The Fall", "The Paradise", "Mr. Selfridge", "In the Flesh", "Utopia", "Broadchurch", sono solo alcuni dei grandi successi inglesi di altissima qualità esportati in tutto il mondo.


V come Ventimiglia Milo (il Jesse di "Una mamma per amica"), che come Joshua Jackson ("Dawson's Creek", "Fringe"), Tom Welling ("Smallville") e Wentworth Miller ("Prison Break"), sta cercando di rinnovarsi, sperando di trovare una location nuova e di successo. Milo, che dopo "Heroes" era un po' sparito nel nulla, ultimamente è tornato in scena al cinema con la sua partecipazione al film "Grace di Monaco" ed in tv lo rivedremo nel 2015 sulla ABC con "The Whispers". Un'altra possibilità non si nega a nessuno, specialmente se, come nel caso di Ventimiglia, Jackson e Miller ci troviamo di fronte a tre buoni attori, meno forse Welling, che però avrebbe bisogno di scrollarsi di dosso il suo decennale Clark Kent.



W come Williams Robin, venuto a mancare lo scorso 11 agosto. Chissà quanto ha inciso la cancellazione di "The Crazy Ones" sull'immensa tristezza che portava dentro di se. Volevamo in questa occasione comunque ricordare uno dei più grandi attori al mondo.


X come Xander Berkeley. Perché dopo sei anni abbiamo finalmente scoperto chi si celava dietro il famigerato pseudonimo di "John il Rosso" nella serie crime "The Mentalist". L'attore Xander Berkeley ("Nikita", "Salem"), interpreta infatti uno dei serial killer più ricercati nella storia telefilmica, il suo vero nome è Thomas McAllister, sceriffo corrotto, responsabile di 36 omicidi, tra cui, ricordiamo, quello della famiglia di Patrick Jane, protagonista di "The Mentalist".



Y come Young and Hungry. Mettiamo le cose in chiaro, non tutta la comicità statunitense ruota intorno a "Big Bang Theory" e alle creazioni di Chuck Lorre. Spesso ci sono serie molto sottovalutate che invece fanno anche divertire di più. Un esempio è proprio "Young and Hungry" sit-com della ABC Family che racconta la storia di una incasinatissima blogger culinaria e sempre per lo stesso network da ricordare una delle sit-com più esilaranti che possiamo trovare in giro: "Baby Daddy". Mentre nella tv generalista occhio ad "Undateable" sitcom estiva molto interessante della NBC che ricorda molto "How I Met Your Mother". Lo comunichiamo anche ufficialmente ad Italia Uno e a chi sceglie le sit-com da mandare in onda nel pomeriggio: non esiste solo Chuck Lorre!


Z come Zombie. Dopo l'avvento "Vampiri" di alcuni anni fa, adesso nella tv statunitense non ci sono altro che Zombie e, come abbiamo già detto, Supereroi. Tutti vogliono diventare il nuovo "The Walking Dead", ma è chiaro che di successi come quello ce ne stanno veramente pochi ormai. La The CW ha appena sfornato "iZombie", saga pseudo-adolescenziale sui morti viventi, mentre la SyFy porta avanti da due anni il progetto "Z Nation", dove un gruppo di sopravvissuti dovrà riuscire a portare sano e salvo in California l'unico uomo sulla Terra che può combattere gli zombie. Forse vedremo tanti cloni di "50 sfumature di grigio?"

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