"Ti amo, ma siamo riusciti ad odiarci, a rovinarci a vicenda" - "Si chiama matrimonio"
Cinema, Fiction, Reality, fusi amabilmente indagando la morte dei sentimenti, da un autore con la A maiuscola come David Fincher, beh, c'è davvero poco da stare allegri e tanto da essere interessanti. Scherzando, ma non troppo, si potrebbe anche sostenere che il messaggio di questo Gone Girl da parte dell'autore sia:"Il mio cinema sarebbe questo(esplicitato nella prima ora), ma capisco che oggi siete più interessati alle serie televisive, ai reality, che vi siete anzi, del tutto fatti travolgere... beccatevi allora queste quasi tre ore... "Vi parlo d'amore, lo prometto" Sembra quasi di ascoltarlo, il grande Fincher, ma la realtà dei fatti, potrebbe anche non esser così distante... infatti per una prima parte di puro giallo/trhiller, con tanti rimandi, anche auto citazioni, poi la mano di Hichcoock che si posa suprema e avvolge la seconda, che si sublima "nel parteggiare per l'innocente, ingiustamente condannato", cosa per cui per l'appunto il maestro del brivido era appunto Maestro e non solo del brivido, per concludere in una terza, quando il velo tra finzione e realtà è letteralmente abbattuto... Sublimata dalla presenza di Neil Patrick Harris, il Barney Stinson di How i met your mother per intenderci a prendere il sopravvento: "Non devi preoccuparti, ci sono telecamere dappertutto"... prima di diventare puro "Reality" come a dire "E' chiaro il messaggio???". L'amore e l'eterno indagare su esso, fanno il resto. I fatti, sinteticamente, narrano che Nick (Ben Affleck), tornato dal suo bar che gestisce con la sorella, non trovi più la sua adorata mogliettina, Amy (Rosamunde Pike). Non sembra perdere la testa e chiama subito i rinforzi, che arrivano sotto forma di polizia che (nel giro di un'oretta) ci mette anche sin troppo ad accusarlo della sparizione/presunta morte della compagna. Tutto conduce a lui come colpevole, grazie anche all'uso dei flashback del racconto che riportano il diario della moglie e che sembrano inchiodarlo, col tema del gioco sin troppo ben esplicitato. Tuttavia da spettatori avvezzi, si capisce che le cose non stanno proprio così e a un certo punto della pellicola, ti viene in mente che uno come David Lynch a questo punto, avrebbe scompigliato tutto, visto l'incedere del cambiamento che si avverte. Fincher no, ma non è un purtroppo, lui dissemina piste, prima di rovesciare la frittata in modo perfettamente o quasi razionale... anche se una svolta per così dire "onirica, non ci sarebbe dispiaciuta"....A rischio spoiler ci fermiamo qui, ma bisogna sottolineare come Fincher abbia diviso, amalgamato e trapassato i confini tra i generi, anche tra mezzi, con maestria e incisività, facendo arrivare per certi versi anche facilmente il messaggio e non annoiando nonostante la durata della pellicola. Rendendo un unicum ciò che difficilmente può esserlo e ancor più fruibile. Recitato ottimamente da attori decisamente nella parte e sorretto da un'altrettanto confacente fotografia, la regia, di tagli corti e siderali ad evocare "la distanza" narrata, "Gone Girl" tratto dal libro di Gillian Flynn, anche sceneggiatore, è un gioiello che accosta la durata dell'amore ai quindici minuti di Andy Warhol senza colpo ferire e prosegue su questa degenerazione, cercando una spiegazione esauriente che alla fine dei conti rifiuta con estrema fierezza, riuscendo a suscitare interesse costante e finendo con l'affascinare fin anche, perché la verità è sin troppo chiara e ci vuole coraggio ad aprire gli occhi, ma con l'abitudine vanno via. Uno dei migliori film di questo anno che volge al termine, intelligente e mai banale, speriamo che lo vedano in molti.
"Ora dimmi come è andata? Levati i vestiti, devo esser certa che non hai un microfono"
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