Chicago P.D.


Una cosa va subito detta, "Chicago P.D." non ha lo stesso appiglio di "Chicago Fire", pur essendo il suo spin-off e i legami tra le due serie tv siano continui e ripetuti. "Chicago P.D." è più fiacco nella trama di base. Spesso, anche troppo, gli agenti protagonisti della serie "figlia", si trovano nella serie madre e viceversa. A volte le storie si intrecciano e quindi se non si segue la prima non si può capire la seconda e questo non crea altro che confusione, specialmente se in Italia i due telefilm non vanno in perfetta sincronia come negli States. 


C'è sempre Dick Wolfe dietro le telecamere, ma in questo caso, non riesce ad intrecciare le storie tra i personaggi come in "Chicago Fire", dove la forza, oltre al "fuoco" è la relazione che intercorre tra i vari protagonisti, persone "vere" con storie "autentiche". C'è da dire, a favore di "Chicago P.D." che cresce nel corso della prima stagione. Il Crossover principale tra le due serie avviene con l'episodio numero 20 della seconda stagione per "Chicago Fire" ed il 12° per "Chicago P.D.", è lì che i due telefilm si incontrano veramente ed è lì che lo spin-off subisce un'impennata notevole: da quel momento in poi la serie cresce a dismisura fino al finale di stagione, tre episodi dopo, che regala ai fans della serie una dose adrenalinica notevole.



Essere un poliziesco in un mondo telefilmico dove ormai i detective, gli agenti e tutti gli annessi e connessi la fanno da padrone assoluto, non è cosa semplice, però in effetti "Chicago P.D." esce un po' fuori dagli schemi consueti del perfetto poliziotto tutto d'un pezzo che risolve i casi in 40 minuti ed è già pronto e fresco per il prossimo. Qui i poliziotti in questione sono tutt'altro che perfetti. Il protagonista, Hank Voight (Jason Beghe), che in "Chicago Fire" aveva fatto impazzire Casey (Jesse Spencer) con persecuzioni e maltrattamenti, esce di galera e torna a fare la sua vita di sempre, essere un corrotto che se ne frega della legge, in un mondo fatto da finti perbenisti; la sua squadra segue un po' il suo modello, con qualche perplessità di fondo che aleggia ogni qual volta Voight si fa giustizia da solo senza pensarci su due volte.



Il team è molto solidale e forte, oltre a Voight, capo dell'unità Intelligence del dipartimento di Chicago, troviamo anche: Antonio Dawson (Jon Seda), fratello di Gabriela Dawson (Monica Raymund) - paramedico dell'Ambulanza 61 in "Chicago Fire" - marito fedele, padre di due figli, poliziotto integerrimo che non ha paura di dire ciò che pensa. Uno dei personaggi migliori della serie. Poi troviamo ancora: Jay Halsted (Jesse Lee Soffer), uno degli ultimi arrivati nella squadra, ex Ranger dell'Us Army, partner del detective Erin Lindsay, interpretata dalla bellissima Sophia Bush, già protagonista di "One Tree Hill". Erin ha un passato complicato alle spalle, è figlia di un galeotto e di una tossicodipendente, ancora liceale faceva da informatrice a Voight, poi quest'ultimo si prese cura di lei, cominciando a considerarla quasi come una seconda figlia e la fece entrare nell'accademia di polizia, ma ogni tanto il suo passato torna a incombere sulla sua nuova vita. Adam Ruzek, interpetato da Patrick John Flueger, già protagonista di "The 4400", è invece l'ultimo acquisto della squadra, fresco fresco di accademia e testa calda, verrà affidato alle mani esperte di Alvin Olinsky (Elias Koteas), uomo con una grande esperienza alle spalle e unico amico di Voight. 



Adam è fidanzato con Wendy (Emily Peterson), vicini alle nozze però si lasciano perché Adam inizia a provare qualcosa per l'agente Kim Burgess (Marina Squerciati). Voight non vedrà bene il rapporto tra i due e quando dovrà scegliere chi promuovere tra Kim e il suo partner Kevin Atwater (LaRoyce Hawkins), sceglierà quest'ultimo, a scapito delle qualità della ragazza. Quindi Kevin verrà promosso all'Intelligence e la Burgess si troverà con un nuovo partner, Sean Roman (Brian Geraghty) che entrerà nel cast solo durante la seconda stagione. Infine da ricordare anche il detective Sheldon Jin (Archie Kao), tecnico e sorvegliante dell'Intelligence e il sergente Trudy Platt (Amy Morton), il personaggio più bello della serie, donna sarcastica e dal forte temperamento, pur lavorando prevalentemente dietro una scrivania gestendo classici lavori d'ufficio, riesce a tenere tutti in riga, prendendosi spesso gioco dei colleghi.



Il cast è decisamente il punto di forza di questa serie crime della NBC. Buoni regia, effetti speciali e scenografie, scarna la colonna sonora. Se dobbiamo mettere a confronto "Chicago P.D." a "Chicago Fire", malgrado il miglioramento in corsa e l'ottimo cast, il paragone non sussiste, in quanto la serie madre rimarrà comunque sempre più intrigante in tutte le sue parti. Ma messa a paragone con altri crime d'oltreoceano, "Chicago P.D." vince facilmente la sfida a mani basse, la noia che accomuna crime come CSI, NCIS, Criminal Minds, Bones, Elementary, Castle e quant'altro, l'abbiamo detto più volte, non può non farci apprezzare la serie di Dick Wolfe nel suo modo di essere originale e nuova in un habitat, quello dei police procedural appunto, così ripetitivo ed ormai monocorde. La serie si lascia seguire con piacere, più sul finale di stagione, ma alcune serie, lo sappiamo, hanno bisogno di più tempo per emergere. E mai come in questo caso, la seconda possibilità è dovuta. I 15 episodi della seconda stagione ci faranno capire se è una serie che merita di essere seguita o un crime come centinaia di altri, da abbandonare senza riserve.

Personaggi e doppiatori:

Sergente Hank Voight (Paolo Marchese)
Antonio Dawson (Fabrizio Vidale)
Jay Halstead (Edoardo Stoppacciaro)
Erin Lindsay (Angela Brusa)
Adam Ruzek (Nanni Baldini)
Kevin Atwater (Simone Crisari)
Alvin Olinsky (Andrea Lavagnino)
Kim Burgess (Maria Letizia Scifoni)
Trudy Platt (Paola Giannetti)
Sheldon Jim (Alessandro Rigotti)


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