Cristina Nico - Mandibole


"Il nostro incessante ripetere io io io è solo un esercizio di mandibole" basterebbe questa frase per parlare bene di Cristina Nico e del suo "Mandibole", ma sarebbe alquanto riduttivo, perchè siamo di fronte a un album ben costruito, coeso, che fa dell'intensità il suo tratto stilistico, che si dipana su toni sospesi ma che non mancano mai di evolversi in mordenti decisi, a volte lo scenario finisce con l'assomigliarsi, a volte si rischia di apparire un pò pretenziosi, ma a ragion veduta, perchè il risultato è interessante non poco, sia per la varietà di soluzioni adottate in sede di arrangiamento, sia per la voglia delle parole di essere "significato", sin dall'iniziale "Le creature degli abissi":  evocativa, intensa e poetica, tra cruda realtà e grandi aspirazioni: "Però so guardare in fondo al pozzo delle cose trascurate scovare uno scarto prezioso da poterti donare ed è così che ti regalerò un fiore mai classificato". "Formaldeide": con un grande e vario arrangiamento dal mood trascinante: "come vi sento uguali in questa corsa ai saldi invernali". Passando per  "L'inopportuna": "ora che il nostro cane è venuto mancare la nostra storia richiede una svolta come quelle coppie per cui i figli sono stati la migliore distrazione da se" dalla ritmica incisiva e dai riff di chitarra aggressivi, per un testo opportunamente diretto, senza fronzoli e ben assestato: "Tu sei in guerra, con la fortuna, la tristezza e il lavoro". Si continua con "Cocoprosit": blues sommerso, dal continuo crescendo di pathos: " prenditi un giorno di ferie resta con me, facciamo l'amore, contiamo i baci e le lacrime che riusciamo a sopportare" e "Giorno dopo giorno": "avrei bisogno di una guida turistica o spirituale forse meglio se entrambe le cose" Strofa alla Cristina Donà e apertura melodica quasi di stampo grunge nel ritornello, attitudine che si evince felicemente nella title track "Mandibole": "la teoria del complotto, fare sesso in otto, ubriacarsi d vino o di chinotto è tutto un esercizio di mandibole" dal testo intelligente, ironico e ficcante: "e non so cos'è che mi manca se un pò di accoglienza o se un pò di distanza";"La litania dei pesci": è sospesa e sinuosa nella strofa che esplode improvvisa e liberatoria in un folk dal gusto popolare nel ritornello: " il mare invece no, non ci ha chiesto niente, ci ha accolti nel suo abbraccio blu accecante". "Meteoropatia": giocata  tra rabbia e disincanto, con piglio teatrale, tra fasi di stasi e confacenti esplosioni: "Ti prego scendi se devi scendere, non restare li appeso mi ricordi qualcosa di incompiuto o un angelo impiccato"."Mother stands for conforts": cover di Kate Bush resa con strofa più d'assalto per ritornello che stempera, quasi con e per pudore per la chiusa dell'album.

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