Denis Guerini - Vaghe Supposizioni


Denis Guerini nelle sue "Vaghe Supposizioni" ci mette canzone d'autore, perizia tecnica, disincanto, energia, poesia, ironia, per nove canzoni senza sbavature, immerse in un mood favolistico, raffinate, semplici e complici nel loro narrare di grandi "cose piccole". Un album cantautorale di vecchia e "grande scuola", aggiornato ai giorni nostri, vario negli stili e negli arrangiamenti. L'inizio è affidato a "La scarpa": con pianoforte pulsante alla Paolo Conte, a scandire la surreale storia di una scarpa abbandonata sul ciglio della strada: "è probabile che dietro una scarpa marrone si nasconda una storia d'amore, certe cose come noi devono restare in coppia per poter camminare, supposizione". Si prosegue con "Il Max": blues lento e sofisticato, col pianoforte ancora protagonista: "sorridi, sorridi, non ci vuoi credere colmi il tuo vuoto riempiendo il posacenere, sorridi, sorridi, sorridi fai finta di niente i racconti a Bacco e poi ti perdi in Venere". "L'esercito di grano": alza l'asticella, sia per il tema trattato a rigor di metafora sia per una chitarra che incanta letteralmente, cantato con piglio alla De Andrè e dall'andamento inevitabilmente marziale racconta "la guerra alla maniera dei bambini", con la forma della pannocchia così simile a quella delle bombe: "noi eravamo due bambini inesperti, già spacciati". "L'orgia dell'esplicito": ha un mood decisamente più irriverente e divertito, col contrabbasso a scandire:"sono indignato da tette e culi nudi son circondato, però, tutto sommato" e una chitarra "latina" a punteggiare: "oggi sembra proprio che l'immaginazione sia una donna immaginata con il maglione". "La terrazza": è invece un brano folk intimo, che si fa complice con grazia, alla ricerca di poetiche visioni da una vista privilegiata: "il pessimismo che si respira laggiù nel mondo ha inquinato anche il nostro paesaggio, è un crepuscolo di alberi lontani, sagome nere di giorni incerti". "Il maestrale": ne sembra seguire la scia, folk con inserti strumentali che sono preziosismi veri e propri: "intanto il maestrale arriva a svegliare le colline scende sospettoso e poi ci accoglie con un vortice inquieto e voci di foglie". Con "Faccia nuova": si ritorna al tono irriverente, narrando l'incontro con un vecchio compagno di scuola, vent'anni dopo: "sei cambiato si vede dal gesto formale, dalla stretta di mano, chissà se sei diverso fino in fondo o è solo un bel vestito per adattarti al mondo?" marcetta deliziosa con i fiati e il pianoforte in evidenza. "Il merlo e la gazza": delicata e ariosa, bucolica: "proseguo la ricerca dentro la natura e tolgo il guinzaglio alla fantasia le dico vai e riportami un'idea, vai e ritrova me stesso lo sento vicino nel fischio di un merlo". Chiude "Notte insonne": con la  chitarra protagonista, ma sorretta decisamente bene dagli altri strumenti, i fiati in primis, a conferire al brano, la dovuta atmosfera notturna per un mood jazzy complice e raffinato: "apro gli occhi e ricambio posizione, vorrei tanto dare un nome a questa notte insonne".

Commenti

Translate