Il Ragazzo Invisibile di Gabriele Salvatores



Gabriele Salvatores è uno dei più innovativi cineasti italiani, perchè è attento a "quello che esce", perchè è uno che non disdegna "i generi", perchè ama rinnovarsi continuamente e perchè preserva uno sguardo comunque autorale. "Il ragazzo invisibile" sembra fare sue tutte queste premesse, tutte insieme e porta per così dire anche a casa il risultato, che è quello di un film gradevole, che merita attenzione, quanto meno per il tentativo, ma di contro porta con se, tutti i difetti, dei pregi a cui accennavamo prima. Tralasciando il fatto che di film sui supereroi nerd, veri e presunti, "nel mondo" ne hanno fatti quanto meno "abbastanza", gli dai "Tu Salvatores", pure una virata "sul genere", mischiando citazioni e complotti, radiazioni e bullismo, fiction televisiva e grandi momenti edificanti se non che educativi... In pratica siamo di fronte a "un mostro", nei panni di Michele Silenzi (Ludovico Girardello), che in questo ensamble a più voci resta imperterrito, l'unico credibile, la traccia certa da seguire mentre il mosaico di un puzzle francamente banale e poco originale va a posto, pezzo dopo pezzo, mentre lui compie il suo percorso di formazione in un bignami decisamente accelerato, quando scopre di poter diventare invisibile ma non a proprio piacimento, proprio nel momento meno opportuno, quando si trova nello spogliatoio delle ragazze, e qui ci fermiamo, perchè la storia prende il sopravvento, perchè Salvatores è talmente bravo a ricamarci sopra e a procedere spedito come e con il suo protagonista, portando il tutto su un piano più complesso e più di action, esagerando decisamente, passando di citazione in citazione, che finisce inevitabilmente col mettere troppa carne al fuoco, non la brucia, ma qualcuna non è decisamente cotta come si deve. "Il ragazzo invisibile" è un film comunque compiuto, ma che non entusiasma più di tanto, che risulta finanche pretenzioso per certi aspetti, confuso, pur nel suo essere lineare narrativamente, nelle soluzioni francamente non originali adottate a spiegare il tutto già a metà film tra l'altro e nei prevedibili snodi narrativi che portano a un happy end inverosimile (ma che comunque ci può stare, a quel punto). "Il ragazzo invisibile", può aggiungersi così alla lista dei "tentativi" di Salvatores, coraggiosi, per l'Italia sicuramente, di far interagire tra loro tematiche, tempi e generi diversi, ma che non capiamo fino in fondo, anche perchè ci sembra ora che il nostro si decida a non fare solo tentativi, importando "con furbizia?" e facendo la traduzione più o meno comprensibile, arricchendola della nostra cultura per essere accessibile,  perchè il risultato non potrà essere diverso da Nirvana, Amnesia, Happy Family... tutte opere in cui si strizza l'occhio al cineasta o film di riferimento in quel preciso istante... di tre/quattro anni fa... come per il "Ragazzo invisibile". 

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