Potremmo iniziare la "recensione del nuovo album dei Verdena", "Endkadance Volume 1" con la frase contenuta in "Funeralus": "Sei un limite proverò a rimuoverti" e non importa che il brano in questione ammetta successivamente la sconfitta dei propri propositi bellicosi e invochi l'amata di tornare e dimenticare, perchè non c'è metafora più efficace per descrivere queste canzoni, che trapassano i generi, gli stili, che frullano la storia musicale in un mix distorto e ammaliante, per rilasciare un gustoso e originale pastiche di talento, che non teme, cosa più importante di varcare porte codificate, sicure, soglie dove industria, critica, abbiano scritto lasciapassare. Talento, che "Ama" rischiare, andare avanti e "rimuovere appunto ogni limite", rinnovandosi continuamente, in modo assolutamente naturale, sfruttando "gli opposti che si attraggono" sia musicalmente che nei testi, in una varietà di soluzioni che fa letteralmente la felicità di e ad ogni nuovo ascolto, nel senso intanto in primis di ricchezza del contenuto e poi ovviamente con l'acquisire quasi un senso di familiarità.. con la bellezza. Perchè "Endkadance" è un disco bellissimo e importante, ma non solo per questo, perchè a volte non basta il talento e non basta "andare oltre", bisogna che le due cose coincidano e vadano d'amore e d'accordo, cosa che tra questi solchi accade come d'incanto.
"Ho una fissa": "siedi fra noi stipula un' idea non sai che buio sarò, vedi che sai sorridere anche agli dei sai che illudere può" potente, dal sound pastoso e dall'incedere marziale, in un'atmosfera incendiaria, con tocchi elettronici e archi, a conferire al corpus solennità, ma anche dolcezza nelle varianti melodiche: "sorridi senza ragione sai che uccidere può"
"Puzzle": "mi includerai mai nell'inferno in cui vivi?" Pianoforte, archi e cori, evocativo e assolutamente trascinante, da una sezione ritmica incisiva e incessante, sorretto da un arrangiamento sontuoso dai cambiamenti continui, molto '70 style.
"Un po' esageri": il brano che ha anticipato l'album, procede quasi a strappi con riff chitarristici ben assestati per un tempo beat rock innestato su un mood vintage e solo fintamente scanzonato: "se ti mancherò prova a fuggire in noi, sentirai identico"
"Sci desertico": "sono qui e ti salverò ogni giorno che vorrai" elettronica anni '90 e melodia decisamente accattivante ma anche decisamente "sommersa", distorta al limite, dall'incedere sempre più convulso
"Nevischio": "io non so perchè non ti muovi dentro me e non so se tornerai, io non credo cambierai, però sai la gelosia, nella mia mente sei comunque mia, faccio come il nevischio sai, avermi non potrai" ed ecco il brano che non ti aspetti, venato di soul, con voce duttile e precisa, dalla melodia aperta, delizioso: "mi dirai che senza un fine non ci riesco a stare"
"Rilievo": un sound alla Depeche Mode...con la tensione che non cessa di aumentare, pulsante e distorta in un'atmosfera oscura e maliarda: "vivere in fondo sai non pare vero'"
"Diluvio": "mi muovo scompaio se te ne vai, insieme noi siamo pari su di noi non crescerò mai tu resti in me, è come una cicatrice che un brivido è gia", con il pianoforte portante, un valzer intenso e poetico, epico nel suo dipanarsi armonico, fa venire in mente gli esperimenti beatlesiani con Manuel Agnelli, qui portati a compimento
"Derek": "Tu tornerai mai più? Stai con me, senza non potrei, tu vivi nel caos, menti e non lo sai" è un brano punk/dance, dalla ritmica compulsiva e dalle distorsioni feroci, molto Prodigy per intenderci
"Vivere di conseguenza": "su sveglia, ci vuole un gin altro sarai se capiti di qui, più di un mostro e non ciò che vuoi" ballad di grande impatto, ora ariosa, ora sospesa, ora teatrale, nelle svariate e complesse soluzione adottate, in un ipotetico mix Battisti/Baetles, il risultato è incantevole.
"Alieni fra di noi": una chitarra lancinante, assoluta protagonista in un mood notturno e affascinante: "scomponi quel che sei, vivi come sempre fai, senti che è solo un viaggio in più, gettami del fango poi, ce l'hai con te"
"Contro la ragione": "Al peggio credi non si sopravvive... vive" albori dance music, con tanto di clap hands, per una felicità apparente con cui tutto contrasta e si fonde "cinematograficamente", accattivante e complice: "in fondo anche io svanirò sarò invisibile come il polline"
"Inno del perdersi": "vedi poi il vento asciuga e non sei di stoffa più sei viva sei nuda" rock ballad sospesa e opportunamente distorta, per una melodia evergreen di stampo anni '60 che appunto si perde "nell'insoddisfazione" con la chitarra elettrica sugli scudi
"Funeralus": "dimentica che poi... è a un passo dal mare", elettronica e archi, suggestiva, da colonna sonora cinematografica, per un continuo crescendo emozionale, non possono non venire in mente i Radiohead, anche se i nostri, usano gli elementi a propria piacimento e in forma naturalmente originale.
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