Colapesce - Egomostro


"Egomostro" è l'atteso ritorno di "Colapesce", che confeziona un disco pop italiano come dovrebbe essere, in primis di qualità, con testi, musiche e melodie come si conviene, vario ma con un'identità precisa, accessibile, che badi al sodo, ma non per questo facile. Lorenzo ci riesce col talento, ma non è per niente facile realizzare canzoni pop in Italia di un certo livello, che suonino come Dio comanda e senza apparire copie di illustri predecessori. Il nostro sceglie un sound che va evidentemente di moda oggi, da fine anni 70 al decennio successivo, ci mette il suo essere visionario, nel narrare piccoli gesti, ma solo apparentemente, l'ironia lucida di uno sguardo scevro, quasi disinteressato, quasi distaccato... ma non è vero... è solo apparenza costruita dall'Ego, "Mostro" che ci affligge quotidianamente, che fa rima con egoismo, con il diventare "stronzi" nel giro di pochi istanti e andare dietro a "sentenze" e "luoghi comuni", in amore, come nel relazionarsi con gli altri e con il mondo che ci circonda. Difendere "le nostre idee" diventa preponderante, preservare il buono che c'è in noi e non lasciarsi trasportare da nessuna corrente/facile deriva, come il pop usa e getta che ammorba le nostre classifiche e in cui speriamo un giorno "Colapesce" possa farsi largo. Analizzando le singole tracce,
dopo "Entra pure": "breve intro a presentare il tema portante del disco espresso già dal titolo: "dentro la bocca dell'io estraggo il dente, crolla la mia integrità hai un fucile già carico, carico a paure che vuoi spararmi contro!" Si comincia a far sul serio con "Dopo il diluvio": "Un estraneo asciugherà le tue ultime lacrime" funky distorto con la chitarra elettrica che risalta e che si stempera in un ritornello acustico a cui si aggiunge la sezione ritmica quasi dance, questi elementi si sposano insieme a meraviglia nella seconda parte con un finale diradato e accenni psichedelici: "Settembre cadrà, che stronzi, ma con le idee". "Reale": ha un mood cantautorale italiano anni '80, col sax in evidenza, piacevole e d'impatto: "forse sei l'amore al microscopio, stavolta non consulto più nessuno, amare basta lo faccio a testa alta"."Sottocoperta": sensualità e ritmo "western", che ben presto si manifesta su una chitarra acustica portante, il tutto è decisamente accattivante: "I tuoi vestiti bandiere di resa, brandirò in silenzio la tua bocca". "Egomostro": la titletrack è a tinte reggae, con risvolti melodici, evocativi nel ritornello, semplice e immediata, con un testo intelligente: "la banda del paese suona a festa a un funerale, era proprio un grande, meritava un altro inferno". "Le vacanze intelligenti": suggestiva e melodia da amore al primo ascolto, decisamente anni '80:"non sono un critico però so valutare quando sto bene, quando sto male, reagisce bene il mio sistema emozionale". "L'altra guancia": "diremo così a chi ci vuole ferire, non porgo guance mi dispiace, è andata così" inizio da "bufera imminente", atmosfera che si propaga suadente in un ritornello ad ampio spettro melodico: "difendiamo le idee con il fiato e con le labbra, non partiremo questa volta che il mondo è già qui". "Copperfield": "distinguere una paura da una fine, sbarazzami dal peso delle frustrazioni" arrangiamento eccellente a impreziosire "la magia" del brano" che amplifica il rendersi conto della fine di un amore : "ma le emozioni no neanche Copperfield  può farle sparire, non c'è una formula che fermi una lacrima"."Brezsny": funky zompettante con la melodia che si libra leggera nel ritornello: "una scelta non fa primavera"."Sold out": "un insieme di mancanze mi tengono distante da te" evocativa, a sublimare per l'appunto la distanza con un finale Battistiano che viene per così dire esplicitato nella poetica e sinuosa "Mai vista": "come si sta bene con te, valeva la pena sgonfiare il mostro, io per un onesto noi prendo il vestito migliore, prenoto un bel posto si vede anche il porto poi il caso guiderà". "Maledetti italiani": è il singolo che ha anticipato l'album, delizioso e ampiamente godibile, con un testo ironico e incisivo: "Sono sempre l'ultimo a sapere le cose, è scoppiata la crisi mondiale, io ero in cucina a mangiare una mela". "Passami il pane": arrangiamento  minimal, costruita per accumulo di pathos: "sentenze più luoghi comuni il cancro di una relazione". Chiude come era lecito attendersi visto l'intro, "Esci pure": "meravigliosa sarai, amore e fine hanno in comune l'età, con un leggero malessere riconquistiamo la bellezza"

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