Frasi & Fumo - Nina Zilli



"Frasi & Fumo" di "Nina Zilli" è il solito album della nostra a ben vedere, dove con "solito" intendiamo che ci sono tutte le qualità che di Nina conosciamo sin dagli esordi, ovvero la vocalità versatile, sempre efficace, i rimandi musicali retrò, gli arrangiamenti appropriati ad uso e consumo per far risaltare il tutto e la tematica amorosa imperante, che è certamente tipica del mood che la Zilli ricrea con assoluta nonchalance ogni volta. Non è affatto un termine dispreggiativo "solito", se la qualità c'è ed è continua, come anche in questi solchi... ma dopo "un tot di dischi" non avrebbe neanche senso, applaudire l'ennesima "conferma" di un talento senza se e senza ma. Tutto questo per dire che in "Frasi & Fumo" ci sono ovviamente belle canzoni, alcune più ricercate altre più di sicuro effetto, che alla voce di Nina, all'uso che ne fa, c'è solo da applaudire, ma che alla fine, fondamentalmente è sempre lo stesso album, variegato o meno che dir si voglia e tenuto in piedi (testualmente) dall'amore, per 14 brani, che appaiano sin troppi, appunto perchè le coordinate non cambiano rispetto ai precedenti lavori. E', finisce con l'essere paradossalmente, visto "il dolore" cantato, "la solitudine" narrata anche a tinte ironiche, un album "rassicurante" piacevolissimo, ma assolutamente "rassicurante". Il senso del nostro discorso si può ben esplicitare proprio nella sanremese "Sola": "mi piace farmi male e ricordarmi la felicità cos'è" blueseggiante, metricamente scomposta quanto vuoi, ma "il vissuto" come dire, non arriva, a maggior ragione se canti "questo è il mio blues"... e continua nel tripudio eccessivo forse di fiati di "Se bruciasse la città": cover di Ranieri, sempre presentata a Sanremo, che a rigor di paradosso, ci sembrano gli episodi più deboli di un album che a scanso di equivoci è un buon album, ricco di belle canzoni, ma per quanto ci riguarda la Zilli deve osare molto di più e affrancarsi dal personaggio o meglio dal tipo di interprete che nel corso del tempo, si è cucita con stile si intende, addosso. "Intro (Cirromembi)": "sono le ambizioni che spostano e l'universo danza con quello che non so" sinuosa e avvolgente ballad, eterea e complice al tempo stesso: "se tu ed io lasciassimo che tutti si scordassero di noi e poi così dove le parole non servono dove le paure non crescono". "Frasi & fumo": la titletrack è un'ideale ponte tra antico e moderno, virata soul funky, decisamente accattivante: "una volta sola non è mai abbastanza, però poi.. frasi e fumo fra di noi, tanto non è mai come vuoi". "Luna spenta": piglio da sfida "Western", evocativo, che si stempera in un ritornello "alla Caterina Caselli": "Dimmi chi sei? Se al tuo posto c'è qualcuno che sceglie anche per me, mi lascerò morire molto prima di far l'amore" . "#RLL (Riprenditi le lacrime)": "ridammi le mie favole, non perderti, non chiederti se ho ancora bisogno di te, lontani come un'isola i sogni più romantici, promettimi che torni qui con una parola per me" a tinte anni 60, ampiamente godibile, con un ritornello arioso dal sicuro impatto melodico, con tanto di clap hands. "Cadevo piano": "lasciami stare l'anima dimmi che favola è se quello che sarà sarà, tu sparami qui, spara dritto qui, servirà un miracolo solo se chi vivrà vedrà e non avevo detto già che ti amavo" raffinata e complice, variegata nelle soluzioni strumentali apportate, forse era questo il brano da presentare a Sanremo. "Lei dice": "quando hai voglia di canzoni tristi forse è meglio che ritorni a casa" reggae, coi fiati in evidenza, che procede fintamente sbarazzina, parlando di un triangolo amoroso. "Una breve vacanza": mood jazzy, suggestiva nel suo essere "classica", addirittura "Mazziniana", per certi aspetti: "meglio così siamo fatti per non rimanere meglio così perchè dire per sempre è banale ogni esistenza è un incidente casuale ho cercato di vivere tutto ma come si fa se la vita è una breve vacanza dall'eternità". "Schema libero": "a che serve questo tempo che non passa mai? Tanto hai detto che non tornerai" con Neffa per sonorità jazz retrò, ironica e divertente: "sono a terra ma non c'è pericolo faccio cruciverba a schema libero". "Fra il divano e le nuvole": brano swing valorizzato da un buon arrangiamento: "immaginando quando tu tornerai con quel bel sorriso che hai forse avrò il mio lieto fine da scrivere". "Dicembre": smaccatamente Anni 60, cantilenante e orchestrale, con le indubbie doti vocali di Nina in evidenza: "ma dimmi perchè devi farmi piangere?" "Unico re": "è un perfetto finale che mi fa solo male, voglio solo capire se so amare o no" evocativa con gli archi sugli scudi, costruita sull'accumulo di pathos. "Dormi, dormi": "... così e sogna i sogni che vuoi" col piano portante, è una ballad soul che cresce come si conviene con l'entrata degli strumenti "se solo tu avessi gli occhi miei, se solo tu vedessi come sei"

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