Sanremo 2015 - Seconda Serata



Sono Biggio e Mandelli, Bianca Atzei, Moreno e Anna Tatangelo, i cantanti a rischio, decretati dalla seconda serata del sessantacinquesimo Festival di Sanremo, che termina quasi dieci minuti prima, rispetto alla serata inaugurale, che vede un miglioramento da parte di Arisa, Emma e Rocio e una qualità dei brani superiore che nel totale però si conferma piatta, nel senso che non ci sono strappi, brani manifestamente superiori, tanto mestiere, buone interpretazioni, ma l'oggettivamente bello è oggettivamente lontano. Si parte con la gara dei giovani e con i Kutso, gruppo interessante, "Elisa" è una marcetta energica e orecchiabile, non convince del tutto, ma loro ci piacciono, siamo certi che sia uno dei loro brani peggiori, sfidano Kaligola, neanche maggiorenne, la sua "Oltre il giardino" ha un testo impegnato, un gran bel ritornello, di sicuro appeal radiofonico, meno la strofa, dove il nostro sembra si sia ritrovato a rappare o a tentare di farlo per puro caso. Passano i primi, sicuramente più originali quanto meno e più pronti per l'immediato. Enrico Nigiotti, con la sua "Qualcosa da decidere" sfida invece subito dopo Chanty con "Ritornerai", due brani più che discreti, potente, immediato ma non banale il primo, raffinato ed evocativo il secondo, due interpretazioni assolutamente convincenti. A passare è Nigiotti, ma quello che vorremmo capire è perchè il televoto finisce subito dopo l'esecuzione della canzone, non si dovrebbe, ci chiediamo ingenuamente ascoltare entrambi i brani prima e poi decidere per chi votare? Le canzoni dei giovani erano per così dire già edite, ma questo meccanismo non favorisce spudoratamente i primi che si esibiscono? A saperlo...Positivo comunque è il giudizio complessivo sulle nuove proposte. Da rivedere solo il vestito di Chanty.



Dopo uno splendido mix tra balletto e ombre cinesi da parte dei Pilobolus, arrivano i big e una deliziosa Nini Zilli, in un abito fresco con le lunghe leve in mostra, "Sola", però e vale per certi versi lo stesso discorso fatto ieri per Malika, ci lascia un pò l'amaro in bocca, è un blues abbastanza orecchiabile, con la metrica non propriamente a suo posto, dove nonostante la vocalità eccelsa della nostra, il mood non arriva fino in fondo. Entra Arisa, in abito nero, a presentare Marco Masini, che con "Che giorno è" sembra tornare agli esordi, con un ritornello creato sull'accumulo di pathos e melodia tipica, come a dire niente di che, ma va bene così. E' il turno di Emma, di rosso vestita... male, eppure nel corso della serata chi si occupa di ciò farà anche di peggio, povera Emma, oggi si è sbloccata, risultando anche simpatica, non agghindatela in questa maniera. Anna, come a quanto pare vuole farsi chiamare, è vestita decisamente meglio, "Libera", non ci avremmo scommesso un euro, è una canzone tipicamente sanremese, semplice e diretta... la coppia con Checco dei Modà aveva prodotto il capolavoro trash Muchacha, quindi temevamo decisamente il peggio, al punto che paradossalmente è quasi una rivelazione. Per la serie "Tutti cantano Sanremo", arriva Joe Bastianich, che gioca con Conti e canta, pure bene "Quando quando Quando" di Tony Renis. 



Ecco Raf e le attese crescono, ci aspettiamo decisamente più qualità rispetto alla Tatangelo o a Bastianich per intenderci. La delusione è enorme, "Come una favola", è la canzone più insulsa scritta dal nostro, che la puoi trovare delicata, la puoi arrangiare come vuoi, ma è francamente "oscena", a cominciare dal testo, un'accozzaglia di luoghi comuni sull'amore che in confronto "Sei la più bella del mondo" era più profonda e per finire con una melodia banale, anonima, aggiungeteci lui che si presenta con tanto di giacca luccicante e canta con le lacrime agli occhi... che per il talento che riconosciamo a Raf, ci sembra di stare su Scherzi a parte persino. Arriva la Rocio, in bianco, alla faccia di Bova, ricorda anche lei, come aveva fatto Arisa, non l'avevamo scritto e che addirittura si era lanciata in un secondo me: Lui la ama ancora, Albano e Romina... della serie: e che è una malattia???



Biagio Antonacci, risolve il tutto con un excursus sui suoi singoloni da Se io, Se lei a Sognami... un incubo in pratica... Scusate, ad amor di battuta... Biagio conversa con Conti, incita alla speranza e poi omaggio Pino Daniele con "Quando". Quando arriva Il Volo, "Grande Amore" ha un solo problema, un testo che a un quarantenne parrebbe leggermente eccessivo, anche se non in fase di divorzio, cantato dai poco più ventenni porta una sensazione quanto meno di incredulità nell'ascoltatore, applausi invece per il resto e non è poco, perchè nonostante le parole così ridondanti e cariche di assoluto, il Volo può vincere questo Festival in quanto riesce ad esser per l'appunto credibile, grazie alle tre differenti vocalità che si sposano benissimo, all'ottimo arrangiamento che le valorizza e alla forza della melodia. Se Biagio Antonacci era il super ospite, Charlize Theron è decisamente di un altro pianeta, per talento, per quello che pensa e dice, ma soprattutto fa, un'artista completa, "una diva umana", un pò come passare dagli U2 a Ramazzotti in una fantomatica playlist. Il blocco si chiude col ricordo di Carlo Conti di Virna Lisi e si apre con quello di Mango, un balletto, con una Rocio protagonista e in lacrime alla fine dell'esibizione sulle note di "Lei Verrà", breve ma intenso. 



La gara ricomincia con Irene Grandi e la sua "Un vento senza nome", raffinata, ad ampio respiro melodico, si sente la mano di Saverio Lanza, che tra l'altro dirige pure l'orchestra, e con Lorenzo Fragola, che porta il brano più radiofonico della serata, "Siamo uguali", con un ottima strofa che lascia il posto a un deciso piglio pop dance che finisce con l'avvolgere il tutto, forse si poteva migliorare in fase d'arrangiamento. Entrambi i brani, c'è da dire hanno qualche rima di troppo, la Grandi, nel ritornello e il nostro un pò nel complesso, sarà la mano di Fedez... a saperlo. Angelo Pintus, dopo il monologo di Siani di ieri, deve impegnarsi parecchio, è emozionato e si vede, a un certo punto si toglie la giacca alla faccia dei tatuaggi, ma siamo su categorie decisamente diverse, nonostante l'impegno di Pintus, nel proporre anche occasioni di riflessione, ma l'eterna diatriba tra brioche e croissant l'abbiamo già ampiamente vista e sentita, cambiata per l'occasione e sui recenti fatti incresciosi francesi, è un'operazione, magari anche furba, ma che non fa ne ridere, ne apporta spunti di riflessione nuovi. Decisamente fiacco, populista e col fiato corto nel tentativo di darsi uno spessore.
"Vita d'Inferno" della coppia Biggio/Mandelli, è quasi un omaggio a Cochi e Renato, con tanto di banda e scenetta di amici al bar sul palco, diretti da Roy Paci, che sul finale sfodera anche un assolo niente male, è divertente ma non incisiva dal punto di vista testuale come speravamo, non è "La terra dei cachi" ma non è neanche "Omosessuale" per intenderci. Dopo il riconoscimento per i 50 anni di "Io che non vivo" a Pino Donaggio, è il turno di Bianca Atzei, sexy in un abito trasparente che farebbe impennare lo share se solo la regia lo inquadrasse con un minimo di dovizia di particolari, ma le nostre speranze devono accontentarsi del viso angelico, con una voce capace di graffiare,"Solo al mondo" ha un mood antico e nobile, che si rifà alle melodie ever green dei Sanremo di una volta, il "nostro amato Checco dei Modà" stavolta fa centro. Il grande Vincenzo Nibali, arriva e riparte a presentare in sostanza Il Giro d'Italia che sarà sulle reti rai e lascia il posto a Moreno, che esegue "Oggi ti parlo così", che nel complesso non dispiace, anche se si fa fatica a seguire le parole nella strofa con l'orchestra predomininante e il ritornello ben assestato non è comunque originalissimo. Luca Argentero che finge di buttarsi, non si contano ormai più le volte al Festival e Claudio Amendola che interviene sul palco a farlo rinsavire, è solo una scusa per presentare "Noi e la Giulia", uno spottone a tutto tondo di cui francamente capiamo le ragioni economiche meno quelle accessorie per un festival che con Moreno si è di fatto concluso, nel senso che si attendono solo i risultati, scenetta comunque passabile, con il regista Edoardo Leo, inquadrato mezza volta e chiamato sul palco gli ultimi trenta secondi, francamente incomprensibile, visto che non si tratta di un attore regista sconosciuto, anzi. 



La parte finale, vede la gag già vista ieri con i Boyler, l'esibizione di Conchita Wurst, il grande Rocco Tanica, a fare la rassegna stampa, Javier Zanetti, perchè tutti cantano Sanremo,e quella di Marlon Roudette. C'è un'ora in sintesi estremamente accessoria che esula dalla gara e mischia di tutto e di più in nome dello show nel senso più lato possibile, che spezza troppo tra la competizione e il contorno... sarà possibile una certa unità, sin da domani sera magari, la fatidica del giovedì, dove si omaggia "la canzone italiana e basta? La risposta è palese:NO. Ci stavamo dimenticando di Emma e dei suoi abiti, che ribadiamo, stasera è parsa decisamente più simpatica e a suo agio, dopo il vestito rosso fuoco da ballerina di flamenco, una specie, insomma, che di certo non le rendeva giustizia, nel finale è stata conciata da "Torero", quella è l'impressione, ma anche lei ha fatto il gesto inequivocabile del... Perchè? La vestite così e perchè Emma si lasci vestire così... è più assurdo dell'essere rimasti colpiti da Albano e Romina che tornano a cantare insieme... anche perchè l'avevano già fatto in Russia, poco tempo fa e in fondo il motivo lo si conosce sin troppo bene.

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