Un vento senza nome - Irene Grandi


"Un vento senza nome" è l'album più raffinato e meno immediato di
"Irene Grandi",poco male, anche se non ci sono hits vere e proprie o presunte tali e perchè ci vogliono decisamente più ascolti per
apprezzare appieno le undici tracce che lo compongono. Canzoni che
sanno d'aria, di pensieri che fanno il giro che devono "liberi",che
hanno melodie e sviluppi armonici per niente banali, nobilitate da
arrangiamenti di grande classe. Forse si poteva limare qualche ingenuità a livello testuale e si poteva osare di più in certi frangenti, magari nei brani più ritmati, ma sono "robe" ampiamente perdonabili a un lavoro coeso e ben fatto, maturo, consapevole artisticamente, che non ha soprattutto brutte canzoni. Passandole in rassegna: "A memoria": parte come una filastrocca minimal che si dipana in un ritornello morbido e arioso per poi crescere d'intensità con accenni blues e l'entrata trionfale dei fiati: "tu mi fai salire e mi fai arrivare dove io ti vengo a cercare". "C'est la vie": "l'amore risplende anche se piove" pop/blueseggiante, divertito e ironico, che si apre a un ritornello molto melodico:  "il mondo non è quello che è, il mondo è come lo vuoi vedere". "Settimo cielo": dal mood retrò, è una ballad evocativa, ben costruita armonicamente e con un ottimo bridge: "e noi è quello che io spero restiamo in alto con le ali del pensiero e poi siamo al settimo cielo". "Un vento senza nome": è a nostro modo di vedere il miglior brano dell'ultimo festival di Sanremo, raffinato, ma che ben presto si fa complice, con Bollani al pianoforte: "non sei più tornata sei stata di parola non ti sei voltata con il vento sei andata via da te via da qui, via dalla notte infinita ed è una mattina sei uscita". "Casomai": ballad morbida, ariosa e melodica: "guardo l'arcobaleno troppo bello non è mai per esser vero può svanire casomai scivolando nel sole di una luce di un addio che si infrange nel mare troppe volte casomai come un'onda senza fine tu vivrai"."Cuore bianco": delicata, con la chitarra protagonista, elogio della purezza: "io sono felice come un bambino la prima volta che ha visto il mare, è il mio infinito che non abita in città è il mio infinito che si riempie". "Una canzone che non ricordo più": il pianoforte di Bollani e la sezione fiati a fare il resto: "cerco un pò di ombra per riposare qui c'è gente che si affanna e non si sa perchè". "Stato di gratitudine": brano pop/rock piacevole con i riff di chitarra elettrica in evidenza: "puoi ballare fin che vuoi puoi salutare e andare via e sentire in quel che fai il tuo calore". "Roba bella": con Pastis, dal sapore popolare, eppur dall'incedere sinuoso: "è un mattino bello d'aria bella aria bella e Pasquale canta Roba bella, viene dalla montagna con in tasca l'estate". "Un'alternativa": "ah tutta quella vita dov'è? Eppure lo so riesco a sentire che c'è, un'alternativa" arrangiamento e melodia non banali per un brano di un fascino considerevole, forse il migliore dell'album: "le cose diventano semplici guardandole da un'altra prospettiva". "SE'": ancora Bollani per un reading intenso e toccante, miglior chiusa non poteva esserci: "noi siamo l'amore che emaniamo"

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