Forza, potenza e coraggio sono gli ingredienti perfetti per
la ricetta dei KuTso [si legge kuzzo o... fate voi] che con questo disco
“Musica per persone sensibili” si affacciano al “commerciale” se così possiamo
definire la musica che passa nelle radio. Perchè il Festival di Sanremo è un
ottimo trampolino di lancio... soprattutto quando non vai in finale! E i KuTso
con “Elisa”, che è poi il brano per così dire più “leggero”, è dovuto sembrare
alle orecchie deboli del grande pubblico, un pugno allo stomaco davvero
fastidioso. Ecco perchè a noi piacciono, perchè trattano il rock, quello
americano s'intende, senza italianizzarlo – nonostante sia una band
indipendente che avrebbe tutto il diritto di farlo – con dei testi molto
ironici non adatti a “teste di kutso”, perdonateci la battuta, e con una voce,
quella di Matteo Gabbianelli che si apprezza meglio in questo disco che sul
palco dell'Ariston dove è apparso quasi contenuto ed invece noi vogliamo che si
sfoghi. Così come ci piace questo uso massiccio di chitarre sporche che però
riescono anche a creare melodie molto interessanti proprio come faceva la
scuola fine anni '80. Ad accompagnare Gabbianelli, gli energici Donatello
Giorgi alla chitarra, Luca Amendola al basso e Simone Bravi alla batteria. Ma
in “Musica per persone sensibili” ci sono anche degli interessanti featuring ed
un'ottima produzione: quella di Alex Britti.
“Bluff”:
camaleontici già dal primo approccio, sfrontati con questo rock psichedelico
che sa poco d'italiano: “Se il cielo fosse un bluff se ciò che vorrei non c'è,
quando avrò tempo guarderò indietro, ora sprofondo in me” riff di chitarre
elettriche e suoni impazziti a ricordarci che è tutto finto, che ci governano e
manipolano, che ci celano le più grandi verità dell'umanità.
“Elisa”:
intro nervoso di elettriche e “parappapa” ironici, zompettante e per nulla
sanremese: “Ti fermi e dici e dai non qui ci guardan tutti basta così allora
andiamo scappiamo via non c'è nessuno a casa mia”, bene i dosaggi dei potenti
vocalizzi da brividi alla Ivan Graziani. L'organetto
viene suonato da Luca Amendola, Andrea Ruggero cura l'arrangiamento degli
archi.
“Bevo
te”: “Guardare ciò che non si vede capire prima cosa succede e gridare Italia
Uno... Italia Unoooo...seguo le parole dico frasi stupide mentre bevo te.
Scrivo troia col tuo rossetto, cerco le foto dentro al cassetto, oggi è
domenica resto chiuso nella mia stanza”... testo ironico incorniciato da un
college rock d'annata che è anche melodico. Carino il gioco di “bevo te” che ci
ricorda “Non bevo più tequila” di Sergio Caputo, ma solo per il riferimento
testuale. Quel macabro “Italia Uno” è di Marco
“Cinghio” Mastrobuono (The Orange Man Theory).
“Spray
nasale”: sonorità decennio '80-'90 in: “Non so che dire, non so che fare,
voglio sparire, voglio sparare mi nutrirò di spray nasale. Ho capito che fare
bene o male è uguale. Non importa sai cosa dite voi altri ignoranti, tutti quei
discorsi ansiogeni ora non li faccio più”... anche qui ne cogliamo la vena
satirica su questo fantomatico “Spray nasale”. Grande assolo hard rock che
lascia respirare intelligentemente il brano: e difatti la chitarra è di Alex
Britti. Piano e rodhes sono di Pier Cortese.
“Io
rosico”: pennate serrate ed ancora la potenza di un rock indicativo presente:
“La rabbia che provo per te mi farà presto perdere tutti i capelli ma che bello
litigar tra un insulto e una polemica, giuro non vorrei però non c'è dubbio io
rosico”... nel bridge cantato si vira sul morbido per poi riesplodere con
l'isteria possibile. “Sfigati nerd”! L'hammond che si
sente appena nello sfondo è suonato da Pier Cortese. Nel brano anche alcuni
coristi “particolari”, su tutti “Enriquez” della Bandabardò, poi Matteo Zibbo,
Fabio Gabbianelli, Doomraiser.
“Nel
buio e nel silenzio”: “Zitto accetto le regole. Perso nel branco di pecore,
cerco le ragioni delle mie complicazioni, vorrei morire nel sonno senza
soffrire”... trascinante nel chorus punk, brillante è l'idea della strofa
eterea contro l'omologazione. Nella seconda strofa c'è lo zampino questa volta
vocale, di Cortese. I violini sono di Andrea Ruggero.
“Call
Center”: Chiaro come l'acqua il riferimento ai lavori precari di oggigiorno che
i KuTso addolciscono con il mood punk che li contraddistingue: “Voce femminile
calda, buonasera assumiamo giovani. Dolce sexy lei mi ha detto “il tuo ruolo è
questo qui tu risponderai al televono”. Compromessi accetterò solo se avrò lei
vicino a me, la mia vita donerò all'operatrice 103”. Testo da leggere
assolutamente con attenzione perchè strappa più di un sorriso. La voce
femminile per l'appunto, è della cantante Ketty Passa.
“Vengo
in pace”: di punk vestito ma dal ritmo beat subdolo: “Ho rotto le palle a
tutti, come un ratto frugo fra i rifiuti, mi sento così stupido, la tragedia
ora è imminente, il mio cuore non è più sufficiente, guardo allo specchio la
realtà”. Nell'assolo la chitarra cambia l'approccio e mima la strofa.
“Se
copuliamo”: sensuale nell'intro e audace nel breve ritornello, qui la batteria
mette in risalto: “Immaginando di salire in cima, non scenderemo mai se
copuliamo”... beh, se... qui la parte punk poteva anche essere più morbida,
tanto il brano ci ha convinto sin dalle prime note.
“L'amore
è”: 14 brani da reggere non sono facili ecco perchè un bel reggae ci sta tutto
col supporto di Fefo degli Almamegretta e se a questo si aggiunge un “tenore”
alquanto strambo ovvero Adriano Bono e un rapper d'eccezione, Piotta, che gioca
con...: “L'amore è da due, l'amore è anche da tre, l'amore è qualcosa
che ci piace, l'amore è cazzo, l'amore è anche con i Kutso, ma io non ho mai
fatto l'amore con i Kutso almeno fino a qua, poi domani chissà, c'è la vita è
bella perchè è strana, alla fine l'amore è libero, l'amore è nomade, l'amore lo
fai dove vuoi, con chi vuoi, come vuoi”... tutta da ballare!
“Ma
quale rockstar”: Gabbianelli in pieno stile Ivan Graziani canta: “E' tardi
ormai ho perso già l'ultimo treno ma quale rockstar è meglio se accendo un
mutuo”, un bel punk per un musicista che viene visto come “uno che non lavora”
ed invece si fa il mazzo né più ne meno degli altri...
“Non
servono”: “Perchè togliere la ragione e lasciare la vita a chi per la morte è
già maturo” con queste parole tratte da “L'esclusa” di Pirandello, l'attore Gerolamo Alchieri apre un hard rock emozionante ed
affascinante soprattutto nella seconda parte, con la voce distorta che è un
vero gioiello. Gran pezzo, uno dei migliori del disco.
“Why Don’t We Do It In The Road”: i Beatles sono l'origine
del tutto, anche se prima la musica esisteva. Ma loro trasformano il rock and
roll in qualcosa anzi, in tante cose... e se siamo qui lo dobbiamo a loro
sembra il breve messaggio dei KuTso che potenziano addirittura i Fab Four e li
sporcano per bene assieme al cantante Daniele Cardinale. Gli arrangiamenti sono
di Jacopo Vannini.
“Triste”: si chiude in dolcezza questo album che è una
scarica di energia ed adrenalina pura, una droga naturale che fa bene allo
spirito ed è azzeccata la scelta del finale: “L'amicizia è un gioco sporco,
l'hai deciso tu prima di me, non ricordi, dovevamo costruire insieme chissà
che”... steel guitar di Roberto Angelini che pennellano la tela ricca di
cromature... eterea, si lascia cantare... se avete un ugola come quella del
“nostro” Gabbianelli...
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