La solita Commedia - Inferno di Biggio e Mandelli


Il ritorno di Biggio e Mandelli sul grande schermo dopo i due capitoli targati "Soliti idioti", con questa "La solita commedia" - "Inferno" conferma in toto i pregi e i difetti della stralunata coppia, qui alle prese con un canovaccio nuovo nel senso di non visto precedentemente in tv, anche se ben annunciato a Sanremo con la loro esibizione canora. I temi trattati infatti in "Vita d'inferno" sul palco dell'Ariston, li ritroviamo esplicitati su pellicola come da logica conseguenza. Gli accenni cinematografici che riscontravamo nel secondo capitolo dei nostri, "I due soliti idioti" inseritati seppur in maniera confusionaria, li ritroviamo oggi nella stessa misura, ma sicuramente messi in maniera più confacente, ovvero c'è una vera e propria sinossi narrativa, che viene sviluppata in modo anche divertente e conciso nel primo quarto d'ora del film, dove Minosse, non sa in quale girone mandare gli ultimi peccatori rimasti, trovandosi di fronte ad hacker, stolker... e dove Lucifero chiede aiuto a un Padre Eterno, cagionevole abbastanza, vittima di alcool, fumo e anti depressivi, con un figlio "Gesù" che lo segue a ruota, che dopo un conciliabolo con altri santi, dove Sant'Ambrogio rubando l'idea di San Francesco, si becca la standing ovation, pensa bene di rispedire il sommo Dante sulla terra, a fare un aggiornamento o un upgrade per così dire dei nuovi peccatori. Il cinema fondamentalmente si ferma li, perchè come era attendibile, si assiste alla presentazione di una serie di personaggi, situazioni e gag, che fanno ridere o meno, che c'entrano il bersaglio nell'insieme, ovvero nel messaggio generale, ma che col cinema hanno poco a che fare, quando ben presto, la sinossi si rivela per quello che è... una sinossi appunto, che se non viene sviluppata, anche l'idea più geniale e questa è anche quanto meno divertente, non è che possa fare miracoli. E quindi il giudizio critico si sposta sulla singola riuscita delle gag fatto salvo il messaggio, che comunque c'è, nonostante non sia originalissimo e a tratti risulta didascalico persino. Il giudizio premia la trovata in questo caso, specie quando deraglia nel surreale, nel non sense, come "nell'abuso di potere" dei poliziotti che interrogano una macchinetta per bevande e finiscono col distruggerla, come nella pubblicità che viene fuori letteralmente dai manifesti "persuasiva" oltre modo o come "nel maniaco dell'ordine e dell'igiene" che finisce per incendiar casa perchè si ritrova una macchia sulla camicia con un tipa che lo aspetta trepidante nel letto e via dicendo... che non rende appieno, invece quando si fa pura macchietta o denuncia scontata, come in tal caso, gli uomini, che da fuori "gli amanti della tragedia" interrompono la loro partita di calcetto per fotografare l'incendio e mettere su twitter il tutto. Nel suo insieme la pellicola non stanca, ma la denuncia è spesso talmente semplice nel suo esplicitarsi: "la fila, il traffico, le multe, gli aperitivi, gli smartphones, l'esaurimento nervoso dato dal vivere moderno" che ti può strappare un sorriso, ma che finisce li, perchè in primis novità non ce ne sono, senza contare che i personaggi sono più o meno quelli della serie su Mtv, aggiornati per l'occasione e di conseguenza la patina televisiva fatica a togliersi del tutto, anche perchè la trama è sin troppo lineare per far pensare ad altro. Da segnalare che i nostri rifanno di pari passo la mitica scena di Trainspotting di Danny Boyle dove Ewan McGregor entra, si immerge, fate voi... "dentro al cesso" a recuperare le sue pastiglie d'oppio...in questo caso causa perdita smartphone... ci chiediamo: - C'era bisogno anche di rispolverare la colonna sonora? Chi ha visto il film si rende conto dopo mezzo secondo che la citazione è evidente, il cesso e tutto il resto è lapalissiano... ci mettiamo anche la musica... se ne poteva insomma fare a meno decisamente, anche perchè chi non ha visto "Trainspotting" non capirà niente comunque e magari gli verrà pure da vomitare... Noi dopo la visione de "I due soliti idioti" avevamo consigliato o piuttosto vedevamo per il futuro, un film ad episodi (che ovviamente si ricollegavano) e così è stato, alla fine in fondo, lo speravamo più omogeneo e meno caricaturale, perchè a fare "I nuovi mostri" in fondo ci han già provato in tanti e i il risultato non è che possa cambiare più di tanto se fondamentalmente le dinamiche narrative sono mosse da un esile pretesto, benchè in questo caso ultraterreno e lo svolgimento sia affidato a gag più o meno riuscite... di stampo prettamente televisivo tra l'altro. Senza fare paragoni illustri e restando ai tempi nostri, Ficarra e Picone, funzionano anche al cinema, nonostante un impianto prettamente teatrale e quando virano sul surreale sono deliziosi, nonostante il grado cinematografico rasenti l'assenza, Albanese, nel suo primo "Cetto", non era affatto male, quando per così dire mischiava il surreale con il "drastico", lo stesso Zalone, anche se a molti non sembra, sforna film di significati decisamente più profondi, pur rimanendo assolutamente immediato e anche recentemente il film di Maccio Capatonda benchè era la serie "Mario" logicamente trasportata su grande schermo, ha lasciato il segno, riuscendo ad ottenere un' amalgama efficace e convincente. Biggio e Mandelli, senza avere il talento di questi ultimi, il genio in certi casi, paradossalmente sono pure più fuori di testa, ma hanno necessariamente bisogno della "ripetizione" e non sono immediati nella loro "volgarità" perchè c'è troppa struttura dietro,  costruzione, c'è un lavoro di fino insomma anche nel dire: "Io son Minosse e tu chi cazzo sei?" E la spontaneità, la risata di pancia... non sussiste, perchè bisogna necessariamente entrare in un meccanismo che non è complesso si intende, ma decifrando il tutto, si riesce ad apprezzare la loro proposta, ma c'è bisogno di tempo e il cinema ne ha decisamente altri e anche per chi come noi, li conosce e li apprezza....  Sono in estrema sintesi più da gag televisiva. Da tormentone puro e semplice. Continuiamo a pensare quindi che funzionerebbero meglio al cinema o totalmente "altri" come in "Tutte pazze per me" o nel filone "Soliti idioti" in sei episodi da venti minuti l'uno o poco meno. Ben distinti e separati naturalmente con un tema conduttore. Si rischia come in questo caso di far confusione, di lanciare troppe frecce e non centrare il bersaglio per troppe idee, messe alla rinfusa nel calderone senza capire che alla fine dei conti si assomigliano tutte.

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