Con il
precedente ep “Un quarto di Bue”, Simone Bova ci aveva dato un primo assaggio
di quella che in realtà è una band-animale che vive nell’underground romano e che
ha dato il suo buongiorno all’indie con un elettro-pop pulito, mai sopra le righe,
omogeneo ma che non stanca mai ed anzi, ne vuoi ancora ed ancora. Da “Tangenziale”
a oggi di passi avanti ne hanno fatto, e da giganti. Alcuni di quei brani li ritroviamo
in questo “L’insostenibile leggerezza di Bue” sovvertendo l’ordine di una visione evanescente
dell’esistenza alla Kundera che conferma il talento fresco di una band che pensa
agli ’80 guardando al futuro ed il loro futuro è questo piacevolissimo e
nostalgico presente. Assieme a Simone, anche Daniele Bova al basso, Gianluca Pellegrino ai synth e Isidoro Galatro alla batteria.
“Le gite al mare”: abbiamo
conosciuto già questo brano nel precedente Ep del cantautore romano dal titolo “Un
quarto di bue”, (Bue - Un quarto di Bue), minimal ed anni ’80, molto “Summer on a solitary beach” di Battiato. Elettricamente pulita ed eterea: “E
naufragare è dolce in questo mare, come diceva pure la poesia e naufragar è
dolce insieme a te, con il sudore e così via…”
“Medardo”:
anche questo brano è elettro-pop molto melodico ed orecchiabile nel suo essere
minimalista: “… e lascio tutto indietro, la tua macchina da presa, il carrello
della spesa, il lavoro come nuovo…” emozionanti i violini campionati e
vagamente distorti molto coinvolgenti nel finale…
“Sotto
le suole”: "Io sono io e dopo non c’è niente, io sono io solo nella mia mente perché
così è un po’ più facile dormire, alzarsi in piedi e quando fuori piove e poi
scordarmi di te almeno un’ora…” synth morbidi su una sezione ritmica possente e
convincente, un “vento caldo di tempesta”…
“Lo
scettico”: di questa canzone avevamo scritto: “Voce secca ma eterea,
campionamenti delicati ed effetti molto puliti è la perla che ci regala Bue,
che si lascia cantare, che si lascia amare”. Dalla metrica molto Baustelle, lo ribadiamo ancora una volta:
è da annoverare tra i migliori brani dello scorso anno: “Salvami se puoi una
volta ancora, dai gradini della scuola, da una notte turbolenta, dal contatto
con la gente… perchè non credo a niente…” ed i ricordi ci appartengono, sono
anche nostri…
“Consumare”:
loop seriale, molto beat e lo stile “I Cani” che si sente, sempre di animale si
tratta ma meno frenetici e meno "consumistici" dei secondi: “Perché il trucco per dormire è
garantirsi la felicità, ce l’ha svelato la pubblicità”.
“Una
fine razionale”: “Ho fatto le valigie e
poi di corsa anche le scale, provando ad inventare una scusa per partire, fa
freddo è ancora buio e vorrei soltanto dormire. Come mai tutte le cose più
semplici fanno male?” sovvertendo l’ordine dell’insostenibile leggerezza,
armonicamente perfetta soprattutto nel ritornello e nel bridge, la paura di un
finale già deciso, in questo caso, non deve spaventare Bue.
“Monolocale”:
anche questo “piccolo spazio” lo abbiamo conosciuto e subito amato e a
risentirle ci si accorge come sono rimaste nel nostro cuore. Tastiere alla Ray
Manzareck con l’elegante batteria di Isidoro Galatro dei Carpacho: “Mi
impegnerò a memorizzare una canzone da cantare quando mi sentirò più solo
perché sai che ci si può far male nella tempesta dentro il monolocale”…
“Va
tutto bene”: altro singolo del disco, questa volta con delle venature distorte
che si ferma a pensare tra una strofa ed un chorus: “Ho fatto un grande salto e
poi ne ho fatto un altro quand’è venuta l’ora ballavo sulla luna, ho perso la
speranza, negli intervalli ho pianto…” che in realtà niente va bene e allora?
Il segreto sta nel respirare un fresco pop, synth e sogno ed una tormentata
forza interiore…
“Tiziano
oltre la gravità”: la dolcezza di una malinconia latente, un pezzo
probabilmente dedicato a qualcuno che non c’è più, quasi una ninna nanna: “Sorvoleremo
la nostra città e guarderemo la terra da qua, la notte dormiremo tra stelle
candescenti e se la crisi ci minaccerà e se il governo si vendicherà non ci
risveglieremo, non ci risveglieremo mai”.
“Sul
fondo”: il disco vuole salutare con una ballad dal bel sound perché in questo
disco Bue ci hanno viziato: “E’ bello pure scrivere canzoni anche se vengono
brutte o se piacciono ai coglioni non pensare quando rimango solo ad aspettare
con la valigia in mano”… bella la voce di Simone anche nei bassi ed i violini
che arrivano proprio lì dove dovevano arrivare, a mettere pace… sul fondo…
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