Sergio Caputo - Pop Jazz and Love


Sergio Caputo è tornato, almeno in Italia per qualcuno che l'avesse scordato, con un album che è il sunto di 30 anni di carriera: "Pop Jazz and Love" pubblicato da Alcatraz Moon Italia. Tra un Marsala e un taglierino giallo senape, quando negli anni '80 i cantanti sfoggiavano giubbotti di pelle e pance di finte donne incinte, scimmiottando Madonna o Michael Jackson, Caputo era già avanti anni luce nella musica, un pop ironico e "ubriaco" di jazz che sfocia imperante soprattutto perchè il percorso intrapreso l'ha portato a San Francisco, mentre dall'altra parte dell'Oceano pochi avevano capito. Perchè Caputo con Dizzy Gillespie e Tony Scott c'ha suonato veramente che era ancora un ragazzino e, scusateci se è poco, forse non tanti sanno che il suo album strumentale "That Kind of Thing", è stato annoverato fra i 50 album più ascoltati in radio nelle classifiche USA del genere. Avanti anni luce è anche nei testi, dissacranti, visionari ("Non bevo più tequila" è uno dei testi più esilaranti che abbia mai letto, n. d. r.), con una costruzione delle frasi ricche di aggettivi, immagini, descrizioni di stati d'animo e ricostruzioni storiche che solitamente renderebbero benissimo in inglese e invece, Caputo, con la sua vocalità ironica, ha smentito anche la prassi. Ed infine l'amore. Che se ne fa dell'amore uno che ha "una collezione di medicinali" consolatori? Tornare in Italia e cantare in inglese (così imparate a non passarlo nelle radio) in un disco che ha strumenti essenziali e tanti synth "caserecci" è un grande atto d'amore.
"Everybody looks so beautiful in Paris": jazz american style, con un grintoso e standard giro di basso, vitale come le sfumature donate dalla chitarra: "Get your sexy shoes my dear, tears are beginning to dry, there's a dancefloor down the street". Solo i synth cercano di recuperare un atmosfera anni '80. Al piano c'è Paolo Vianello, alla batteria Alesandro Marzi, mentre al sax Massimo Zagonari. Tutti gli altri strumenti sono stati suonati da Caputo... in cucina.


"Straight for my heart": jazz-bossa, così sensuali e melodica e distorta e "stereofonica" è la voce del nostro: "Early birds dont' see the sky. Early birds, early birds don't alwys fly". L'elettrica si dà in un assolo fatto di poche note e molto sentimento su uno sfondo di finte maracas mentre si dà il cambio con il sax ed è tutta sua la scena...


"Cristina": intro che ci riporta al trentennio precedente, per fortuna la voce così suadentemente ironica e lo stile elegante della chitarra riporta verve con un assolo di tutto rispetto: "When I saw you dancing like Venus, I just started losing my mind, summer was hot but I was freezing deep my soul. You came along to drive me crazy". Canzone d'amore per sua moglie Cristina Zatti che è anche la donna ritratta nella copertina del disco.

"Like": Su un testo Caputo vecchio stampo, jazzando le percussioni e giocando con i campionamenti, ne esce un sound trascinante e Paris è sempre più vicina nelle vetrine illuminate delle boulevard, il brano risente degli ultimi viaggi dell'artista: "Take a frozen tear of love and mix it with a pinch of seasand, shake it with some drops London-sky, draw your face in midnight blue. Feel free to miss this rendez vouz and SERVE it with a whiff of Chanel 5".


"A bazzicare il lungomare": percussioni da "L'ombelico del mondo" e citazioni da Compay Segundo: "Io soy un hombre sincero", l'unico brano in italiano è sicuramente quello più potente. Ancora una volta un brano con una forte melodia, dance in alcune parti e c'è tanta roba: sax, piano, guitar che non seguono regole ben precise, ogni strumento colora e dona tono a quello che è un ritorno sul "luogo del delitto": "Che son venuto a fare a bazzicare il Lungomare, come un'onda irregolare naufragare senza te. Io faccio un altro mestiere e poi non sono di qui (no no no no...). Ma che ne posso sapere di case, di chiese, di mostre e di film... e dai!". E' un pò amaro questo ritorno da Nemo propheta in patria. 

"Welcome to my loneliness": funkeggiante nell'intro, molto anni '70 nell'atmosfera bee-geesiana soprattutto nel chorus e nelle citazioni "E' un sabato sera, ma non ho febbre" e Caputo canta: "...but they're blasting on the speakers, there's no people on Mars, there's no bars in heaven, there's no right or wrong if we stick together".


"The way we were the way we are": più facile a scriversi che a pronunciarsi, synth per iniziare, loop e chitarre velatamente bossa aprono: "Sometimes you run to the dark, darker side of you. The rain is wet, the sky is blue, the song is sly and I will sing, sing for you..." e via di sax... qui è più marcato il sound caputiano degli inizi.

"Just a fallen Angel": una chitarra alla Carlos Santana (ma è sempre Caputo che suona) distorta quanto basta, diventa una citazione vera e propria, il sound è sudamericano fino alle viscere: "Gotta be crazy, gotta be crazy to be here with you, loving you madly, loving you madly is all I wanna do". 

"Bachata que luna": stessa chitarra e stesso mood del brano precedente li si trovano anche in questa baciata, per l'appunto, ballabile e sensuale: "It makes me spin, like dancing this bachata and you, you're like tequila, you're burning down mi corazon". Il ritornello in "Hey hey oh oh que luna" sembra ricordare "Guarda che luna" di Fred Budcaglione... chissà se Caputo ci dà ragione...

"I Only wanna be myself": il disco chiude in bellezza, con un inizio da ukulele, tutto in levare, una sezione ritmica molleggiata e la voce filtrata di Caputo: "Let the rain fall down listen to the sound of that blue train coming, you can do your best to be someone else, but I don't dig it, darling". L'assolo ed i riff della elettrica piacciono e convincono!

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