Tortuga - Antonello Venditti




"Tortuga" l'atteso ritorno di Antonello Venditti, si dipana come da prassi tra canzoni d'amore e impegno con una decisa preponderanza della componente amorosa e un'altrettanto decisa virata nostalgica per quanto riguarda il secondo aspetto, dove la verve ironica e lucida de "La ragazza del lunedì" singolone del precedente album si è trasformata in nuove versioni semmai di "Compagno di scuola", un occhio dunque rivolto decisamente al passato, musicalmente invece il nostro, guarda con interesse alla scena pop italica e cerca di modernizzarsi per così dire, specie in un paio di episodi ma con risultati alquanto discutibili. "Tortuga", prodotto assieme ad Alessandro Canini, ha comunque anche qualche bella canzone, nonostante l'eccesso sembra essere alla base, il sound è infatti costantemente sovraccarico e si fa fatica a capire il perchè, cioè è palese il tentativo di rendere il tutto più pop easy listening possibile, ma è un peccato, a maggior ragione per una voce così diretta e tagliente e perchè in tal maniera i brani finiscono con l'assomigliarsi, non si da certo coesione specifica ovattando e caricando di riverberi per intenderci. E' sempre un piacere ascoltare Venditti, ma Tortuga è un passo indietro rispetto agli ultimi lavori, dotato di pochi guizzi e inventiva, monocorde per lunghi tratti. C'è tempo, ma Antonello per il futuro è bene che accetti di prendere qualche rischio, di cambiare in ogni caso la formuletta che magica non lo è da un pò. Il disco vede la collaborazione anche del tastierista Alessandro Centofanti, che è riuscito a dare in tempo il suo supporto, prima della sua morte avvenuta lo scorso novembre.



"Cosa avevi in mente": solenne e potente nel suo dipanarsi, sentita e trascinante... quasi un ritornello continuo, la migliore traccia dell'album: "l'amore è un rito pagano per raccontare domani a tua figlia chi eri"



"Non so dirti quando": morbida ballad venata di soul, sicuramente ben arrangiata, un pò troppo enfatica nel cantato ma non dispiace, anche se melodicamente non è propriamente originale: "Non so dirti quando ti rivedrò, dimmi solo quanto camminerò, non so dirti come ma correrò, non so dirti dove ma ci sarò"



"Tienimi dentro te": "passa l'eternità passano le stagioni tienimi dentro te come le mie canzoni" pianoforte e violini, ballad dal mood sospeso e fiabesco, non male, anche se preferiremmo la voce del nostro meno carica di effetti: "tienimi dentro te quando lo chiami amore digli la verità digli chi c'hai nel cuore"



"Nel mio infinito cielo di canzoni": arrangiamento pomposo ma di sicuro effetto, con passaggi alla Renato Zero, auto referenziale sin troppo il testo : "non è colpa tua non puoi chiedere alla luna di non girare più, però vorrei averti qui e regalarti un modo per raggiungermi, qui nel mio infinito cielo di canzoni tra musica e parole solo mie"



"I ragazzi del Tortuga": "Si lo farò il ragazzo del Tortuga tornerò" ricordi di gioventù e impegno e incoscienza da riscoprire, a tinte  rock, col sax alla Venditti, decisamente nostalgico "dentro questo treno che mi porta via  col mio sogno di democrazia vado via". Il Tortuga è un bar, un luogo dei sogni dove, come Venditti spiega, i ragazzi avevano un confronto e da lì si sono poi snodate tante vite importanti e le strade di ognuno si sono divise. Una piccola "Bomba o non bomba", per intenderci. 



"Ti amo inutilmente": "ti amo troppo e tu per niente senza te io non ho risveglio senza me tu stai meglio, l'amore va via ti amo inutilmente" incursione pop dance, con testo crediamo volutamente "orribile" e il sax a intessere la trama, capolavoro trash o obbrobrio pop,.  al Festivalbar l'ardua sentenza diremmo, peccato che siamo fuori tempo/circo massimo 


"Attento a lei": "quello che ci unisce è una donna indocile amico mio se ancora amico tu sei" consigli all'amico per come comportarsi con la propria ex, su ritmiche pop dance perdendo "orientamento e dignità", sono gli 883 secondo Venditti praticamente, su una melodia che assomiglia a "Bandiera gialla"


"L'ultimo giorno rubato": "in amore vince solo chi aspetta, l'ho imparato sulla mia pelle e mentre ammetto alzo le spalle rassegnato come il sole dopo l'ennesimo temporale" poesia, struttura e melodia... qui Antonello "sembra" fare il verso a Tiziano Ferro, c'è anche Casalino tra gli autori: "Quanti giorni mi hai rubato senza che me ne accorgessi, quanti ne hai restituiti dopo averli fatti a pezzi non ha più significato il nome che gli hai dato ricomincio dall'ultimo giorno rubato"



"Tortuga". "Da bambino ero grasso mi prendevano in giro i compagni più grandi davanti al Tortuga" l'identificazione con Ferro si compie magicamente, in questa marcetta dai violini svolazzanti e tensione supposta,  pensando a Baccini: "Sai chi è Antonello Venditti, quello che a scuola era compagno di tutti"


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