Youth La Giovinezza di Paolo Sorrentino



"Raccontare il desiderio che ci rende vivi", dove "La giovinezza" non è nient'altro che uscire "dall'apatia" "- Alla mia età mettersi in forma è una perdita di tempo" porsi degli obiettivi, "desiderare" sempre e nuovamente, andare avanti, con forza e coraggio nonostante il dolore, il fallimento, nonostante la paura di non poter più tornare ai vertici di un tempo. Paolo Sorrentino mette insieme queste due chiavi di lettura, per regalarci "Youth, La Giovinezza", un film per molti aspetti più coeso e intenso de "La Grande Bellezza", forse ma anche senza se, anche più personale. Un direttore d'orchestra in pensione, che non ne vuol sapere di tornare a dirigere le sue "Canzoni semplici" neanche per la Regina d'Inghilterra,  un grande regista in declino, che si sforza in tutti i modi di realizzare il suo testamento cinematografico, un attore che paga il successo da blockbuster avuto anni prima, dove interpretava un robot e che ora è alle prese niente meno che con Hitler, un Diego Armando Maradona umano e spiazzante, vengono contrapposti in maniera mirabile a un ragazzino alle prime armi col violino, a una giovane squadra di sceneggiatori, a una Pop star, a Miss Universo, a una massagiatrice, in un grande Hotel Centro benessere in Svizzera, come a dire Esperienza contro Freschezza e Decadenza contro Ascesa, ma anche talento, ispirazione, emozioni "che non sono poi così sopravvalutate come si vorrebbe far credere" anzi, sono così importanti che a volte, spesso fanno paura. In un continuo gioco di specchi riflessi "- Papà, io sono brava a letto - Lo so, sei mia figlia", di pulsioni sessuali, di storie d'amicizia e ricordi, che si perdono inesorabilmente, di intrecci familiari, in acque "purificatrici" (come già lo erano stato nel film che ha vinto l'Oscar), dove ognuno può perdere "la maschera" che il mondo gli ha cucito addosso, citazioni Felliniane (impossibile non fare cenno della mirabile sequenza in cui Harvey Keitel rivede le protagoniste di tutti i suoi film) e colpi di scena, narrativamente strutturati con sapienza, ma la sceneggiatura in tutto il film si rivela un marchingegno pressocchè perfetto e con tutto "il peso del successo" da sopportare:"-Sei un'ingrata e una cretina, per questo hai fatto carriera", come fardello e metafora che rimanda inevitabilmente al Sorrentino "aspettato al varco", tra momenti e movimenti estetici di puro talento, della mdp, sapientemente puntata e diretta, che vanno oltre il cinema, per armonia e struttura, avvicinandosi ora al balletto classico, ora alla pittura espressionista, ma che restano felicemente "dentro", in maniera sinuosa e avvolgente, (basti pensare alla sequenza iniziale, che tra l'altro si pone in netto contrasto con quella d'apertura de la Grande Bellezza) per un'opera totale, "Youth La Giovinezza", procede sornione e complice, per rapire lo spettatore d'intensità improvvisa, rendendolo complice ed emozionandolo con naturalezza, interpretato da veri e propri fuoriclasse capitanati da un Michael Caine a dir poco straordinario e con la solita magnifica colonna sonora. A Cannes è andata male, poco male, Sorrentino c'è e regala un'opera matura "desiderosa di vita", mettendosi anche più a nudo del solito, dimostrando ancora una volta, talento e innovazione e soprattutto che non ha perso di una virgola "la gioia del raccontare la vita" nei suoi molteplici aspetti.
"-La monarchia è vulnerabile, basta fare fuori una persona, come nei matrimoni"

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