Astronave Max - Max Pezzali




Astronave Max è il primo album dopo le celebrazioni fatte per il ventennale artistico di Max Pezzali, rivalutato dai colleghi giovani e/o famosi, specie rap ma persino dal mondo indie, si sono prodigati grazie alla compilation targata rockit a celebrare gli 883. Inutile dire che ci aspettavamo molto ma molto di più dalle nuove canzoni del nostro ringalluzzito ancor più dalla stima dei colleghi. L'astronave di Max invece stenta decisamente a decollare e si trascina stancamente per 14 canzoni trite e ritrite, sia musicalmente che dal punto di vista testuale, una delusione su tutta la linea anche perché mancano persino i singoli capaci di soprassedere su quello o l'altro difetto sulla lunga distanza. Il peggior disco del nostro, un karaoke iper ascoltato, senza idee ne credibilità,  una sorta di pantomima di se stesso, in evidente crisi d'ispirazione. Paradossalmente i tributi ricevuti gli hanno tolto la voglia di rinnovarsi, non c'è errore più grande che possa fare un'artista pop, dove non basta un semplice aggiornamento, ci vuole un upgrade continuo ed efficace. 



"E' venerdì": ballad circolare comunque ben strutturata:"immersa nel traffico, pensando all'estate": "Grazie a Dio è venerdì e grazie a Dio sei qui e cacceremo via i pensieri che torneranno lunedì ma non pensiamoci godiamoci ogni istante"



"La prima in basso": altra ballad stavolta piuttosto scontata nel suo dipanarsi che cerca solennità nel ritornello ma non la trova: "una marcia dopo l'altra la paura passerà, ciò che non distrugge poi fortifica"



"Superstar": cafonal dance, abbinata a synth nostalgici "di questo posto sei l'unica superstar", si parla sostanzialmente di una cameriera... come ad aggiornare il repertorio degli 883



"Sopravviverai": mood retrò, svolgimento e testo imbarazzanti: "Non dormirò mai più in questo letto mi manchi tu"



"I fiori nel deserto": ballad dai sapori folk/conutry didascalica nel suo svolgimento "la mia mano nella tua vincerà pioggia e grandine"



"Col senno di poi": "sei in splendida forma anche tu so ancora capire le bugie che dici" pop dance annacquato e agrodolce con poco mordente



"Niente di grave": "non ricordo molto di quando ero piccolo ma mi ricordo che ero spesso felice" al pianoforte portante, melodia al potere, banale al più ma più che accettabile nel contesto, anzi acquista valore rispetto al buio profuso in questi solchi



"Generazioni": io non sto tanto bene ma gli altri stan peggio di me": dance abbastanza stantia nei suoi risvolti melodici



"L'astronave madre": innesti dance più convincenti e attuali, una melodia leggermente più ricercata e un testo più centrato e adulto: "anche le cose son disposte in modo simili perchè non è pratica la fantasia" sembrano tanto cosa quasi, si tende quasi a rivalutare un ritornello abbastanza fiacco mal supportato da un mixaggio invadente.



"Fallo tu": filastrocca pop, 883 style, orecchiabile, dalle ritmiche pese, ma decisamente niente di che anche per la banalità del testo: "fallo e basto e non pensarci più visto che sei così brava tu così almeno non mi stressi più"



"Come Bonnie e Clyde": "promettimi che non ci lasceremo mai mentre la radio suona every say goodbye" pop dance alla sei un mito



"Ogni giorno una canzone": "qui tutto passa in fretta le cose non dette vanno via e si perdono ce solo la diretta le repliche non le mandano" pop ballad, che sembra una bside delle ballad che furono



"Il treno": dance latina. "c'è stato un tempo in cui son stato giovane credevo di esser forte e imbattibile"

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