"Meccaniche Razionali" è l'album d'esordio dei Mollier, band formata da Luca
Mazzamurro (voce e chitarre), Andrea Zannoni (tastiere, pianoforte), Tommaso
Preda (basso) e Riccardo Capelli (batteria). “Riapro
gli occhi” è un brano dalle dinamiche evocative, sospeso
tra l’inferno e il paradiso e teso a rivelare la natura riflessiva della band
sin dalle prime battute. Cavalca l’onda del primo brano anche “Il
giardino delle antiche danze”, che
strizza l'occhio all'oriente, con il riff di chitarra che prende corpo e si
intreccia alla voce prima e alle ossessive legature dei tom poi. Sale la tensione tra gli ingranaggi dei Mollier nella
tiromanciniana "Notturno in Em" con un piano suonato a metà tra il pop e il
jazz e le chitarre distorte a tessere un ritornello trasportante, spirituale
nel testo, sfiorando la psichedelia. Spazio per la prima cover del disco: "Ovunque
proteggi", del buon Vinicio Capossela, lavorata con
suoni rhodes e tappeti di archi per poi lasciare spazio ad un pop/rock che ne
anima la festa fino a ritornare con il sound alla gestazione iniziale.
Il disco prosegue con il suo personale senso
spirituale nella sommessa "Al di là delle parole", dove l'onirica voce di Luca Mazzamurro
sposa elegantemente l'aria larga e sognante degli arrangiamenti: forse avremmo
fatto a meno di ascoltarne la coda, che spezza un po' il mood del brano...
Con "Le
medie intelligenze" si conferma
la dissacrante strada percorsa dai quattro, in una via parafrasata tra il sogno
e la realtà al cui interno trovano spazio liriche di qualità e melodie al loro
servizio. La giusta dimensione di
questo difficile rapporto tra bianco e nero si manifesta in maniera più netta e
distinta nella successiva "La Comunicazione", quasi un seguito esplicito della
precedente, condita di ancora più malizia e malessere artificiale, forse il
brano migliore in tema di completezza armonica e testuale, struggente quanto
basta e rilassante nella sua tensione.
"Se ci fosse un
uomo" è l'altra cover presente nell'album, di
gaberiana memoria, un po' più aggressiva di quanto ci si aspetti e di quanto
gli stessi volessero farci intendere dalle prime battute ma pur sempre
intimista, con una voce femminile recitante a dipingerne i confini armonici.
Malinconica e compagna ideale di un giorno di
pioggia è "Nel bene e nel male" che sfiora l'indie nell'esposizione e nella
quale trovano spazio anche dei ragnatelici intrecci di note crepuscolari di
piano e chitarra. Chiude i giochi "Il conto", a
conclusione di un concept consumato con gusto. Il disco è un riuscito esperimento di cantautorato al
servizio dell'armonia, miscela gli elementi armonici e ti fa perdere la bussola
nel suo estremo invertire le polarità tra oriente ed occidente, tra yin e yang.
L'ascoltatore confuso si fa trasportare dalle sue melodie intrecciate: però i
Mollier svelano l'indirizzo giusto della loro strada, che non è ne' l'una ne'
l'altra, però paradossalmente entrambe.
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