Ci troviamo in Arabia - anche se per
problemi politici ed economici la serie in realtà è stata girata
tra Marocco e Tel Aviv - dove una guerra sta dilaniando il Paese ed
il popolo è in rivolta. Questa è la location di "Tyrant",
un thriller politico caratterizzato da una purtroppo forte presenza
soap opera style, con personaggi poco definiti e dialoghi spesso
banali. Nata da un'idea di Gideon Raff, già creatore dello splendido
"Homeland", lo show inizialmente doveva andare in onda
sulla HBO, che forse avrebbe dato alla serie la giustizia che merita,
invece alla fine la lotta interna è stata vinta dalla FX che si è accaparrata la sceneggiatura, ordinando una prima stagione di dieci
episodi, rinnovata per la seconda che va in onda dal 13 giugno
scorso, mentre proprio l'altro ieri sera si è conclusa la prima in Italia
sulla piattaforma Sky.
Purtroppo la FX però, non è riuscita, come
dicevamo, nell'intento di creare una serie che avrebbe davvero potuto
vincere parecchi premi, se solo si fosse data ad essa una lettura
chiara e precisa, dei personaggi ben definiti nel contesto ed una
trama più orientata verso la "politica" e meno sul drama
che ha spinto la serie verso qualcosa di già visto. La critica
statunitense accolse il Pilot negativamente, alcuni andandoci giù
pesante, eppure proprio i primi due episodi forse sono i migliori di
tutta la prima stagione, l'incipit è abbastanza originale: Bassam
"Barry" Al Fayeed (Adam Rayner), figlio minore del
dittatore arabo di Abbudin, decide di tornare in patria dopo ben
vent'anni di esilio auto-imposto, per essere presente al matrimonio
del nipote Ahmed (Cameron Gharaee) con Nusrat (Sibylla Deen), donna
poco incline alle nozze forzate che verrà rapita poco dopo il
matrimonio e che cadrà in una profonda depressione.
Bassam è
intenzionato fin dall'inizio a tornare in patria subito dopo le
nozze, ma ovviamente gli avvenimenti non lo permetteranno, si vedrà
coinvolto negli affari di famiglia, con cui non ha proprio dei
rapporti idilliaci e presto dovrà aiutare il fratello Jamal (Ashraf
Barhom), uomo prepotente e violento, ad acquistare la fiducia nel
popolo dopo la morte del loro padre. Da lì un concatenarsi di eventi
porteranno ad una rivolta popolare guidata da alcuni estremisti che
vogliono la democrazia. In tutta questa situazione contrastata, anche
la famiglia di Barry accetta controvoglia la nuova situazione,
soprattutto la figlia minore Emma (Anne Winters) e la moglie Molly
(Jennifer Finnigan), invece ad accettare la cosa, perché non gli
dispiace il lusso in cui si è sorprendentemente ritrovato, il figlio
Sammy (Noah Silver), omosessuale, che si getterà a capofitto sulla giovane guardia del corpo della famiglia Abdul (Mehdi Dehbi).
Subdola e arrampicatrice, completamente all'opposto di Molly, è la
moglie di Jamal, Leila, interpretata da Moran Atias - che in Italia
ha partecipato a diversi programmi tv come "Carramba che
sorpresa", "I raccomandati" e "Matricole e
Meterore" per poi passare al Cinema - che da adolescente ha avuto una relazione con Bassam
e infatti i due non sembrano così indifferenti nemmeno oggi.
Verosimilmente nel corso della prima stagione già si intuisce che
l'uomo si allontana dalla moglie e si avvicina sempre di più a
quell'amore adolescenziale, fin quando la sua famiglia deciderà di
tornare a casa e non seguirlo nell'impresa di spodestare il fratello. Da ricordare anche John Tucker (Justin Kirk), diplomatico
statunitense, e Yussef (Salim Daw), consigliere di fiducia della
famiglia Al Fayeed da generazioni.
Come potete ben
immaginare la trama è altalenante, a tratti molto debole, che tra
alti e bassi si snocciola in un susseguirsi di un'inutile telenovela,
stile "Beautiful" e d'altro canto una parte che andava
messa molto più in luce, fatta di complotti, terrorismo e una
location splendida che non viene sfruttata come si dovrebbe. Il
difficile rapporto tra i due fratelli, apparentemente agli antipodi,
risulta alla fine non forte come dovrebbe e la famiglia di Barry fa
solo da sfondo, quando forse andava messo in risalto un po' di più
il rapporto tra padre e figli, come se l'accettazione del cambiamento
di Paese, abitudini e culture agli antipodi, per un adolescente fosse davvero così semplice come appare
in "Tyrant". Insomma, un cast non proprio perfetto ed
alcuni buchi nella storia, mancanze troppo evidenti della
sceneggiatura, non riescono nell'intento di creare una serie che
originariamente poteva davvero essere eccellente. Peccato.
Personaggi e doppiatori:
Bassam "Barry" Al-Fayeed
(Guido Di Naccio)
Molly Al-Fayeed (Anna Cugini)
Jamal Al-Fayeed (Antonio Palumbo)
Sammy Al-Fayeed (Manuel Meli)
Emma Al-Fayeed (Annalisa Usai)
Leila Al-Fayeed (Benedetta Degli
Innocenti)
Yussef (Luciano Roffi)
John Tucker (Edoardo Nordio)
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