"Io
sono ciò che penso, suono e canto" canta Raf in "Sono io",
ed evidentemente non deve passarsela benissimo. Dopo il flop
sanremese arriva un album con poche idee, che mal si conciliano con
la carriera del nostro, capace sempre e comunque di tirar fuori
quanto meno un paio di brani "memorabili" a disco.
Decisamente fuori forma, appare invece tra questi solchi il
peregrinare alla ricerca della pop song perfetta, che si spegne dopo
appena un paio di tracce. Si cerca un recupero di certe sonorità
degli esordi, ma si finisce fuori tempo massimo quasi sempre, per lo
più con poca originalità. Vive di mestiere l'intero album, su una
gradevolezza di fondo che finisce con l'infastidire e non basta di
certo neanche a strappare un'insufficienza come si deve. Se il pezzo
che hai portato a Sanremo, influenza a parte, è stato il peggiore
della kermesse, se la titletrack è la traccia peggiore dell'intero
album, se chiudi con un “Amore sospeso” che è più “Un giorno
migliore” di Giorgia, bisogna necessariamente farsi delle domande e
ancor più trovare delle risposte. Benchè nel progetto hanno
lavorato, oltre al collaudato gruppo di Raf, anche il
batterista americano Gary Novack, i bassisti Luca Vicini (Subsonica)
e Combass (alias Valerio Bruno, Apre's La Classe).
"Eclissi
totale": "Attualmente ho perso l'abitudine di dire basta è
l'ultima occasione per rinascere da questa stanza" pop dance con
venature vintage dall'incedere incalzante ad ampio spettro melodico,
non male.
"Pioggia
e vento": "Non lontano da qui il mondo sta bruciando e noi
assuefatti ormai restiamo qui siamo del tutto inermi" come
sopra, con un testo che accenna a tematiche sociali, il risultato è
comunque gradevole.
"Rimani
tu": e arriva la prima ballad, a sfondo ovviamente
romantico: "Tutto passa tutto tranne te" che esplode
trascinante nel ritornello, nonostante qualche rima di troppo.
"Rose
rosse": celeberrima cover di Ranieri, in versione bossa, già
presentata a Sanremo, accessoria e prescindibile tra questi solchi...
"Con
le mani su": "Ognuno è come una stella e siamo noi un
cielo che brilla ci sono io e ci sei tu con le mani su" ballad
al pianoforte che nel ritornello vira su ritmiche decisamente dance e
prosegue così nell'alternare i due temi:
"Sensazione e chimica e una sola logica quella dell'istinto".
"Come
una favola": la canzone più brutta di Sanremo, anche per le
condizioni fisiche del nostro, migliora decisamente nella versione in
studio, ma non ha la forza, il pathos delle migliori ballad con cui
Raf ha attraversato questo decennio, solo un ritornello
ammiccante:"Vorrei che fosse per sempre come una favola a cui
non crede nessuno soltanto io e te".
"Arcobaleni":
"Se cadrai io ti solleverò e ti porterò dove nascono gli
arcobaleni e mi ritroverai sempre qui" pop ballad ultra
romantica, di natura circolare, di sicuro impatto, ma francamente
assai banale "se ci credi puoi soffiare via le nuvole con un
soffio via da te".
"Sono
io": "Forse sono io visionario ma non credo cambierei mai un mio
difetto" funky, "datato", dal testo compiaciuto e
dall'evolversi stantio, la title track delude decisamente: "Io
osservo nell'universo nei tuoi occhi e non chiedo niente al domani
perché niente mi cambierà".
"Io
ti vivo": mood retrò, atmosfera notturna e sospesa, qualche
ingenuità nel testo ma rispetto agli ultimi brani si lascia
apprezzare: "Questa notte comincia così senza sogno sognandoti
qui".
"Show
me the way to heaven": al pianoforte, in un continuo crescendo
di melodia, uno dei pochi episodi a salvarsi.
"Amore
sospeso": melodicamente ricorda "Il mio giorno
migliore" di Giorgia, non dispiace ma difficilmente ci si sposta
dall'impressione che sia una scopiazzatura bella e buona: "Sai
che cos'è un peso che mi toglie il fiato, se mi guardi e sono teso,
sai che cos'è è un amore sospeso".
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