Arrivato con successo alla seconda edizione, l'Indiegeno Fest di Tindari è una di quelle occasioni che unisce perfettamente ottima musica italiana del
panorama indie ad un altrettanto eccelso panorama, quello della vista
mozzafiato che si vede dal teatro antico di Taormina, luogo incantevole. Ad
alternarsi sul palco sono, nell'ordine: Tommaso Di Giulio, DiMartino, Levante,
Colapesce e Niccolò Fabi con gli Gnu Quartet. Tutti hanno dato il meglio di
loro, malgrado spesso i problemi tecnici abbiano frenato qualche esibizione,
soprattutto quando è stata la volta di Colapesce, il volume eccessivamente alto
non ha permesso di godere appieno del mini concerto del cantautore siciliano,
ma ovviamente i problemi tecnici possono starci specialmente se il cambio palco
e di strumentazioni lo si fa in pochissimi minuti.
Tommaso Di Giulio |
Ma è stato comunque uno
spettacolo unico, sorprendente e musicalmente impeccabile, anche perché stiamo
parlando di cantautori eccellenti, anche se alcuni purtroppo poco
conosciuti allo star system, ma pur sempre cantautori che hanno vinto premi importantissimi nel
campo musicale italiano. E non ci sorprendono soltanto loro, ma anche il
pubblico calorosissimo, che conosce a memoria anche le canzoni meno conosciute,
rendendo il tutto ancora più godibile e ricco di armonia. Considerando che le
amministrazioni comunali e regionali non hanno praticamente dato alcuna mano ai
creatori di questo spettacolo e valutando la poca pubblicità che, anche a causa
di questo, il festival ha avuto, il quasi sold out è un plauso in più che va ai
giovani organizzatori del festival.
DiMartino |
Di Giulio, romano, classe '86, ci
disorienta con la sua simpatia, sia nell'esprimersi che nella sua musica, che
ci porta alla mente i Silvestri e Capossela. Il
miglior modo per cominciare la serata, scaldando il pubblico. Tra i tanti suoi
pezzi tratti dai suoi tre album già pubblicati, nell'ordine: "Tutto il
male vien per nuocere" del 2011, "Per fortuna dormo poco" del
2013 e "L'ora solare" di quest'anno, ci fa ascoltare: "Le mie
scuse più sincere", "Dov'è l'America?", la bellissima
"Musica da camera": "La casa è molto piccola, ci pizzica uno
spiffero, la musica che gracchia da uno stereo consumato, giochiamo a fare gli
hippie, ma senza alcun vinile, ci tocca fare piano che il muro è più
sottile" e "Farò colpo".
Levante |
Poi tocca a DiMartino, siciliano
doc, più "politico" e forse più serioso del primo con le sue "Come una guerra la primavera", "Cercasi anima", "Un
paese ci vuole" e la profonda "Non siamo gli alberi":
"Sarebbe bello non lasciarsi mai, ma abbandonarsi ogni tanto è utile o necessario
alla sopravvivenza", quasi tutte cantate all'unisono col pubblico di
Tindari. Poi sarà la volta dell'unica donna,
la cantautrice Levante, catanese, che con i suoi primi due album ha dato
dimostrazione di forza e classe innata. Dal primo dei due, "Manuale distruzione",
ci fa ascoltare il tormentone dell'estate 2013: "Alfonso" e
"Memo", mentre dalla sua seconda fatica, l'album "Abbi cura di
te" uscito lo scorso maggio e approdato nella top ten degli album più
venduti, ci fa ascoltare, tra le altre, proprio il brano omonimo che da il
titolo al cd e i due singoli "Ciao per sempre" e "Le lacrime non
macchiano", mettendo una carica nel cantare invidiabile, sempre presente
su quel palco, dando tutta se stessa, con una voce di tutto rispetto ed un
temperamento datole probabilmente dal suo animo siculo.
Colapesce |
La volta di Colapesce è, come abbiamo detto in precedenza, un po' macchiata da problemi
tecnici, il volume eccessivamente alto distorce tutto, si capisce ben poco di tutta la prima parte
del suo concerto, alcune sbavature, ma sappiamo quanto forte sia Lorenzo
Urciullo quando si esibisce live. Ma malgrado tutto la sua musica è sempre
possente e carica. Ricordiamo che nel 2012 Colapesce ha vinto con il suo primo album,
"Meraviglioso declino", la Targa Tenco come miglior opera prima, e
questo già dice molto sulle abilità del cantautore. Ci farà ascoltare una delle
sue canzoni più intense "Satellite", e poi ancora "Restiamo in
casa", "Egomostro", brano che da il titolo al suo ultimo album
uscito pochi mesi fa, "Brezsny" e "Maledetti italiani".
Poi brucia un foglio sul palco per protesta e forse
preso dal nervosismo per qualcosa che visibilmente non funziona su quel palco,
se ne esce con una frase poco felice, come: "Per Levante eravate più
calorosi", facendo indispettire un po' il pubblico. Ma tutto sommato gli
applausi ci sono e va bene così.
Niccolò Fabi |
Infine il momento più atteso della
serata, l'arrivo di Niccolò Fabi, accompagnato dagli splendidi Gnu Quartet:
Raffaele Rebaudengo alla viola, Roberto Izzo al violino, Stefano Cabrera al
violoncello e Francesca Rapetto al flauto traverso, ci fanno vivere
un'esperienza musicale unica del suo genere, una magia data forse anche dal
luogo dove ci troviamo, che esplode quando tutto il pubblico canta all'unisono
tutti i dieci e più brani cantanti da Fabi, accompagnandolo all'unisono con il
battere delle mani e per la prima volta il pubblico si alza in piedi, balla,
canta, si emoziona, rivivendo vent'anni di musica italiana attraverso: "Il
negozio di antiquariato", "Un buona idea", "Lasciarsi un
giorno a Roma", "Offeso", le stupende "E' non è" e
"Oriente", "Ecco", "Vento d'estate",
"L'amore non esiste", nel corso di questo mini spettacolo che ci
offre, parla col suo pubblico e ci dice, proprio sul finire di questa lunga
serata durata quasi 6 ore: "E' stato un festival dove hanno suonato prima
di me, in ordine cronologico: Tommaso Di Giulio, DiMartino, Levante e Colapesce
e sono degli artisti che stimo molto e non capita sempre di condividere il
palco con artisti così, quindi il fatto di concludere la serata con loro è
davvero straordinario. Io mi auguro veramente che se questa serata è andata
bene, l'anno prossimo l'Indiegeno avrà ancora più seguito e anche le
amministrazioni se ne renderanno conto e magari daranno anche una mano a questi
ragazzi, perché c'è bisogno di sostenere chi si impegna con tutte le difficoltà
a portare anche in una terra non facilissima delle serate belle belle davvero
come questa, quindi a loro dedico questo pezzo", che poi sarà
"Costruire".
Gnu Quartet |
Infine saliranno nuovamente tutti sul palco per farci
ascoltare un bis fortemente voluto dal pubblico e facendoci ascoltare un brano
di Franco Battiato: "La stagione dell'amore". Con la dovuta standing
ovation e gli inchini di rito, si congedano dal pubblico, sperando in una terza
edizione di questo Indiegeno Fest, che abbia un occhio di riguardo da parte
delle Istituzioni perché è giusto che anche la
Sicilia, ricca di artisti raffinati, ogni tanto possa vivere di bella musica che crei aggregazione.
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