"Abbi cura di te" conferma il talento di "Levante", in primis come songwriter di spessore, ma anche nella voglia di andare oltre quanto di buono già espresso nel primo album e rilanciare, con coraggio, entusiasmo.
Dodici brani che hanno profumi lontani, che sono istantanee, fotografie, che finiscono per rilasciare una sensazione di intimità, una ricerca della purezza "perduta o meno" che non è nostalgia o disincanto, ma un voler guardare con occhi nuovi ancora una volta con l'ironia e l'esperienza del caso a una sfida tutta da vivere. Inutile dire che Musica e Testi vanno di pari passo, che "il secondo album è sempre più il difficile per la carriera di un'artista" che la prova è ampiamente superata.
"Le lacrime non macchiano": "felice che la vita si sia accorta di noi", pop song dal mood anni 80, costruita ottimamente:
"le lacrime non macchiano non se ne accorgerà nessuno che ho pianto come un cane per averti"
"Ciao per sempre": "non sei stato mio e mai mio sarai tra questa gente", minimal dalle buone armonie forse manca un pò di mordente
"Abbi cura di te": arrangiamento scarno e prezioso per questa soul ballad, che fa venite in mente Giorgia specie nel ritornello: "e chiamami amore senza tremare saremo anche banali ma che nome dare a questo vortice che porto in cuore ancora?"
"Caruso Pascoski": beat dal retrogusto vintage, sinuoso, con tanto di clap hands a narrare ricordi di "prima adolescenza": "bacio carezza schiaffo la bottiglia punta su quell'altro il giro si rifà"
"La rivincita dei buoni":"la mia antogonista porta il mio nome, che vinca il migliore" filastrocca fiabesca, che si dipana in un ritornello anni 60: "da quanto ti volevo io ti ho trovata felicità",
"Contare fino a 10": "smetti quanto prima di sprecare la saliva", folk country, incisivo e arrembante.
"Tutti i santi giorni": "Che differenza c'è tra il male che mi fai e il male che mi vuoi?", altra citazione cinematografica dopo il film di Nuti, sulla chitarra portante e decisa, dall'incedere ficcante, con uno dei migliori testi del lotto: "sei libero di andare ma forse ti trattengo un pò"
"Finchè morte non ci separi": atmosfere baustelliane a raccontare il primo amore, complici, come gli occhi di "una madre" che canta anche, con tanto di finale strumentale liberatorio: "portami con te questa notte non ho più paure"
"Lasciami andare": lasciami toccare il fondo per ritornare a galla che respirare sembra un sogno, lasciami capire che dietro non si torna neanche per prendere rincorse" intensa e rarefatta con un altro testo "importante"
"Mi amo": "Finchè avrò le forze non lascerò che entrino i ladri a rubarmi l'amore" cantilenante e sospesa, ad alto tasso melodico, nel cantato come già in "Finchè morte non ci separi", da notare sfumature alla Cristina Donà che di certo non dispiacciono
"Pose plastiche": "Non se ne può più del vostro ego" critica neanche troppo velata al mondo dello spettacolo, ha i crismi dell'hit estiva, leggera, ma che si appoggia sulle parole, come a sdoganare "l'ennesimo tormentone" con intelligenza.
"BIglietto per viaggi illimitati": "ho provato a baciarti ma non apri più gli occhi" ballad in pieno stile anni 60, alla Nina Zilli per intenderci, melodia al potere: "senza chiedere scusa non si torna più indietro"
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