Fortemente
cantautorale e di un'eleganza disarmante. Si presenta così l'ultimo lavoro di
Andrea Di Giustino “Il Senso dell'Uguale”, prodotto assieme a Mauro Mengali
degli storici O.R.O. che si avvale della collaborazione di ottimi musicisti che
sanno cogliere appieno i suoi sentimenti: Giulio Fonti, Andrea Campisano, Paolo
Ladu e Francesco Lo Cascio. E' vero che Andrea riporta in voga, con una voce
molto più fresca, i più classici Fossati o Gianmaria Testa, però azzarda nelle
musiche – a parte in due brani nel finale – dove le chitarre lanciano e fanno
prendere il volo al disco, creando delle interessanti aperture. Insomma, un
cantautore d'oggi, contro chi afferma che i cantautori non esistono più (e per
il vero lo dicono i vecchi maestri) e che oggi sono stati soppiantati dai
rapper. Forse sarebbe meglio tornare sui giusti passi... e ascoltare il
“sogno-dipendente” Andrea Di Giustino, ad esempio.
“L'attesa”:
nostalgicamente armoniosa, di ricordi e di ragazzi che si fanno uomini, forse
troppo presto e allora: “La pazienza è una virtù importante che si può perder
troppo presto sì, ti accorgi di esser grande e il mondo è andato troppo lesto”,
segno che bisogna fermarsi, aspettare, guardarsi allo specchio, senza sostare
tra i limiti sin troppo pericolosi...
“Punto
a capo”: ricominciare a piccoli passi, come il pianoforte dispettoso, come gli
strumenti che si fanno spazio sempre eleganti, come lo stile di Andrea, con la
chitarra ipnotica: “Certe sere anch'io punto e a capo, solo insieme a Dio sarei
tornato indietro...”
“Controindicazioni”:
“Generalizzare tutte le storie d'amore un po' è come vedere il cielo senza
sfumature, prenditi gli istanti, le emozioni che hai vissuto ed ora lo racconti
ma non ritornare clandestina nei miei sogni”... una carezza questa canzone di
un amore ormai lontano ma difficile da dimenticare... come per ogni cantautore
che si rispetti, una seconda “Giudizi universali”...
“Il
senso dell'uguale”: ritmicamente vicina al più romantico Fossati, il senso
della vita per Andrea Di Giustino sta in questo brano, un cammino percorso
lentamente, gradino per gradino, fino ad arrivare qui: “C'è chi vuole sempre un
cielo terso solcato solo dagli uccelli e tutti fuori che non piove e non si
arricciano i capelli, ma di malinconie bagnate qualcuno ha scritto una canzone.
Dal profumo della terra ho visto anch'io nascere un fiore”.
“L'alchimista
di parole”: questo brano energico e positivo è l'esempio lampante di quello che
dicevamo nella presentazione, elettriche tese e loop rockeggianti, ma senza mai
abbandonare la melodia. Piacevoli i riff di chitarra: “Che sorridere fa male,
sempre serio sempre teso chi non ascolta nel suo cuore un alchimista di
parole”...
“Morire
vivo”: si vira verso il levare, con belle melodie: “Dimmi dove, dirmi come,
conosco un posto dove andare altrove, la vita offre solo un tentativo e ciò che
sogno è di morire vivo” e allora perchè non agire, perchè non vivere a pieno?
Un consiglio... e poi il brano cambia totalmente nel bridge e indubbiamente
potrebbe essere il singolone del disco!
“Piccoli
sogni imperfetti”: una marcetta e loop sognanti e Andrea che canta: “C'è voluto
del talento dentro ogni fallimento per scoprire quanta forza non sapevo di aver
dentro”... quando fai il musicista è inevitabile “escludersi volentieri” dal
resto della società. Anche se, per il vero, è il brano meno convincente del
disco, perchè ha meno mordente o forse perchè il cantautore la sente sin troppo
sua e non riesce ad esserne distaccato.
“L'amore
non vissuto”: piano e voce flebile, quasi con timore per cantare parole di
amori inespressi, rimasti sopiti, o forse di amari stanchi perchè è la
sensazione che si ha ascoltando quella che in fondo è una ballad, ma noi
preferiamo l'Andrea Di Giustino più energico: “Resti la gioia che ho teso come
fosse un ordigno inesploso quella passione che non è mai scesa vissuta a metà
tra l'amore ed il gioco”...
“Aprile”:
il pianoforte fa da apripista e il tutto è sinuoso, sognante, danzante, di una
malinconia latente, il riscatto dei due brani precedenti: “Anna insegnami dove,
da quale parte che sta la felicità, non come chi la vuole e poi la vita si
limita a viverla, questa è la tua canzone, credimi è il meglio che ho, come
dice Elton John e ad aprile nasce un fiore e vedrai che te lo regalerò”.
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