Misfatto - Rosencrutz is dead


Il “trip” dei Misfatto, iniziato con il libro “La chiesa senza tetto” scritto dal leader Gabriele Fenotti e proseguito con “Heleonor Rosencrutz”, termina con “Rosencrutz is dead” forse non con le adeguate attese. Ovviamente per un gruppo come i Misfatto, che giocano con il mistico, l'ignoto, divinizzando l'ordine segreto dei Rosacroce, approdare ad una singolare trilogia/concept (un libro e due dischi) è l'apice del simbolismo. Per noi invece è rock, riff storici, ma poca psichedelia, al di là di come viene presentato il disco. Per i Misfatto c'è tutto un mondo che noi sinceramente non capiamo. Non comprendiamo sul serio il fatto di mitizzare una società segreta di discutibili origini tra esoterismo e settismo, soprattutto nel 2015. I significati, i simboli insiti e circoscritti in alcuni brani anni '60- '70 per come erano strutturati, realizzati e per il periodo storico di riferimento andavano bene e hanno fatto nascere più di una leggenda ancora oggi a noi pervenuta, ma dedicare oggi una trilogia alla “tematica” ci pare fin troppa.

“Kamaleon”: intro tridimensionale, o meglio “six dimention” con un'apertura grunge e dolorosa delle elettriche stanche. La seconda parte entra in punta di piedi con arpeggi di chitarre acustiche, di armonici, dove la voce di Melody è solo un'illusione, dura il tempo di far in modo di far riprendere fiato ad un brano camaleontico come i suoi “padri”...

“Through the silence”: la sezione ritmica possente avvolge le elettriche, in un'aura mistica, di controversi rosacrociani, che fa meno Nirvana rispetto ai passaggi di melodia: “Through the silence... of the night”.

“Rosencrutz is dead”: spinte rock immortali e riff in contrasto con il significato delle parole. Jack de Molay, ultimo dei templari legato alla nascita di Rosacroce, muore al rogo il 18 marzo del 1314. Molti secoli dopo ma lo stesso giorno, è pronto il master del disco dei Misfatto, per loro una buona coincidenza.

“Walkin’ down the sea”: malinconicamente i Misfatto si aggirano come fantasmi nella loro amata Lisbona, nel racconto “La chiesa senza tetto”, psichedelica più nei sentimenti che nella musica, più riflessiva la batteria, più sognanti i riff delle elettriche...

“Heleonor Lives”: dall'album precedente torna Heleonor, che vive chissà dove e ancora una volta il brano si fa nostalgico con un bel chorus ballad rock. Melody canta tra l'inglese e il portoghese.


“Falling”: dopo un intro poco mistico, ci si addentra nel rock con la ritmica cadenzata dove si poteva azzardare senz'altro di più.

“The Time before I die”: riff di chitarre e basso in evidenza per un altro brano camaleontico ma più alternative e decadente...



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