Intervista con Michele "Mezzala" Bitossi


"Irrequieto" di Mezzala è a nostro parere uno dei migliori album di questo 2015, ci è sembrato naturale "approfondire" con il suo autore, a cui abbiamo rivolto alcune domande:
 
Come è nato questo "Irrequieto" Michele, l'altro giorno mi dicevi che ci avevi messo l'anima e io ti dissi che si sentiva perfettamente, ottima anche la scelta di registrarlo live, sono decisamente canzoni "calde", "vive e vere" e meritavano questo "trattamento"

Mi fa enormemente piacere che tu dica questo. Vuol dire che abbiamo fatto centro. Sono molto contento del fatto che in parecchi si stiano accorgendo che questo disco, giudizi artistici a parte (che comunque per fortuna sono lusinghieri), ha un mood che si discosta piuttosto nettamente dalla massa delle produzioni italiane di area indipendente. Con Ivan Rossi (che ha prodotto l’album) avevamo questo forte desiderio di lavorare su arrangiamenti e su suoni che non rischiassero di avere una data di scadenza, che non fossero necessariamente legati al “qui e ora”. E’ stata una scommessa con un relativo processo di produzione parecchio impegnativo. Volevamo che i brani contenessero quei colori e quelle atmosfere che ci hanno fatto amare così tanto alcuni album italiani degli anni settanta, album in cui si respirava e si viveva la creazione musicale in maniera decisamente più pura e vera rispetto a quel che accade oggi.
Detto questo non potevamo far altro che registrare il più possibile in presa diretta.
Comunque, negli ultimi tempi, ho ascoltato altri dischi italiani che in qualche modo, mi pare partano da presupposti simili a “Irrequieto”. Mi viene in mente “Il mio stile” di Mauro Ermanno Giovanardi e “L’universo elegante” di Gianluca De Robertis, due dischi bellissimi. Fortunatamente c’è ancora qualcuno che dimostra di amare davvero la musica.

 
Canzone d'autore italiana e Beatles, serrando le fila, si possono riassumere a queste le influenze o c'è dell'altro?

Beh, hai serrato parecchio le fila in effetti…Però hai detto una cosa verissima.
I Fab 4 sono da sempre un riferimento imprescindibile per me. Tutto, o quasi, nasce da lì. dei Beatles, fra l’altro, adoro anche gli elementi meno considerati, come per esempio lo stile geniale nel suonare la batteria di Ringo. In generale il pop rock anglosassone ha avuto e ha una grande influenza in quello che faccio musicalmente. A questo giro però, più che gli Smiths (che adoro) mi sono ispirato agli Style Council, ai Sexy’s Midnight runners, a cose più “soul bianco”.
Quanto alla canzone d’autore Italiana mi sento influenzato fortemente solo da quei cantautori che hanno saputo trovare un equilibrio fantastico tra il testo e la musica, con l’obiettivo non sacrificare mai )o comunque il meno possibile) l’uno a scapito dell’altro.
Parlo di Ivan Graziani, Lucio Dalla, Lucio Battisti, Eugenio Finardi, per esempio.


I fiati hanno un ruolo centrale in molti dei brani, come è nata questa scelta?

E’ successo che mi sono infatuato, con colpevole ritardo, di certo soul, soprattutto quello di matrice “bianca”. Da buon figlio degli anni novanta in passato ho colpevolmente coltivato la tendenza a detestare i fiati per partito preso. Poi si cresce, fortunatamente ci si fa furbi, e si capisce quanto questi strumenti possono essere affascinanti e anche emotivamente potenti. Una delle prime cose che ho detto a Ivan Rossi, quando abbiamo iniziato a parlare di come produrre questo disco, è stata: “Ci voglio un sacco di fiati!”. Non se l’è fatto ripetere due volte. Colgo l’occasione per ringraziare il grande Beppe Scardino, che ha diretto la sezione, di cui hanno fatto parte anche Dimitri Espinoza e Federico Pierantoni

 
Adoro personalmente la costruzione armonica dei tuoi ritornelli in generale, in questo caso Sei l'unica ferita o Ancora un pò di bene ad esempio per citarne un paio, hai un metodo specifico?

Ti ringrazio, intanto. Dico innanzi tutto che, per quanto mi sforzi il più possibile di scrivere dei testi che siano per lo meno interessanti la cosa che più mi sta a cuore è creare delle melodie belle, originali, cantabili. Per me una buona canzone pop non può prescindere dalla melodia. In questo senso uno dei miei obiettivi principali, quando compongo, è tirar fuori ritornelli memorabili. E’ proprio una sfida, che mi affascina e mi stimola tantissimo. A volte la vinco, a volte mi riesce meno, fa parte del gioco. Per quanto riguarda il mio metodo di scrittura posso dirti che per questo disco ho lavorato in maniera diversa rispetto al passato. Prima abbozzavo le canzoni in finto inglese e mi trovavo a fare una fatica enorme per scrivere i testi in italiano su metriche strettissime. Per “Irrequieto” ho lavorato sempre di pari passo con testi e musiche, ma anche in un senso, diciamo così “orizzontale”. Nel senso che scrivevo una strofa e solo quando avevo sia testo che musica cercavo il ritornello.


 

Matteo Bianchi e Zibba come sono nate queste collaborazioni, entrambi i brani tra l'altro "Capitoli primi” e "Chissà" affrontano in un certo qual modo anche il tema del in / successo...
Con Matteo la collaborazione è attiva ormai da qualche anno. Il primo pezzo che abbiamo scritto insieme è stato “Le cose succedono” dei Nome. Poi ne abbiamo fatti altri, sempre con molta soddisfazione. Con lui mi trovo alla grande, ha un immaginario pop davvero particolare che ritengo si fonda molto bene col mio.  “Capitoli primi” è nata in maniera diversa rispetto a quel che di solito facciamo. A questo giro mi ha mandato uno scritto e io ho composto l’armonia e la melodia in pochissimo tempo. E’ stata una folgorazione che spero si ripeta. Con Zibba non ci conoscevamo ma ci stimavamo reciprocamente. Credo sia davvero un ottimo autore, oltre che un cantante molto dotato e una persona simpaticissima. Su “Chissà” avevo bisogno di una voce esterna che interpretasse l’interludio il cui testo non è altro che la trasposizione quasi totalmente fedele di un feedback che mi ha dato tempo fa un discografico a cui avevo fatto ascoltare dei provini. In realtà “Chissà” è un flusso di coscienza e parla di tantissime cose, tra cui c’è questo riferimento, molto ironico, alla scena musicale italiana. Il testo di Matteo trovo che contenga un bellissimo messaggio, ossia quello di non piangersi mai addosso, se possibile, e di guardare avanti con passione e speranza.

Di Tristan Martinelli e Ivan Antonio Rossi invece parlando di arrangiamento e produzione? Qualche aneddoto curioso da raccontare durante le registrazioni?

Sia Ivan che Tristan sono stati decisivi per la produzione di questo disco. Hanno saputo interpretare e concretizzare gli input, le visioni che ho dato loro insieme ai provini voce e chitarra dei brani. Io amo scrivere, creare sempre cose nuove ma ho dei limiti per quel che riguarda gli arrangiamenti. Questo nel senso che mi stufo sempre piuttosto in fretta di scandagliare le tante possibilità che una canzone ha per quel che riguarda i suoni, la produzione. Preferisco passare oltre e scrivere cose nuove. Il bello delle collaborazioni fruttuose (e la mia con Ivan e  Tristan è stata molto fruttuosa) è che ci si dividono i compiti. Così è stato per “Irrequieto”.
Tutto il processo di produzione del disco è stato molto intenso, appassionante, faticoso, divertentissimo. Di aneddoti curiosi ce ne sarebbero tanti da raccontare. Solo che adesso non me ne vengono in mente.


 In Fino a Liverpool, c'è o quanto meno si avverte, anche nostalgia per la mancanza in Europa del Genoa, Preziosi sembra sul punto di vendere, qual'è la tua opinione al riguardo e in chi ti rivedi tra i giocatori... Perotti non vale:)

Guarda, in realtà “Fino a Liverpool” parla di tutt’altro. Ovvio che però quella città evoca in me e nei genoani come me un evento indimenticabile come fu l’epica vittoria ad Anfield Road nel 1992. Fra l’altro io andai a quella partita, avevo diciassette anni e mi imbarcai su un aereo con la mitica Fossa dei Grifoni, fu un’esperienza incredibile.
Quanto a Preziosi ti dirò che non mi piace proprio per niente. Gli riconosco un ottimo talento nello scovare ottimi giocatori, lo stesso che dimostra nel rivenderli dopo un campionato. Detto questo, tra non poche difficoltà, sono nove anni di fila che siamo in serie A, il che è un record assoluto. E questo a Preziosi va riconosciuto. In realtà non ha venduto la società, ha accolto Calabrò, un nuovo socio. Speriamo bene…
Dei giocatori attualmente in rosa mi piace citare Leo Pavoletti, un ragazzo fantastico e un attaccante a mio avviso fortissimo, che credo arriverà in nazionale.


 

Giovanni Lindo Ferretti nei giorni scorsi ha fatto molto parlare di se per certe sue diciamo discutibili dichiarazioni, mi sono riascoltato per associazione di idee il bellissimo brano dei Numero 6 "Quel giorno che avevo?" (Contenuto in un ep perfetto a mio avviso). Hai un'opinione al riguardo credo o comunque ti sarai fatto un pensiero a proposito...

Ritengo che Ferretti sia libero di esprimere come, quando e dove vuole le sue idee alla stessa maniera in cui gli altri sono liberi di stigmatizzare, anche in maniera forte, il suo operato.
Personalmente detesto le sue posizioni politico-ideologiche attuali e il modo in cui le esprime. A tal proposito c’è un articolo di Antonio Romano apparso su rockit che mi è parso illuminante e che condivido appieno.
Preferisco comunque ricordarmi del Ferretti autore di testi e declamatore nei CCCP e nei CSI, esperienze artistiche che ho nel cuore

 
E a tal proposito i progetti con la band sono da intendersi attualmente congelati o vi metterete già al lavoro il prossimo anno?

Sì, I Numero6 sono in pausa a tempo indeterminato. Ora voglio concentrarmi essenzialmente sul mio progetto solista. Infatti sono già al lavoro su provini di brani nuovi. Voglio far uscire il prossimo disco a nome Mezzala fra circa un anno.

Date live da segnalare ai nostri lettori?

Abbiamo una serie di concerti a novembre, sulla mia pagina Facebook ci sono tutte le info del caso.
Mi fa piacere aggiungere che i primi due concerti che abbiamo fatto nei giorni scorsi son andati molto bene. La mia nuova band è davvero tosta. Sono musicisti fantastici e persone piacevolissime e ci tengo a citarli: Massimo Tarozzi alla batteria, Paolo “Pee wee” Durante alle tastiere, Claudio De Mattei al basso e, ovviamente, Tristan Martinelli alla chitarra.




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