Prodotti da "Enrico Gabrielli", scoperti da "Appino", "La Maison", con la L nel nome e nel destino, tra Livorno e Londra, tra attitudine da "strada" e amore per la new wawe, esordiscono con "Vaine House" che è un album che mette a fuoco le due anime della band in maniera ottimale senza scomporle o facendo prevalere una sull'altra a seconda dei casi. Un album che trova la sua giusta misura in maniera "quasi magica" per la naturalezza con la quale gli elementi vanno a posto. La qualità la fa da padrona, con nobiltà d'intenti, notevoli e ragguardevoli d'ogni attenzione. Disco fatto di canzoni vere e bellissime, da consigliere... anche ai nemici più cari. "La Maison" incominciano direttamente dall'inferno con ."Devil" che è una sorta di tango funereo, che fa pensare a Nick Cave, immerso "nei tradizionali riti tipici del posto per l'occasione" capitato li per caso, rigorosamente ubriaco si intende, traccia fantastica... "Zingaraje": è un reggae stralunato, che presto prende vita ed energia, dal "mood zingaro" come da titolo, cantato anche in italiano. "Frankie": è un brano diviso letteralmente in due parti con gli archi dolenti e complici nella prima, mentre il ritmo prende decisamente il sopravvento nella seconda e si fa trascinante, persino ballabile... con "Rebs": una vera e propria ballad, dove il canto si fa più variegato e intervengono anche i cori, c'è invece un mood quasi celestiale, mentre l'arrangiamento rimane scarno a vantaggio dell'atmosfera, con gli interventi degli archi, siamo in territori anni '80, quasi new romantic, che non dispiacciono. "Richmond": è decisamente oscura, con tanto di voce filtrata e distante, con gli archi intenti a reggere l'atmosfera e a far feedback, una vera e propria "perla nera" affascinante. "Sarajevo": è marziale, incessante, claustrofobica, dove viene fuori un violino zingaresco, è l'espressione lampante delle due anime della band che si incominciavano a sentire nei brani precedenti. "Like a snake": con la chitarra portante, sensuale e complice, è un vero e proprio gioiellino. Mentre "Parada": è ora zingara, ora improvvisamente solenne, ora addirittura minimale e ridotta all'osso... funambolica, da linguaggio circense. "Valentine road": è un mirabile esempio di commistione di cose "lontane tra loro"! come i tentativi falliti di kazoo vedi alla voce pernacchie sul finale a sdrammatizzare. "Lazy Forest": è una ballad "d'attesa" che non vede l'ora di esplicitare tutto il suo pathos... migliore chiusa non poteva esserci, per un'amalgama perfetta ma anche nuova, sintetizzabile nell'unire ritmiche e melodie balcaniche con derive new wawe, dark, new romantic che segue il filo odieno in questo caso ma lo abbandona al momento giusto... sempre.
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