Immergersi nei deserti musicali sconfinati di Adriano Viterbini è un assoluto godimento. Nel nuovo lavoro solista "Film O Sound" (Bomba Dischi/Goodfellas) il chitarrista dei Bud Spencer Blues Explosion si vota completamente alla ricerca musicale. Un disco da gustare, ascoltare e guardare, nel vero senso della parola, giocando sul termine Filmosound che è anche un proiettore a bobine degli anni '40 - usato principalmente per conferenze - in cui l'audio valvolare viene qui usato dal musicista come amplificatore dell'elettrica. Il risultato in termini di pulizia dei suoni sfiora la perfezione, mentre la deriva sperimentale di Viterbini si spinge nell'area world: non è facile mettere insieme musicisti del calibro di Marco Fasolo (alla produzione), del jazzista Enzo Pietropaoli, del musicista tuareg Bombino, di Jose Ramon Caraballo Armas, Alberto Ferrari dei Verdena e Stefano Tavernese. Non è facile coinvolgerli in un progetto dai toni di una jam session talvolta, dove le chitarre afro, tuareg, sudamericane, si uniscono ai sound soul, jazz, blues made in Usa. Un'operazione (im)possibile riuscita benissimo, un viaggio nelle calde atmosfere del Sud del mondo dove lasciarsi trasportare dalla musica, dalla sua bellezza, dalla sua innocenza, sorprendersi ancora e spingersi oltre, perchè la musica ha una sola regola: non avere regole.
"Tubi
Innocenti": il secondo singolo con Fabio Rondanini e quel ticchettio che scandisce il
tempo, le chitarre e i suoni afro e mediorientali esplodono in riff
ed assoli distorti in maniera squisita in cui riescono a fondersi
anche rock e psichedelia.
"Malaika":
la tromba delicata di Ramon Caraballo si sposa con il canto Swahili,
un noto brano keniota, riuscendo a rivestirlo di un mood messicano,
dove tutto il Sud del mondo è un tutt'uno, di una saudagi lenta ma
costante dove Viterbini condivide le 6 corde con l'hawaiana di
Stafano Tavernese.
"Bring
it on home": la vocalità viscerale anni '80 di Alberto Ferrari dei
Verdena non poteva essere che la migliore espressione per questo soul
distorto di Sam Cooke, dove l'audio del Filmosound fa sfiorare la
perfezione al gioellino portato a riva dal Mississippi, fare a meno
di una bellezza simile è difficile... un brano anche molto
cinematografico e l'unico dell'album cantato.
“Tunga
Magni”: ancora una volta la chitarra di Viterbini riporta in auge i
suoni del Sud mischiandoli con un sound blueseggiante anche grazie
all'apporto di Enzo Pietropaoli e del suo contrabbasso. Qui i riff
si sprecano bene, creando una melodia candenzante e sensuale.
L'assolo gioca su una corda e diventa ipnotico e trascinante...
“Sleepwalk”:
una vera colonna sonora il singolo, da sottofondo ad un ballo guancia a guancia,
l'atmosfera creata da Viterbini è rarefatta, il sound anni '60
ricorda “Una ragazza in due” dei Giganti...
“Nemi”:
gli arpeggi itineranti spingono verso i deserti del Sahara. Un brano
che ci fa capire quanto una chitarra, da sola, possa sprigionare
tante emozioni in tre minuti: solitudine, spitirualità,
misticismo...
“Solo
perle”: deve aver pensato al titolo di questo brano Viterbini per
scrivere un album di pura ricerca (riuscita) musicale. Un'appena
accennata rumba, dove la coppia chitarra-contrabasso è ancora
funzionale. Assolutamente sognanti gli slide che nel finale
jazzeggiano...
“Welcome
Ada”: se Nemi era un'esperimento del nostro, in questo folk-tuareg
ci si spinge oltre con il chitarrista nigerino Bombino dove i “clap
heands” sono la giusta risposta al duo Viterbini-Tavernese...
insomma, una jam session in piena regola, tanta roba!
“Mondo
Slack Key”: un altro esperimento hawaiano, molto minimal per la
verità, dove la chitarra sembra sempre in procinto di dire qualcosa
che alla fine omette. Anche qui il suono è equalizzato ad hoc e lo
si sente maggiormente nelle note alte.
“Bakelite”:
mood decisamente blues, psichedelico quanto basta, nato di notte con
Tavernese al violino irish... si prosegue con le atmosfere sospese.
Nella seconda parte del brano le distorsioni escono fuori senza
essere invasive, il finale è un gioco di sguardi tra la chitarra ed
il violino...
“Five
hundred miles”: il famoso folk anni '60 viene qui rivisitato con un
sound velatamente sudamericano... la sei corde di Viterbini così
pulita e slide sembra un tethering, un degno finale di un album che
apre nuove porte nell'indie italiano...
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