The Hateful Eight di Quentin Tarantino


Non appassiona ed emoziona come "Django" ma "The Hateful Eight" è un Quentin Tarantino, l'ottavo, solido, ottimamente sceneggiato e diretto, che interessa e tiene alta la tensione sino alla fine anche se i mezzi adottati non sono "ormai" niente di nuovo. Ma se l'ambientazione western può richiamare l'ultimo successo è l'impianto delle "Iene" ad essere ripreso, in maniera più che coerente ci mancherebbe ma è inevitabile il  dazio da pagare per un'autocitazione o ripetere in un certo modo certe sequenze, perdendone la valenza originaria e il pathos portante. A maggior ragione che per lunghi tratti sembra di assistere a una vera e propria piece teatrale senza che i dialoghi ben scritti e i colpi di scena riescano ad apportare quel surplus tipico delle situazioni "chiuse" Tarantiniane a dare alla vicenda quel quid necessario che travalichi la vicenda stessa. A dir del vero questo avviene in una prima parte che procede a rilento ma che spiega in modo consono quello che chiunque conosca un minimo Tarantino si attende, dove la metafora politica (nonostante lo stesso registi la neghi) della storia messa in scena viene ampiamente sviluppata:"Tu mi hai trascinato nella politica io non volevo" e in maniera adeguata e centrata, per delegare all'inevitabile regolamento di conti la seconda, con i soliti eccessi splatter, ma neanche più di tanto. Ma l'equilibrio, il ritmo, che Tarantino riesce a tenere nella prima ora di visione, è destinato a perdersi per la chiusura della storia in se, dentro a una merceria. Quasi due ore di visione in un unico luogo, con dinamiche conosciute e spargimenti di sangue annessi, con tanto di flashback risolutore, sono sin troppe... ma abbastanza per dire che Tarantino non si è ripetuto, che Django è di un'altra categoria, ma che siamo comunque dinanzi a un buon film, recitato magnificamente da Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demián Bichir, Tim Roth, Michael Madsen e Bruce Dern, con una solenne colonna sonora del maestro Morricone e un'ottima fotografia, che sicuramente merita la visione esaltata anche dalla scelta dell'Ultra Panavision 70. La vicenda in se si può riassumere brevemente in "Un cacciatore di taglie" detto "Il Boia" perché anche se non c'è bisogno lui le sue prede le porta vive per farle impiccare, e per questo ha ammanettato al suo polso una donna che vale diecimila dollari, "- Qui c'è scritto viva o morta, perchè impiccarla è così importante per te? - Diciamo che rispetto il boia, deve sopravvivere pure lui- Lo apprezzo" sotto una tempesta di neve e un "Cristo sommerso", fa salire sul suo carro prima uno, poi due, signori, che si spacciano/sono, il primo un ex generale, ora anche esso "collega", che ha con se 8 mila dollari per tre uomini morti,  il secondo uno sceriffo novello, che in teoria dovrebbe ufficializzare il tutto, ma causa maltempo decideranno di fermarsi in una locanda dove però ad attenderli troveranno altri misterosi avventori.

"- Hey Daisy vorrei che trovassimo un sistema di comunicazione non verbale, quando ti do una gomitata in faccia significa che devi tacere"

"- Conosce quel negro signore? Non conosco quel negro ma so che è negro ed è tutto ciò che mi serve sapere"

"- I grandi bastardi meritano di essere impiccati ma i grandi bastarsdi sono qulli che impiccano"

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