Claudia Pisani - Ho incontrato Merope


“Ho incontrato Merope”... chissà cosa avrà detto a Claudia Pisani in questa dimensione raffinata, una piccola dea venutaci a raccontare di amori mortali, che riesce a suscitare un manto di emozioni, sussurrandoci all'orecchio, come una piccola stella notturna. Ancora un ottimo lavoro per la OrangeHomeRecords con la produzione artistica e gli arrangiamenti di Raffaele Abbate, che punta su un disco poetico, che spinge verso il cantautorale italiano e la chansonne, senza tralasciare rimandi world e folk. Claudia si destreggia tra l'italiano, il francese, l'inglese con una cover spagnola, rischiando di disorientare, ma l’artista vuole consapevolmente mettere dentro con gran forza il suo percorso e riesce a convincere appieno grazie al supporto di un parterre di musicisti (Stefano Barotti alla chitarra, Lorenzo Capello alla batteria, Antonio Gallucci al sassofono, Raffaele Kohler al flicorno, Pietro Martinelli al contrabbasso) che non fanno altro che valorizzare la sua bellezza...


“Un giorno qualunque”: si affaccia timidamente nella sua purezza cantautorale Claudia Pisani con gli arpeggi-ballata, che cullano una ritmica che si muove sinuosa come le maree, come “in equilibrio su di un filo”, dove poggia il flicorno come sirene...

“Elisir Notturno”: gli arpeggi delle acustiche come arpa, classicamente si sposano con la vocalità tenue e poeticamente onirica: “E che altro desiderar se no la coscienza del tuo pensiero che veglia su di me come un dolce guardiano, scusa se il mio egoismo mi porta a rubarti i sogni, tu me ne rubasti solo uno ma era ad occhi aperti”...

“Tra lacrime e un sorriso”: intro dark su un letto minimal con l'elettrica che irrompe e fa il verso alla nostra, il picchio è indie, la voce inclina la melodia verso un sound più velatamente pop, lasciando trascinare un po' troppo la vocale... ma è un prendersi in giro, una lacrima e un sorriso per l'appunto, come “l'incomprensione di un dolore”: “Sul bicchiere già vuoto il tuo sguardo si posò e senza pensare dopo un attimo in mille pezzi si ritrovò pronto ancora a ferire...”

“The color of love”: un'orchestrina prende vita sulle strade di un folk alla Beirut, di un sax notturno, di ukuleli folkeggianti e “chiudendo gli occhi” Claudia è così suadente, come i colori dell'amore, dove non può essere tutto bianco o tutto nero...

“White Night”: riducendo all'osso il sound ciò non fa altro che accentuare la mancanza dell'impalcatura tipica, spezzando in maniera definita la struttura della canzone cantautorale. Gli echi accennati sono molto eleganti...

“Le son d'un reveur”: la marcia a cui ci conduce la batteria di Lorenzo Capello disegna una chansonne, sognante come ci ha abituati...

“Un passo verso te”: l'acustica procede morbida, i synth sono armonici naturali... è un abbandonarsi: “E danziamo felici in questa notte nuova, come dita impazzite dal suono di un pianoforte a coda...”

“Attimi”: “Un attimo che ho pianto, un attimo che è ho dimenticato, un attimo che è passato seguito da un treno di attimi che fin qui mi ha trasportato...” un piano e interpretazione che si affaccia nudo, poetico, senza espedienti...

“La frontera”: non manca neanche un sentito omaggio di un brano di Lhasa de Sela che ha fatto innamorare Claudia... ne fa una versione appassionata e delicata...


“The Chimes”: è il brano forse a cui più si addice, rispetto ai precedenti, l'appellativo e dove le chitarre si aprono ancora ad una ballad più verace.

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