Noemi - Cuore d'artista


Noemi approda a “Cuore d’artista” tracciando un percorso diverso dal disco precedente, non abbandonando del tutto l’elettronica ma sicuramente molto più pop nell’accezione più semplicistica del termine. Lei c’è, vocalmente, c’è abbastanza nell’interpretazione, c’è una bella band che la sostiene e a cui bisognerebbe dare più spazio. Come evidenziato nei singoli brani, il disco pecca di tante piccole cose che potrebbero essere facilmente eliminate: lasciare poco spazio agli strumenti, strozzare le canzoni, non arricchirle di qualche momento solista o con qualche spazio synth, c’è troppo testo, troppo cantato. Noemi è brava e lo si vede soprattutto nei brani più made in Usa, nel soul o nel folk e non deve dimostrarlo con una presenza vocale al collasso. I testi hanno anche dell’inventiva, il problema è non scadere nel “già detto” che è dietro l’angolo…

“La borsa di una donna”: è il brano con cui Noemi si è presentata al Festival di Sanremo con troppe aspettative, forse come una delle papabili, ma le prime note hanno fatto capire subito che non era così: i violini orchestrali rendono il pezzo sanremese quanto basta, con un'interpretazione alla Mannoia anche se la caratteristica di Noemi (che apprezziamo) è il fatto di cantare abbastanza “distaccata” - anche se nei ritornelli i suoi “grattini” cedono alle debolezze -. Ma qui, così facendo, rischia di non sentire quello che c'è dentro la borsa di una donna come lei, specchio dei suoi sentimenti. Altre pecche del brano sono un po' di retorica nel testo e il fatto che “respiri” pochissimo musicalmente: “Anni spesi per ritrovare le cose che qualcuno è riuscito a smarrire, la voglia di sorridere, di perdonare, la debolezza di essere ancora, come ti vogliono gli altri...”

“Fammi respirare dai tuoi occhi”: “Conosco bene gli occhi che hai, dal giorno in cui rapirono i miei” non è una buona premessa fortuna che interviene una possente sezione ritmica, con un rock grintoso che commette un errore, non dovrebbe essere “spento” tra un ritornello e una strofa. Peccato che non ci sia un bell'assolo...

“Amen”: l'acustica viene aperta da un'elettrica, con una batteria distante: “Ho preso a calci il mio cuore perchè aveva smesso di battere, di fare l'amore, ma ora basta adesso dico Amen, in terra come in cielo anche se non credo”. La vita ha colpito troppe volte Noemi che è passata dallo stato di “non credente” a quello di “cattolica praticante”...

“Devi essere forte”: Noemi prosegue ancora con i suoi intro melodrammatici, con una base pop che nel ritornello si apre in elettroniche cupe piacevoli, una strada perseguibile ed è un peccato che non raggiunga l'apice con un momento solista, lo fa solo nel finale con un bridge in cui si poteva osare molto di più: “tu hai bisogno di una vita, vedere spazio tra le cose e non aver paura di respirare arie che ti aprono”...

“Idealista”: spezza coi precedenti, la band mette su un pop-folk, con interessanti incursioni di elettriche e slide, grintoso e sicuramente il miglior pezzo qualitativamente: “Lascia il passato sono storie di fantasmi ormai, un giorno differente non basta per l'amore...”, anche se nella seconda parte piuttosto che gli “yeaah yeeeah” di Noemi avremmo voluto ascoltare più musica, anche perchè le chitarre che riffeggiano è come respirare a pieni polmoni. Ma c'è troppo testo ed ancora una volta si comprime troppo il brano.

“I love you”: un velo elettrico fa entrare in gioco un soul ed è l'atmosfera che si vuole creare ad hoc, per liberare l'anima black di Noemi, amare ed amarsi, anche se il sound è solo uno standard ma qui la voce della nostra rende molto molto meglio: “Campi di battaglia ho attraversato perchè ho imparato in ogni scontro qualche cosa di me...”

“Mentre aspetto che ritorni”: riprende il primo brano nelle sonorità, più lieve però, con un ponte anni '80 ma è un'illusione: “Guarda come passa il tempo e senti come cambia il vento per averti accanto quale alternativa ho”... l'immagine sicuramente è più funzionale di altri brani dello stesso album. Ma anche questo commette gli stessi errori già detti...

“Devi soltanto esistere”: mood rock ricco, che riesce a dosare un pò l'elettronica, qui il testo serrato va bene nonostante l'accostamento inverno/inferno: “Tu devi solo esistere, il giorno tanto arriva, trovami dai dentro quello che fai come se fosse amore”...

“Veronica guarda il mare”: il disco chiude con delle riflessioni al piano, con gli arpeggi della chitarra, con i ricordi di Veronica che “se anche il mare finisce cosa c'è dietro l'angolo se ogni passione poi svanisce non si può dare tutto e poi ricominciare ogni volta da capo”... la voce di Noemi è tiratissima e va bene così ma c'è ancora una volta troppo “cantato”...





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