Perturbazione - Le storie che ci raccontiamo


Da Musica x a Musica Leggera, il passo è breve, sempre di qualità si intende, ma "Le storie che ci raccontiamo" dei "Perturbazione" lascia più di un dubbio, cambio di formazione o meno. Una leggerezza per musiche e temi trattati che lascia perplessi. Si fa fatica a riconoscere la band per intenderci in queste tracce o meglio come ci sia dentro solo il lato più leggero, più diretto e memorabile, nel senso di easy listening.  Ma non è un male, anche considerando la discografia della band, che non ha mai disdgnato il pop. E sparare a zero e a priori, come hanno fatto altri non solo non  servirebbe a niente, ma sarebbe pure ingeneroso, e berchè tutttavia  bisogna cercare di comprendere  E di conseguenza cambiare anche i parametri di valutazione e possiamo affermare di essere dii fronte a un buon disco "da classifica", senza che i nostri ne abbiano il ruolo fisico e senza i tormentoni di nome che possano aiutarli a ciò. Ergo, il tutto si riduce a canzoni sicuramente piacevoli e melodiche, ma che non lasciano il segno in nessun contesto vengano inquadrate perchè non sono indie come dovrebbero ne pop come le sognano loro... perchè il problema alla fine è solo nostro... Sono belle, discrete canzoni orecchiabili, come i Perturbazione ne hanno già fatte tante, per un album comunque coeso, a tematica amorosa, ritrovarsele tutte insieme, forse è quello che ha spiazzato gli addetti ai lavori, ma alla fine, nonostante tutti i difetti del caso, sono sempre i pregiudizi che fanno più paura, e adesso, cerchiamo di prendere il meglio dai Perturbazione di oggi.

"Dipende da te": "Non cedere alle critiche e imparare a cambiare e sorridere" brano pop con accenni dance/vintage nel ritornello, sicuramente d'impatto,  la musa citata, dovrebbe essere la musica.

"Trentenni": "Tu hai perso Don Giovanni si ma quello di Battisti" pop dance sicuramente accattivante, anche se la melodia non è propriamente originale: "Stasera vi sentite vive dopo il secondo aperitivo le donne vogliono tutto ma sopra di tutto quello che hanno le altre". 

"Una festa a sorpresa": "Sola non sei sola non resterai non ne sei stata capace mai" i social della ex coi fiati nel ritornello, ariosa e complice.

"Io ti aspettavo già": pop rock, di matrice anni '80, orecchiabile ma... i ma non mancano.... "Ti ho aspettato sin dal primo giorno di scuola" se Max Pezzali sapesse scrivere un pezzo così.... 

"Cara rubrica del cuore": con Andrea Mirò, "E' facile dietro un monitor ma io con la faccia di un altro" didascalica, caramellosa a metter in scena "la falsità".

"Cinico": "Resta soltanto il sarcasmo resta soltanto il disincanto o forse no, sono come loro o come dove vorrei essere" elettro-pop ben costruito e centrato, anche nel testo.

"La prossima estate": "Eterno ritorno a cose sognate" recupero anni '80 e ancora piglio alla 883, coi synth in evidenza, decisamente standard nel suo dipanarsi e per forza di cose trascinante.

"Everest": con Ghemon, mood divertito con tanto di ritmiche decisamente retrò, estiva: "Sorridi alla paura e la paura passerà è solo qui il segreto della felicità".

"Da qualche parte del mondo":  "... di sicuro c'è una persona più adatta molto più simile a me molto più simile a te forse noi non saremmo mai i migliori ma insieme stiamo meglio che da soli" mood da fiaba e testo triste e amaro, un pò banale melodicamente, ma non dispiace: "La nostra fortuna dagli occhi bendati"

"Le storie che ci raccontiamo": si prosegue "sognante": "Chi per un mondo diverso, fate attenzione a una buona intenzione", e si finisce così cercando di far emergere ancora una volta l'amarezza: "Sai l'abitudine oggi è la gogna" resa musicalmente dall'entrata della ritmica, dove la melodia la fa sempre da padrone.

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