Si mostrano con l'album “Sospesi” i Dogma, con la produzione di Ettore Diliberto per ET-Team e con la supervisione di Anna Portalupi. Il disco sembra una fotografia scattata proprio negli anni '90 perchè è da li che proviene e ne risente sia la musica che la voce ed i testi. Fondamentalmente è un disco puramente "rock d'amore" in cui, a parte alcune eccezioni, i testi si presentano in maniera molto semplice e con il binomio me/te che si ripete ad ogni brano e che in alcuni casi diventano un “noi”. I Dogma sono dei bravi musicisti, che mettono in campo degli assoloni rock notevoli ma rientrano appunto a pieno titolo nel rock italiano di più di un ventennio fa. Il disco sa inevitabilmente di dejavù ed ha tanti limiti: la voce cerca di colmare le lacune dei testi ma risulta troppo tirata, messa lì troppo in evidenza e forse sarebbe stato il caso di darle maggiori sfumature.
“Natura perversa”: intro alla Garbage, con l'uso massiccio delle chitarre elettriche, la voce di Beniamino Cristiano, che ha un'estensione evidente ma senza troppe particolarità, è molto melodica in pieno stile rock anni '90 e le influenze di quel periodo si risentono non solo musicalmente ma anche nell'equalizzazione dei suoni: “Libero da ogni confine mentale, da ogni prigione morale, sociale, figli della stessa terra...” ed il concetto è abbastanza chiaro, via gli stereotipi. “Queste sonorità continuano con “Forse no”, anche se qui l'inizio è appannaggio di arpeggi di elettriche molto fredde. Anche qui poi il brano è molto melodico, dove la vocalità crea un'escalation: “Le mie labbra sulle tue scorre il sangue tra noi due, o forse no?”, ma l'assolo è piacevole e si lascia godere con leggerezza. E' “Sentimi” che ci riporta all'Enrico Ruggeri di “Mistero”, il sound non cambia, la ritmica non ha evoluzioni sostanziali, si colora qua e là dei riff delle 6 corde ma il ritornello è più ficcante dei precedenti: “Sentimi senza controlli e paure, lasciati vivere senza scappare, sentimi quando ti sfioro la pelle”, assolo finale old school che ha l'intelligenza di far respirare il brano visto che la vocalità di Beniamino è notevole. La batteria dona un piglio rock più sostenuto, quasi punk a “Lato oscuro” e ciò può far solo bene al pezzo che ha però un limite: il sound cozza un po' troppo non tanto con la semplicità testuale quanto con la metrica: “Sei il mio lato oscuro, oscuro, il cielo se si chiude quando l'acqua poi diventa ghiaccio, Dio se manca quell'abbraccio”. “Inconsapevole” è invece ballatona in cui la batteria cerca di lasciare il campo alla cantilena delle parole che sanno di già sentito, alla Modà per intenderci: “Perdo controllo, perdo contatto con la terra sotto i piedi. Dolce l'odore che hai, mi vesto di te...”. La stessa cosa si ripete in “Senza segreti”, ancora una volta si vuole mettere in primo piano il cantato che però deve un po' aggiornarsi: “Senza segreti per me, senza segreti per te, niente è più bello di quello che da,i niente è più vero di un giorno con te”, banalità stucchevoli anche in “La luna si è persa” dove si cerca di sopperire al testo (che non è granchè) con acuti e la melodia di Time is ranning out dei Muse: “Ad ogni modo sai che c'è, che non c'è luna senza te, non c'è pressione nelle vene...”. Musicalmente più interessante “Strade su strade”, più sospettosa, con possenti riff di elettriche, ha un profilo più basso, soprattutto nella strofa che si può definire uno dei migliori brani del disco che regala anche una variazione piacevole: una parte parlata. Ed è qui che il brano poteva avere anche un finale meno banale: “Passo dopo passo, 5 avanti, 500 indietro, penso e ci ripenso e chiudo il mondo dentro una campana”. L'intro mesto di “Ubriaca” è pure convincente ma poi il brano si apre rockeggiante subito alla classica melodia a cui i Dogma ci hanno abituati: “Equilibri fragili che si spostano con noi, che si spostano con te”. A chiudere la ritmica sempre anni '90 di “Qualcosa di più” che si presenta molto tesa e con un assolo d'antan: “Voglio solo parlare, spiegarti che in ogni gesto c'è qualcosa di più che un segno sulla mia pelle...”
“Natura perversa”: intro alla Garbage, con l'uso massiccio delle chitarre elettriche, la voce di Beniamino Cristiano, che ha un'estensione evidente ma senza troppe particolarità, è molto melodica in pieno stile rock anni '90 e le influenze di quel periodo si risentono non solo musicalmente ma anche nell'equalizzazione dei suoni: “Libero da ogni confine mentale, da ogni prigione morale, sociale, figli della stessa terra...” ed il concetto è abbastanza chiaro, via gli stereotipi. “Queste sonorità continuano con “Forse no”, anche se qui l'inizio è appannaggio di arpeggi di elettriche molto fredde. Anche qui poi il brano è molto melodico, dove la vocalità crea un'escalation: “Le mie labbra sulle tue scorre il sangue tra noi due, o forse no?”, ma l'assolo è piacevole e si lascia godere con leggerezza. E' “Sentimi” che ci riporta all'Enrico Ruggeri di “Mistero”, il sound non cambia, la ritmica non ha evoluzioni sostanziali, si colora qua e là dei riff delle 6 corde ma il ritornello è più ficcante dei precedenti: “Sentimi senza controlli e paure, lasciati vivere senza scappare, sentimi quando ti sfioro la pelle”, assolo finale old school che ha l'intelligenza di far respirare il brano visto che la vocalità di Beniamino è notevole. La batteria dona un piglio rock più sostenuto, quasi punk a “Lato oscuro” e ciò può far solo bene al pezzo che ha però un limite: il sound cozza un po' troppo non tanto con la semplicità testuale quanto con la metrica: “Sei il mio lato oscuro, oscuro, il cielo se si chiude quando l'acqua poi diventa ghiaccio, Dio se manca quell'abbraccio”. “Inconsapevole” è invece ballatona in cui la batteria cerca di lasciare il campo alla cantilena delle parole che sanno di già sentito, alla Modà per intenderci: “Perdo controllo, perdo contatto con la terra sotto i piedi. Dolce l'odore che hai, mi vesto di te...”. La stessa cosa si ripete in “Senza segreti”, ancora una volta si vuole mettere in primo piano il cantato che però deve un po' aggiornarsi: “Senza segreti per me, senza segreti per te, niente è più bello di quello che da,i niente è più vero di un giorno con te”, banalità stucchevoli anche in “La luna si è persa” dove si cerca di sopperire al testo (che non è granchè) con acuti e la melodia di Time is ranning out dei Muse: “Ad ogni modo sai che c'è, che non c'è luna senza te, non c'è pressione nelle vene...”. Musicalmente più interessante “Strade su strade”, più sospettosa, con possenti riff di elettriche, ha un profilo più basso, soprattutto nella strofa che si può definire uno dei migliori brani del disco che regala anche una variazione piacevole: una parte parlata. Ed è qui che il brano poteva avere anche un finale meno banale: “Passo dopo passo, 5 avanti, 500 indietro, penso e ci ripenso e chiudo il mondo dentro una campana”. L'intro mesto di “Ubriaca” è pure convincente ma poi il brano si apre rockeggiante subito alla classica melodia a cui i Dogma ci hanno abituati: “Equilibri fragili che si spostano con noi, che si spostano con te”. A chiudere la ritmica sempre anni '90 di “Qualcosa di più” che si presenta molto tesa e con un assolo d'antan: “Voglio solo parlare, spiegarti che in ogni gesto c'è qualcosa di più che un segno sulla mia pelle...”
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