Nessuno parla di “Happy Valley” - serie della BBC One del
2014, la cui seconda stagione è andata in onda tra febbraio e marzo scorso -
eppure in patria, nell'ormai telefilmica Inghilterra, ha avuto un successo
eccezionale, di quasi dieci milioni di telespettatori. Arrivata in Italia
grazie alla Netflix, la serie ruota intorno alla figura della problematica
poliziotta Catherine Cawood, interpretata dalla incredibile Sarah Lancashire,
attrice poco conosciuta, ma con una forza interpretativa invidiabile, sergente
di polizia di un piccolo paese dello Yorkshire, con un passato doloroso ed un
presente non certo sereno.
Pur avendo delle spiccati doti investigative, la sua
carriera non ha mai preso il volo a causa di diversi motivi: una coinquilina
Claire (Siobhan Finneran) tossicodipendente, un figlio con cui non parla da
anni ed un nipote che sta crescendo lei da sola con tutto l'amore possibile,
perché la madre del piccolo si è suicidata dopo un abuso sessuale. Da quel
giorno Catherine dà la caccia a Tommy Lee Royce (James Norton), colui che ha
stuprato la figlia spingendola poi al suicidio. E' sul senso di colpa che vive
la figura di Catherine, su quella colpa che si è presa perché dentro di lei
credeva che facendo il suo mestiere tutto questo a sua figlia non doveva
succedere.
“Happy Valley”, che tutto è tranne che “happy”, è uno di quei
polizieschi realistici che negli ultimi anni sono tornati in auge grazie, tra
gli altri, a “True Detective”, “The Killing” e “The Bridges”. Il realismo e la
brutalità la fanno da padrone, lasciando però una sceneggiatura che qui e là
incespica su momenti un po' troppo melodrammatici che mostrano la protagonista
molto esposta alle sofferenze, debolezze infinite,
ferite causate da ciò che ha passato e da una vita non certo felice e
quindi appare meno “forte” di quanto dovrebbe o di quanto dimostrerebbe la sua
stazza e la sua faccia incazzata, ma che chiede a chiunque: “Le posso offrire un
tea?”, ci troviamo in Inghilterra, non ci piove! Mentre la morte di una collega
mette in crisi tutto, si fa spazio anche la mancanza di professionalità che in
un piccolo paesino è anche giusto trovare.
In questa “valley” sembra necessario attaccarsi a droga o alcol per far finta di non vedere che ci
troviamo in un posto assolutamente invivibile ed invisibile. L'indagine
riguarderà il rapimento di una ragazza, architettato da Kevin Weatherhill (Steve
Pemberton), commercialista, che poco dopo si pentirà amaramente di aver parlato
dell'ipotetico colpo con un uomo, Ashley Cowgill (Joe Armstrong), che decide di
metterlo subito in pratica quasi escludendolo del tutto, ingaggiando altri due
ragazzi che lavorano per lui prevalentemente come spacciatori di marijuana,
Lewis (Adam Long), il “buono” e appunto lo spietato e violento Tommy Lee
Royce, lo stesso dello stupro alla figlia di Catherine, intrecciando le due
storie egregiamente. E la cosa molto particolare della serie è che la risoluzione
del caso avverrà nel quarto episodio, lasciando spiazzato il telespettatore che
si troverà davanti altri due episodi prevalentemente fatti di “drama” e meno crime, portando la serie più vicina al cuore dei protagonisti.
“Happy Valley” non è di certo una serie adrenalinica, non ci sono guizzi per la quale e come abbiamo detto non ha una trama originale, ma ha un cast robusto e soprattutto una protagonista incredibilmente perfetta, dialoghi mai banali e una regia che fa il più del lavoro, con una narrazione che malgrado non risulti “veloce”, riesce ad attrarre il telespettatore, spingendolo a chiedersi come andrà a finire. La serie è decisamente molto “femminile”, che mette l'uomo nel club dei “cattivi” e le donne in quello delle “vittime”. Di certo questo è dovuto alla mano che sta dietro “Happy Valley”, Sally Wainwright, ideatrice e sceneggiatrice dello show. “Happy Valley” forse lascerà un po' perplessi gli amanti dei crime, data la natura dello show ed il fatto di voler risolvere il caso due episodi prima della fine, ma noi reputiamo di poterla consigliare a tutti.
“Happy Valley” non è di certo una serie adrenalinica, non ci sono guizzi per la quale e come abbiamo detto non ha una trama originale, ma ha un cast robusto e soprattutto una protagonista incredibilmente perfetta, dialoghi mai banali e una regia che fa il più del lavoro, con una narrazione che malgrado non risulti “veloce”, riesce ad attrarre il telespettatore, spingendolo a chiedersi come andrà a finire. La serie è decisamente molto “femminile”, che mette l'uomo nel club dei “cattivi” e le donne in quello delle “vittime”. Di certo questo è dovuto alla mano che sta dietro “Happy Valley”, Sally Wainwright, ideatrice e sceneggiatrice dello show. “Happy Valley” forse lascerà un po' perplessi gli amanti dei crime, data la natura dello show ed il fatto di voler risolvere il caso due episodi prima della fine, ma noi reputiamo di poterla consigliare a tutti.
Personaggi e doppiatori:
Catherine Cawood (Stefanella Marrama)
Kevin Weatherhill (Ambrogio Colombo)
Clare Cartwright (Anna Cugini)
Tommy Lee Royce (Andrea Lavagnino)
Lewis Whippey (Manuel Meli)
Ashley Cowgill (Francesco Pezzulli)
Commenti
Posta un commento