Mondovisioni: ultima proiezione con "We are journalists"



L'ultima proiezione della IV edizione di Mondovisioni, la rassegna organizzata da Sfera Cubica e Kinodromo, con il prezioso sostegno delle istituzioni e di tante realtà locali, per portare a Bologna i documentari di Internazionale e CineAgenzia. Dopo tre mesi di proiezioni, iniziative collaterali e incontri, martedì 26 aprile alle 21.15 (ma con aperitivo e apertura cinema dalle 20.00) si terrà la proiezione di "We are journalists" di Ahmad Jalali Farahani.

Nato nel 1975 in Iran, Ahmad Jalali Farahani ha conseguito un master in Media Management alla Tehran University, ha collaborato con numerose testate come la Mehr News Agency, Shargh, Etemad-e-Melli, Jam-e- Jam, Hamshahri, Teheran Emrooz, coprendo la politica iraniana e le questioni sociali. Ha inoltre lavorato per la tv di Stato iraniana Irib. Giornalista ma anche regista e documentarista, ha realizzato un film che non è piaciuto al regime, “We are journalists”: un docu-film che denuncia quanto sia difficile la vita di chi difende la libertà di espressione in Iran ma anche di coloro che, costretti all’esilio, si ritrovano ad essere delle non-persone nel paese ospitante. Ahmad non ha mai avuto paura di scrivere la verità dei fatti, e così, nel febbraio del 2010, di ritorno da Dubai dopo un colloquio per una collaborazione con Radio Farda, fonte di notizie e informazioni che invece il regime censura, fu arrestato in aeroporto e inserito dal Ministero dell’Intelligence iraniano in una lista nera contenente sette membri ritenuti affiliati al movimento dell’Onda Verde, quel pacifico movimento che nel 2009 aveva manifestato per le strade di Teheran contro la rielezione del presidente Ahmadinejad. L’accusa era quella di agire contro la sicurezza nazionale in quanto membro di un network rivoluzionario. Il giovane giornalista venne arrestato per ben 3 volte con questa accusa e proprio la detenzione è stato l’ incubo che ha segnato in maniera quasi indelebile la sua vita. Ahmad fu rinchiuso infatti in un carcere tristemente noto per le torture inferte ai detenuti: Evin.
Ora vive da esule a Copenaghen, in Danimarca, e sarà lui stesso a raccontarci la sua esperienza di giornalista e di vita.

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