#NuovoMei2016: intervista con Giordano Sangiorgi


Dal 23 al 25 settembre, a Faenza torna il #NuovoMei2016, il Meeting delle Etichette Indipendenti. Tra concerti, eventi, presentazione di libri, la manifestazione ospiterà gli Stati Generali del Giornalismo Musicale. Per l'occasione abbiamo intervistato il patron del Mei, Giordano Sangiorgi.


Partiamo con un po' di storia, come nasce il Meeting delle etichette
indipendenti e come è cresciuto nel corso degli anni?

Nasce a metà degli anni Novanta per diventare un punto di riferimento per quelle indies più attive in quell'epoca: Materiali Sonori, Anagrumba, Mescal, Lilium, Toast, Cpi, Divinazione, Ossigeno e un altro pugno che insieme a noi decisero che era il momento, dopo du Festival delle Autoproduzioni, che valorizzassero il lavoro di tutti come produttori di nuova cultura, facessero incontrare i fan con il mercato del cd, del merchandising e delle fanzine dell'epoca, per ascoltare live tutti insieme soprattutto quelli meno noti un tempo più difficili da sentire per farlo diventare un interlocutore del settore per la grande discografia, le istituzioni e la Siae. E' stato subito boom di pubblico e successo generale alla prima edizione del 1997 tanto che subito ce lo copiarono a Modena ma con scarso successo. Da lì un successo crescente che ha portato il MEI ad essere un punto di riferimento per il settore e ad avere fatto certamente un pezzo di storia della nuova musica italiana. Oggi è diventato, con la chiusura del ciclo dei 20 anni e l'apertura al nuovo percorso di un nuovo Mei un riferimento per tantissimi giovani artisti emergenti, i nuovi indies di oggi, che lavorano però più sui live e sui social.


Tante esibizioni al Mei anche questo anno, come avete scelto gli artisti di questa edizione?

I tre giorni del cartellone sono costituiti dai giovani emergenti che hanmo vinto contest e festival da tutta Italia. Quindi una vera e propria unica grande vetrina della musica del futuro. A questo abbiamo aggiunto sabato 24 settembre un grande ospite come Daniele Silvetri a rappresentare i 20 anni del Mei, visto che luii era presente alle prime edizioni con il suo stand della sua piccola etichetta discografica indipendente, a rapprsentare la crescita di questa scena in questi anni. Poi i giovani vincitori dei premi del MEI che quest'anno vanno a Motta, Calcutta, Voina Hen, Galhi e tanti altri che rappresentano la nuova generazione di musicisti indie che stanno conquistando il mercato. Inoltre alcuni progetti speciali come Extraliscio in apertura il 23 settembre con l'incontro tra le orchestre del folklore romagnolo e gli artisti indipendenti per un pumk da balera imperdibile la sera del 23 settembre in apertura, e il 25 settembre una grande reunion di due storiche indie band di 30 anni fa: i Boo-Hoos e gli Avvoltoi che tornano insieme dopo tanto tempo proprio a Faenza. Questi solo per citare i progetti principali, ma ve ne sono tantissimi altri che raccolgono tutte le sfumature indie dal rock al pop, dal cantautorato al rap, dall'elettronica al folk, dall'hard rock al metal e così via.


E più in generale cosa deve aspettarsi il folto pubblico in arrivo?

Una full immersion divertente e appassionante nei nuovi suoni delle giovani generazioni musicali degli Anni Dieci/Venti.

Una delle novità di questa edizione del Mei è il forum sul giornalismo musicale che verte su svariati argomenti con importati relatori, come è nata questa idea e che sviluppo speri possa avere? E di rimando come sta la critica musicale?

Abbiamo ribaltato qust’anno il concetto tradizionale di meeting. Invece di fare il calendario e poi invitare i giornalisti, abbiamo deciso, visto il forte dibattito, di fare il primo Forum del Giornalismo Musicale in Italia. Abbiamo colto nel segno perchè c’è un grande dibattito sul futuro della comunicazione musicale e penso ne sentiremo delle belle quindi invito tutti sabato 24 e domenica 25 settembre a non perdersi questo importantissimo appuntamento che ha già raggiunto i 110 giornalisti iscritti.


"Affinità e divergenze tra..." con la scena musicale indipendente di
venti anni fa ed oggi e come vedi il percorso degli artisti ormai storici che si sono affacciati nella seconda metà degli anni Novanta.

Vedo la stessa passione e voglia di fare e meno steccati di un tempo. Ma la giovane generazione di oggi ha a disposizione molte meno risorse e meno spazi a disposizione. La crisi economica complessiva, l'innovazione tecnologica, il cambiamento culturale sono temi che mettono meno al centro la musica. Se a questo aggiungiamo il crollo del mercato del cd senza averne in cambio uno on line che ti permetta di introitare quanto si incassava con la vendita ai banchetti dei cd, credo che si riescano a capire le difficoltà. La giovane generazione ce la farà se farà anche squadra per combattere i monopoli della distribuzione musicale on line che pagano una miseria gli artisti, per avere fino all'ultimo euro come diritti, per avere una Legge che finalmente sostenga il settore, con tante azioni, come parte integrante della cultura del Paese. Allora ci sarà più spazio per le giovani proposte alternative alle major e ai talent show tv.


E ancora, che reali differenze trovi oggi tra gli artisti conclamati, i cosiddetti indie e quelli che escono dai talent? Perché di commistioni tra categorie "tra virgolette" se ne sono viste, abbiamo assistito ad esempio negli anni più recenti a Chiara Iezzi che partecipa a The Voice, i Marta sui Tubi a Sanremo, Manuel Agnelli a XFactor... trovi positivo tutto ciò, oppure... non c'è un rischio di omologazione che alla resa dei conti, non fa trasparire le differenze e appiattisce tutto?

Credo che la musica indipendente ed emergente se trova spazio per farsi sentire senza snaturare la sua identità e aumentando il pubblico all'ascolto debba accettare la sfida e presentarsi. Il vero ricambio da fare sarebbe fare sì che la filiera produttiva degli indie entri finalmente nelle scelte dei programmi radio e tv del servizio pubblico e delle private ed ecco che si apriranno, come sistema, quegli spazi che oggi si ottengono ancora in maniera poco organica ma episodica. Un Paese che guarda al Futuro deve rinnovare anche chi si occupa dei palinsesti culturali e musicali dei media per non restare ancorati agli anni Settanta e Ottanta.

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