"The Zen Circus" tornano con "La terza guerra mondiale", dieci canzoni ispirate e dirette, che colpiscono nel segno, che arrivano, che hanno pancia, gambe e soprattutto un cuore pulsante e vivo. Gli elementi apparentemente sono quelli di sempre, ma c'è una cura maggiore negli arrangiamenti come già si era notato nell'ultimo lavoro, verso un sound più coeso, forte, d'impatto a sorreggere melodie e armonie sempre efficaci ma che non sono affatto scontate e hanno bisogno di più ascolti sicuramente per essere apprezzate appieno. Provincia, disillusione, acuto sguardo sociale, le tematiche sembrano non cambiare, eppure i testi sono limati a regola d'arte, sempre più affinati, ficcanti, senza per forza debordare, intelligenti e ironici come sempre. Un lavoro che ha poche sbavature e che rispetto al precedente è decisamente più unitario e convincente nell'insieme e dove Appino canta sempre meglio.
"La terza guerra mondiale": "mi han detto prenditi un cane ma non voglio fare da padrone e non perché non sia in grado di prendermene cura ma solo perché sono un gatto io ed un gatto padroni non ne ha". La title track è una ballad sostenuta, che alterna melodia e potenza, costituita sostanzialmente come se fosse tutta un ritornello.
"llenia": "sento il mondo con il naso odio avercelo tappato" il primo singolo estratto, di sicuro impatto, un pop rock trascinante e complice con un sentito special: "Ilenia qui le piazze sono affollate ma innocue ormai le piazze fanno le rivoluzioni sono quando sono vuote".
"Non voglio ballare": "non voglio ballare mi sento male devo vomitare, in questo locale cosa altro vuoi fare non si può parlare e non voglio ballare, la rivolta ormai è un fatto personale lasciatemi stare" ballad circolare per armonie solari che vengono opportunamente spezzate nel ritornello, suggestivo ed evocativo: "non credo più tanto alla collettività".
"Pisa merda": "ma da tutto il mondo vengono a vedere un cazzo di marmo storto da salvare e da tutta italia vengono a studiare alla normale sì sono normale non ho niente di speciale" mood nostalgico, quasi new wawe, per gettarsi a capofitto nel ritornello un pò tamarro ma centrato: "ma la provincia crea dipendenza".
"L'anima non conta": "andiamo in centro, andiamo a vedere i passeggini rotolare, gente comperare quello che non può avere" ballad aperta, ariosa, venata di soul, toccante, uno degli apici dell'album grazie anche a un'ottima prova vocale di Appino.
" Zingara (Il cattivista)" : "difendo la mia casa difendo i miei valori difendo la famiglia da tutti gli invasori datemi una pistola e vi faccio vedere come si fa l’integrazione" tagliente sberleffo in salsa Zen, filastrocca corrosiva ispirata dai commenti sui social.
"Niente di spirituale": "non è il corpo a morire ma la storia della mente non l’amore non il male niente di spirituale" trascinante e complice nel suo dipanarsi per accumulo seppur i risvolti melodici siano abbastanza prevedibili.
"San Salvario": "l’esperienza accumulata è un copia-incolla ed invia, perseverare negli errori è forse l’unica via vi guardo in faccia disfatti gli uni sopra gli altri" intensa filastrocca dall'andamento obliquo e arabbeggiante con una buona coda strumentale.
"Terrorista": "cambia legge quando vuole cambia ideale, un terrorista al posto giusto vale un capitale" basso pulsante in primo piano, chitarra elettrica che procede a strappi, ritmica incessante, vale un pò il discorso fatto per "Niente di spirituale".
"Andrà tutto bene": "quello che dalla musica la gente vuole è sentirsi dire che andrà sempre tutto bene" piacciono le tonalità basse della voce di Appino e il suo muoversi sulla ritmica pulsante e oscura, che esplode nell'evocativo ritornello che si fa apprezzare appieno: "Ma tu come stai tu? Nessuno lo chiede più" e che sfocia in un finale diradato, di lontananze e spazi siderali che si spalancano.
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