"Genius" di Michael Grandage è un biopic "anomalo" fondato "sulla ricerca del padre e sul desiderio di avere un figlio" attraverso la storia dell'amicizia tra editore e scrittore, Perkins e Wolfe, interpretati ottimamente da Colin Firth e Jude Law. Quando Wolfe rifiutato da tutti viene accolto in Casa (non solo editrice) Perkins, il successo, la realizzazione del sogno di entrambi si avvera di colpo, ma ovviamente l'idillio è destinato a non durare. Tutta la trama è incentrata sui tagli che l'editore apporta alle opere dello scrittore, strabordanti: "- A noi serve la punta dell'iceberg Tom, ma tu mi dai tutto l'iceberg!" e sui complicati rapporti con le rispettive compagne in nome del lavoro ad ogni costo: "- Louise, uno scrittore come Tom lo incontri una volta nella vita - Intanto alle tue figlie sottrai del tempo che non tornerà più". La vicenda in se è sicuramente interessante, anche perché non è di certo il solito biopic ed è ben resa da inquadrature di dettagli che assurgono a valenza metaforica e da una fotografia ricca di fascino. Dove la pellicola invece si inceppa, paradossalmente, è proprio nei tagli alla storia in se, dove certi passaggi fondamentali a far capire meglio i personaggi, mancano inesorabilmente. Appare così inspiegabile l'atteggiamento della compagna di Wolfe interpretata da Nicole Kidman, che già dalla prima sequenza odia letteralmente Perkins. Inoltre nonostante sia il cuore della storia, come accennavamo all'inizio, la dicotomia padre/figlio, poteva essere decisamente più sfumata quanto meno all'inizio per farla emergere con la crescita del film stesso.
"- Una peculiarità di quei ragazzi che fanno jazz è che sono artisti"
"- Davvero noi editor miglioriamo questi libri o li rendiamo solo diversi?"
"- Gli esseri umani non sono tuoi personaggi tu non hai idea di cosa ho dovuto passare per guardarti ancora negli occhi e provare il nulla, sai dov'è la porta"
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