Se Alessandro Fiori stesso presenta "Plancton" come il suo "Kid A", bisogna premettere che i Radiohead di quel tempo, erano più "leggeri"... e che per un album del genere non ci vogliono "i ripetuti ascolti cosiddetti" ci vuole ascoltarlo sul serio perché non è "l'installazione di un artista presuntuoso" ma "un'opera vera e propria" che merita decisamente, anche per il rischio dal punto di vista musicale che si è preso il nostro. C'è un senso di caducità, se non che di morte, di "spazio vuoto", ma mai di abbandono, c'è forse sfiducia, questo si, verso quello che siamo diventati, verso il mondo di oggi... ma ci si può sempre rifuggiare nell'ironia o nell'infanzia e nei buoni esempi che sopravvivono ancora... si può lottare ancora, in maniera magari diversa... ma si può. C'è una possibilità, nonostante "le ciglia finte", "i fraintendimenti", "il pollo che avanza" e "la proprietà privata"... C'è Alessandro Fiori, che ci prova ad essere Artista con la A maiuscola Ancora in questo paese, nonostante tutto:
"Aaron": "Ma il sole rimane dietro"... "magma meccanico, operaio" corpus vario, ritmiche che spuntano improvvise, distorte.
"Plancton": oscura e ipnotica, la title track è strumentale, "sinistra" nel suo lento dipanarsi, come colonna sonora "epica" e "desolata"
"Piazzale Michelangelo": "tutti dentro questi scatti digitali con le ciglia finte" filastrocca irriverente e "deviata"... irresistibile... nonostante descrivi un attentato
"Margine": pathos, attesa... "Alice di De Gregori" che viene in mente e viene fatta a pezzi: "I gatti guardano da dietro, quando sei sovrappensiero sanno come tu impugni la penna e non si spiegano quel fatto, ripetere lo stesso errore, confondere la gioia col dolore" per oscure e dolci visioni... cinema: "Non c'è margine d'amore"
"Ho paura": "Io ho paura perché non voglio morire" "sotterranea" non a caso, è una cantilenante distorta filastrocca post mortem, incisiva e beffarda:"Io ho paura perché se arrivano i bambini che mi guardano dentro la bara poi viene da ridere e li posso spaventare"
"Ivo e Maria": frequenze disturbate, un'ambulanza e... "Io sono qui sdraiata sul cielo dove mi hai messo tu poi sul divano e guardo i miei giochi che non ho più" toccante e poetica storia di due anziani (con la moglie malata, di cui è il punto di vista)... uno degli apici dell'album
"Galluzzo": "Laddove c'era l'amore rimane il fraintendimento" elegiaca e distorta al tempo stesso, per corpi e sentimenti in frantumi
"Mangia": primo singolo estratto, sorta di mantra blues sbilenco a ragione "prediche familiari d'antan": "Non deve avanzare niente di quel cazzo di pollo, pensa a quei bambini li del sussidiario"
"Madonna con bambino rubato": "Ruba più bambini che puoi e salvali dalle scuole porta tra le strade almeno noi" preghiera laica, bassi che vanno per i fatti suoi, "deriva space" decisamente opportuna: "Fai che l'uomo poi si privi di se stesso unica sua proprietà privata"
"Sereno": mica tanto... se non a tratti... traccia strumentale a narrare quasi l'impossibilità di esserlo sul serio
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