“Dobbiamo sempre prendere posizione.
Il silenzio incoraggia il tormentatore, mai il tormentato”
Co-prodotta tra Stati Uniti e Canada,
in nome e per conto di Discovery Channel e Netflix – è la prima
volta che Discovery produce una serie originale – ideata
dalle menti di Rob e Peter Blackie, “Frontier” è una serie
storica, a cavallo tra avventura e dramma, incentrata sulla figura di
Declan Harp, interpretato da Jason Momoa, divenuto famoso grazie a
Drogo, personaggio di “Game of Thrones”, che lo porterà a breve
a vestire i panni di Aquaman al cinema. Qui Momoa interpreta un
fuorilegge per metà irlandese e per metà americano che tenta di
contrastare il monopolio della Compagnia della Baia di Hudson che
commercia in pellame. Da qui capiamo che la serie attinge alla
realtà, perché la Baia di Hudson è una delle compagnie commerciali
più antiche del Canada e del mondo.
Restò per parecchio tempo
dedita al commercio delle pellicce, per poi passare a divenire una
catena di grandi magazzini di lusso per il commercio al dettaglio dei
prodotti più variegati. In questo caso ci troviamo a cavallo tra la
fine del '600 e l'inizio del '700, quando la compagnia è ancora agli
albori. La lotta tra il crudele Lord Benton (Alun Armstrong) e il
temuto Harp, è la guerra a distanza che anima “Frontier”, ma il
vero protagonista che seguiremo in ogni suo passo è Michael Smyth
(Landon Liboiron), ladruncolo irlandese che per un motivo del tutto
casuale si troverà su una nave diretta nel Nuovo Mondo e lì si
troverà ad essere suo malgrado protagonista della guerriglia
suddetta.
A fare da cornice allo scontro c'è la storia d'amore tra
Michael e Clenna (Lyla Porter-Follows), dal quale il ragazzo viene
separato; l'avvicinamento tra lo stesso e Sokanon (Jessica Matten);
la difficoltà con la quale una donna, Grace (Zoe Boyle), è
costretta a gestire una taverna in quel posto ed in quegli anni. Tra
bruti assassinii, sangue, freddo e gelo, la serie cammina con
naturalezza, senza eccedere, senza guizzi particolari, a tratti cullandosi nel tedio,
risultando un pò “finta”, sopratutto nella caratterizzazione dei
personaggi: Harp non è mai seriamente temuto come vorrebbero farci
credere e il Lord non è poi così crudele come tutti speravamo. La
delusione quindi ci sta tutta per una storia che poteva essere
costruita meglio per dare maggiore vigore alla trama ed ai
personaggi, perché il cast non è male per niente: Momoa ha la faccia giusta per interpretare questo genere di personaggi perennemente accigliati, stessa cosa vale per Liboiron, che ha lo sguardo adatto da prestare a questo genere di interpretazioni, come quando interpretava il licantropo Peter in “Hemlock Grove”.
Insomma, il cast non ha alcuna colpa se la serie non funziona, ma c'è
tutto il resto che non torna: dai personaggi, come abbiamo già
detto, ai dialoghi, alla narrazione lineare ma a tratti narcotica ed
una trama che sa fondamentalmente di già visto, perché ormai,
seguendo la scia di successi come “Vickings” o al cinema con “The
Revenant”, tutti cercano di accodarsi al passo, ma davvero in
pochissimi ci riescono, quasi nessuno a dirla tutta. La Netflix
stavolta ci delude, ma malgrado questo la serie ha già ottenuto la
promozione alla seconda stagione, ancor prima della messa in onda sul
canale ondeman, nel quale è stata resa disponibile dal 20 gennaio
scorso, mentre in Canada è andata in onda tra novembre e dicembre.
Non ce ne voglia nessuno, ma se la serie ha avuto successo, questo lo
si deve quasi esclusivamente alla presenza di Jason Momoa, che al
momento sta giustamente cavalcando l'onda di un successo piombatogli
addosso dopo “Game of Thrones”, tanto che l'attore ormai è un
pò ovunque, un successo probabilmente più dettato dall'ormone
impazzito delle donne che lo seguono che per le sue particolari doti
interpretative. Di certo ci piacerebbe vederlo in qualcosa di diverso, perché se hai sempre la faccia incazzata in tutti i
personaggi che porti sullo schermo, ad un certo punto ci si chiede se è
solo quella l'espressione che sai fare o dietro al muscolo, al
sopracciglio tagliato o agli occhi di ghiaccio c'è qualcosa in più.
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