"Gianni Maroccolo" un triplo LP live dal 4 marzo



Nulla è andato perso” (Contempo Records C01017LP) è il triplo LP dal vivo che racconta i concerti dell’omonimo tour intrapreso da Gianni Maroccolo nell’arco dei primi sei mesi del 2016. Accompagnato da Andrea Chimenti, Antonio Aiazzi, Beppe Brotto e Simone Filippi, Marok ha festeggiato i suoi trent’anni di musica attraversando l’Italia e portando davanti al pubblico ventitré repliche di un concerto non facile e senza compromessi. Molti artisti avrebbero inventato uno spettacolo autocelebrativo, ma non Gianni: il concerto è un racconto d’incontri in cui la musica, pur predominante e possente, è diventata il collante di percorsi artistici e di vita magicamente interconnessi.
Il tour è stato completamente autogestito e autoprodotto da Gianni Maroccolo ed Enzo Onorato, elimi-nando la parte manageriale. Una tradizione, in un certo senso, che si rifà alla storia del Consorzio Produttori Indipendenti che tutti ricordiamo come entità multiforme e autonoma. 
Il concerto ruota attorno alle canzoni di “vdb23 / nulla è andato perso”, ultimo album in studio di Marok realizzato assieme a Claudio Rocchi. La prematura scomparsa di Claudio non permise di portare dal vivo i brani, ma Gianni difficilmente molla un’idea luminosa e profonda. Alla fine di un periodo caratterizzato dalle reunion dei Litfiba e del nucleo originale dei CSI (senza Giovanni Lindo Ferretti), decide di proporre in concerto gran parte delle canzoni scritte con Rocchi per “vdb23 / nulla è andato perso”. Riunisce un gruppo di musicisti e amici sull’Appennino tosco-emiliano e nell’arco di un mese il progetto prende forma. 
Dalle prove escono oltre quattro ore di musica e parole che si distilleranno in due e mezzo di concerto. 
I brani sono tratti da “vdb23 / nulla è andato perso” e dal progetto solista precedente di Gianni, “A.C.A.U.”, 
recentemente pubblicato in doppio vinile da Contempo Records, ma anche dal repertorio di Litfiba e CSI. 
Vengono inoltre eseguiti brani di artisti che con lui hanno collaborato o che hanno comunque segnato pro- fondamente il suo cammino artistico. La scaletta dei concerti è variabile in durata e contenuti e cambia ogni sera. Per questo motivo l’album non contiene tutti i brani eseguiti dal vivo nel corso del tour; né tutti gli ospiti che hanno partecipato ai concerti 
(ben tredici, nel corso delle diverse date) hanno trovato posto tra i solchi. Sul palco si sono avvicendati:
Alessandra Celletti, Francesco Chimenti, Vittorio Cosma, Ginevra Di Marco, Federico Fiumani, Ivana Gatti, Cristiano Godano, Francesco Magnelli, Marco Olivotto, Ghigo Renzulli, Antonio Ripa, Fausto Rossi, Miro Sassolini. Il materiale è in ogni caso molto rappresentativo dello spirito complessivo del progetto. 
I sei lati dell’album sono occupati da brani spesso lunghi e articolati: in primis, “Rinascere Hugs Suite”, il perno attorno a cui “vdb23 / nulla è andato perso” ruota; in origine una canzone a più voci, rapsodia di brani dedicati alla rinascita qui affidati al timbro versatile e unico di Andrea Chimenti. Segue un’inedita suite firmata Capossela / Litfiba, che passa per “SS dei Naufragati”, “Peste” e “Versante Est”. Un passaggio per la storia dei CSI con un brano non scontato come “Inquieto”, seguito da “LD7M”, certamente uno dei momenti più toccanti del concerto: una profonda analisi sul senso della vita e della sua fine, portata a compimento con grandissima sensibilità. 
Il secondo LP si apre con “Opening”, brano di Philip Glass eseguito spesso quando la pianista Alessandra Celletti era presente ai concerti, seguita da “Elianto”, una perla tratta da “A.C.A.U.” affidata alla voce di Ginevra Di Marco. Un tributo a Battiato con “Aria di rivoluzione”, seguita da “La battaglia” con Ghigo Renzulli alla chitarra, dal primissimo repertorio dei Litfiba (“Eneide di Krypton”) e “No potho reposare”, canzone sarda che Marok esegue come tributo all’isola in cui è vissuto a lungo e che tuttora resta la sua seconda casa; segue “Maria Walewska”, un brano dal sapore folk tratto dal repertorio dei primi Litfiba. 
La conclusione è affidata al terzo LP che si apre con un brano dei The Residents, “My Window”; segue “Nights & Storms”, firmata da Gianni e Franco Battiato, di nuovo da “A.C.A.U.”; un brano di Andrea Chimenti, “Non accenderti”; e infine “Nulla è andato perso” da “vdb23 / nulla è andato perso”, con la voce originale di Claudio Rocchi diffusa in teatro da una base pre-registrata sulla quale il gruppo suona. 
Le registrazioni dal vivo sono state effettuate da Vladimir Jagodic, che ha curato tutta la produzione sonora 
del tour, e mixate/masterizzate da Lorenzo “moka” Tommasini, storico collaboratore di Gianni Maroccolo in molti suoi progetti. Il tour, infine, è stato seguito da Enzo Onorato (Lilium Produzioni) nel ruolo di manager e da Marco Olivotto, fotografo ufficiale. 
Verrà prodotto anche un singolo in tiratura limitata (trecentocopie), che sarà disponibile assieme all’album 
soltanto presso la sede e il mailorder di Contempo Records (mailorder@contemporecords.it). Il singolo contiene due brani originariamente concepiti per “vdb23 / nulla è andato perso” e rimasti finora inediti: 
“Suonano bene” ed “Eri altro da me”, composti da Gianni con Claudio Rocchi e cantati da Claudio stesso. 
L’album verrà a breve pubblicato anche come doppio CD.
L’artwork del disco è stato affidato all’arte di Claudio Capecchi, che ha prodotto un “ciclo” dedicato alla luna: tredici lune, in particolare. Dodici diventeranno le copertine di una serie di singoli non in commercio, destinati ai musicisti e ai collaboratori; la tredicesima luna sarà invece la copertina del singolo destinato al pubblico. L’artwork dell’album, di grande dimensione (gli LP sono contenuti in una confezione di circa 70 x 100 cm che, aperta, può fungere da poster), è sempre di Capecchi e contiene, oltre ai testi, numerose fotografie dei molti fotografi che hanno seguito Marok nel tour. 
Le sonorità sono estremamente variegate: denominatore comune, la voce straordinaria di Andrea Chimenti, qui al massimo della forma. Le tastiere di Antonio Aiazzi, riconoscibile tessitore di tappeti armonici e assoli ispirati, passano dalla morbidezza alla ferocia. Le corde di Beppe Brotto hanno talvolta suoni eterei che parlano di oriente e misticismo, talvolta la carica metallica dei Led Zeppelin. Le percussioni (termine riduttivo) di Simone Filippi rendono coeso e fungono da contrappunto al tutto. Su tutto, o meglio sotto tutto, il basso inconfondibile di Marok. 
L’approccio di Marok è stato quello dell’onestà: nel tour come in questo album. Ha riascoltato tutte le performance da inizio a fine (e sono molte, molte ore di musica) alla ricerca di quelle meglio riuscite dal punto di vista emozionale. Lì è iniziato un certosino lavoro di editing e assemblaggio, caratterizzato dalla completa assenza di sovrincisioni, ritocchi o parti musicali rifatte: ciò che si ascolta è quanto di più simile si possa 
concepire a ciò che è avvenuto sul palco nei vari concerti; ovvero, l’album si caratterizza come un “bootleg live” prezioso. L’album verrà pubblicato il 4 marzo 2017 con una grande festa che si svolgerà a Firenze. Nell’occasione, verrà anche consegnato a Contempo Attilio, il basso storico di Gianni che alla fine del 2016 è stato acquistato da un gruppo di quasi seicento fundraisers: il nobile strumento va a riposo e verrà esposto in una teca nella sede del negozio in Via de’ Neri. Si svolgerà anche un concerto riservato ai raisers e a chi acquisterà l’album. Il giorno dopo, sarà possibile visitare assieme a Marok la cantina di Via dei Bardi dove nacquero i Litfiba e dove, di fatto, venne scritta una delle più incisive pagine della musica italiana, destinata a cambiare per sempre il destino della musica rock nel nostro Paese. Nel corso della festa, l’originale “La tredicesima luna” dal quale è stata tratta la copertina del singolo verrà estratto a sorte e assegnato come premio tra coloro che acquisteranno l’album quel giorno. 
Il risultato complessivo è piuttosto sconvolgente. Raro trovare oggi questo genere di densità in un album, ma anche paradossalmente tanta leggerezza – nel senso di levità. Segno evidente, questo, di un raggiunto equilibrio artistico, che s’intravvede anche nel ruolo centrale ma non dominante del basso di Gianni, in uno spettacolo (e un album) senza un front-man, che non lascia nulla al caso ma si permette comunque escursioni improvvisate e talvolta jazzistiche, basate sulla vecchia arte di suonare insieme. Non sorprenderebbe se questo lavoro diventasse una pietra miliare, pur nella sua nicchia, da ricordare negli anni come esempio di onestà e trasparenza artistica. In ogni caso, sarà una fotografia indelebile per tutti coloro che hanno vissuto i concerti; per chi non ha potuto, o semplicemente non sapeva, una sorpresa continua e una fonte di arricchimento: “una corsa”, per usare le parole di Claudio Rocchi (al quale Marok dedica l’intero progetto)nell’omonimo brano di “vdb23 / nulla è andato perso”. Ma una corsa di quelle che riescono solo a Gianni Maroccolo, che già molte volte ha dimostrato la sua statura di musicista e di artista, oltre che di uomo. Maroccolo, che già molte volte ha dimostrato la sua statura di musicista e di artista, oltre che di uomo.

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