Elle di Paul Verhoeven




- "Ti ho trovato molto "stretta" per una donna della tua età"
Elle di Paul Verhoeven è un trhiller psicologico che non ne vuol sapere di procedere pulito e risolutivo ma si butta nel torbido e va per accumulo di sotto trame, che si riveleranno ben presto più importanti della narrazione pura e semplice, a cominciare dello stupro a cui assistiamo nella prima sequenza. Nero di cinema, urla, la mdp fissa sullo sguardo del gatto, siamo già oltre, ma in trenta secondi c'è tutto il mestiere del nostro. "Lei", una fantastica e intensa Isabelle Huppert, non denuncia l'accaduto e continua a vivere come se niente fosse la sua vita da produttrice di videogiochi. Ovviamente il perché non tarderà ad arrivare ed è dovuto al suo passato. 39 anni prima infatti era stata trovata insieme al padre (condannato all'ergastolo) psicopatico e fanatico religioso, che aveva ucciso poco prima 26 bambini senza contare gli animali, intenta a bruciar oggetti in casa in attesa della polizia. "Lei" è la bambina della cenere, che grazie alla tv torna in auge suo malgrado. Con la scusa di un video fake animato, che vede la stessa Huppert protagonista, i sospetti, "suoi e dello spettatore" vengono rivolti come si conviene verso il suo team di lavoro... nel mezzo, una coppia di vicini amorevoli e un pò bigotti: - "Perchè l'ha fatto? - Era necessario", colleghi di lavoro con cui andare al di là: - "Sei stata fantastica, come hai avuto l'idea di fare la morta?", una madre anziana che fa ricorso al botox e a un toyboy: - "Che cosa fai se mi risposo rifletti? - Ti uccido, ho riflettuto", un ex marito scrittore fallito con giovane donna al seguito e un figlio letteralmente stupido che aspetta un figlio non suo: - "Vi rendete conto che avere un figlio è solo sofferenza?". La pellicola non è tanta giocata sugli snodi narrativi che si risolvono in pratica nella prima ora di visione, quanto nei suoi continui scambi di ruolo, nei suoi specchi e rovesciamenti di fronte, tra passato e... futuro e questo gioco non risparmia una critica sull'arte, della serie prima "i libri ora i videogiochi": -"Il problema è che vieni dal ristretto mondo dell'editoria della letteratura e non sai giudicare la giocabilità". Inutile dire che durando più di due ore, il gioco diventa manieristico più che didascalico e la tensione cala inevitabilmente, anche se l'humor nero sul quale il film è fondato, continua a reggere. Un buon film alla fine, perverso il giusto, con stile, che ha pretese alte e che per farle capire fino in fondo, finisce con l'eccedere e col perdere di vista il plot, l'essenza del racconto. Ha il merito comunque di non annoiare, cosa non da poco ed è recitato magistralmente da Isabelle Huppert, Laurent Lafitte, Anne Consigny, Charles Berling... 
-"Ti ho ucciso venendo qui"











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