"Non volevo dire
che siamo due persone diverse. Non è così. Ho bisogno di te, così come Jacob e
tu hai bisogno di noi"
Avete presente Lady
Mary Crawley di "Downton Abbey"? Bene, dimenticatela. Perché Michelle
Dockery con "Good Behavior" dimostra la sua bravura soltanto
percepita in occasioni precedenti e l'eleganza, la supponenza e l'altezzosità
di Mary va a lasciare spazio a Letty Raines, splendida protagonista di
"Good Behavior", drama con miscele thriller dalla narrazione serrata
ed eccitante. Abbiamo visto tutta la prima stagione prima di scrivere qualcosa
in merito a "Good Behavior" perché ad un certo punto ci sembrava
impossibile che Blake Crouch (già scrittore e produttore di "Wayward
Pines") insieme a Chad Hodge riuscissero a mantenere alta l'attenzione per
tutto l'arco dei 10 episodi della prima stagione, con un incipit poi non così
originale, eppure ce la fanno e lo fanno anche molto bene.
Letty è una ladra ed
anche tossicodipendente e alcolizzata (per non farsi mancare niente), che non
riesce proprio a stare lontana dai guai. Eppure ha un figlio, Jacob (Nyles
Julian Steele) che viene accudito dalla nonna Estelle (Lusia Strus),
sicuramente non perfetta, che tenta, almeno all'inizio, di tenere Letty il più
possibile distante dal bambino. In effetti la donna non è l'emblema della madre
ideale: è appena uscita di prigione, tanto che ogni giorno deve recarsi dal suo
agente di custodia, Christian Woodhill (Terry Kinney), perché non può
allontanarsi dalla zona, ma la donna, senza remora alcuna, è tornata subito a
fare la stessa vita di prima, anche se vorrebbe riprendersi l'affidamento e
l'amore del figlio, deluso e arrabbiato. Un giorno però succede qualcosa che
stravolge la vita di Letty: mentre si trova in un hotel col solo scopo di
rapinare gran parte delle camere degli altri clienti, si ritroverà a doversi
chiudere in un armadio perché l'uomo ospite in quella camera arriva prima del
previsto.
Lì ascolterà una conversazione che non avrebbe dovuto ascoltare: un
uomo è stato ingaggiato per uccidere la moglie dell'altro uomo in quel momento presente con lui nella stanza. Si parla di migliaia e migliaia di dollari. Letty non è
un'assassina e se da un lato è spinta dalla sua avidità per il denaro, che le
servirebbe anche per dare una vita più agiata al figlio, dall'altro vorrebbe
salvare quella donna dall'imminente omicidio. Così si intromette in qualcosa in
cui non avrebbe dovuto mettere occhi, bocca e orecchie. Parte così "Good
Behavior", da una scoperta, da una pericolosa relazione e da un lungo
viaggio che porterà Letty e l'uomo misterioso ad instaurare un rapporto strano,
ma intenso. L'uomo è Javier Pereira (Juan Diego Botto), affascinante sudamericano con un passato difficile. E' proprio questo che poi col tempo unirà i
due: il loro reciproco passato complicato.
I protagonisti non sono i classici
"buoni" a cui ci si lega con facilità instaurando facilmente un
rapporto empatico tra il telespettatore ed il personaggio, qui si fa fatica a
relazionarsi ad una ladra ed un killer su commissione, eppure avviene, avviene
gradualmente, ma avviene, perché l'umanità di Letty e Javier è forte, a
prescindere dai loro "mestieri" poco ortodossi. Lei è una donna sola,
emancipata, libera, ma al contempo debole, fragile appena sa che suo figlio è
in pericolo, perché in fondo è pur sempre una madre, Javier sembra invece il
classico uomo tutto d'un pezzo, che non deve chiedere mai, rude, aggressivo, ma
poi si scioglie in lacrime quando sa che il rapporto col padre è perduto per
sempre. La forza di "Good Behavior" è la caratterizzazione dei
personaggi e la scelta del cast, assolutamente perfetto. Ad essi vanno aggiunti
una buona regia, una colonna sonora interessante e dei dialoghi non scontati.
La TNT ci sorprende piacevolmente con un drama di forte impatto emotivo,
difficile da mollare, già rinnovato per una seconda stagione. In Italia la
serie è stata distribuita su TimVision dall'8 marzo scorso.
Commenti
Posta un commento