Intervista con Armando Corsi


Quasi 50 anni di carriera alle spalle, catturando le musiche del Sudamerica, affiancando i cantautori di razza e le giovani promesse. Abbiamo voluto intervistare il chitarrista Armando Corsi, poco prima di un concerto che avrebbe dovuto tenere in Sicilia. Un concerto mai realizzato perchè due giorni prima è venuta prematuramente a mancare la sua partner sul palco, Roberta Alloisio, la voce ligure per eccellenza, amica, sorella. Partiamo da qui. 

Da Genova in Sicilia sembra quasi uno sbarco. Ma dei suoni del Sud del Mondo ne sai qualcosa...

Al Sud vengo spesso, ho tanti amici musicisti. Solitamente suono dei brani da me composti, che fanno parte di un itinerario di vita a 6 corde, tra il tango ed il flamenco, il genovese e... Luigi Tenco”.


A proposito. Di recente hai omaggiato Tenco nel disco “Luigi”. Accanto a te la tua compagna di scena Roberta Alloisio. Cosa hai provato nel riscoprirlo? (Quando la domanda è stata rivolta al musicista, la cantante non era ancora scomparsa, n. d. r.)

L’ho conosciuto quando avevo 13 anni e lui provava in giro con la sua band e in “Luigi” lo abbiamo voluto ricordare anche in brani sconosciuti, risultando un lavoro molto affascinante. I testi di Luigi ancora oggi sono molto attuali”.


Nella tua lunga carriera hai suonato con grandi musicisti. Chi ti ha fornito un bagaglio importante.

L’artista che più mi ha “sconvolto” positivamente è stato Paco De Lucia che ho conosciuto a 39 anni. Ciò ha fatto crescere la mia autostima artistica; tra l’altro sono un appassionato di tango e ne ho fatto anche un disco. Lì ho capito che per me la vita è musica e la musica è vita”.


La musica italiana oggi di che malattia soffre?

Nella musica italiana non c’è più cultura. Ad esempio nell’ultimo Festival di Sanremo ho apprezzato la classe di Tiziano Ferro nell’interpretare Tenco. Ma il discorso è un altro: nella musica non c’è spazio per tutti eppure ci sono tanti artisti da valorizzare. La gente ha bisogno di spazio per essere sé stessi nella vita. Io collaboro con tanti artisti giovani, oggi ce n’è bravi anche in Italia. In Sudamerica invece ho scoperto due chitarristi di 13 e 14 anni strepitosi. Do un consiglio ai giovani, il cosiddetto motto: “Ruba e fai tuo”. Di recente ho suonato per 50 carcerati è per me questo è benessere, più di donare 2 euro che non si da dove finiscono. Anche i carcerati, nonostante abbiano commesso dei reati, devono avere il loro spazio”.

Dopo l’omaggio a Tenco quali progetti ti aspettano?

“Sarò impegnato in un album in cui suonerò e canterò i miei brani accompagnato da un giovane percussionista, Marco Fadda e non smetterò di cercare nuovi progetti ”.




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