Le Luci della Centrale Elettrica - Terra



"Amore e Guerra" ... in ottica world ... "uno sguardo lucido sul mondo" sono queste le parole che ci vengono in mente per descrivere "Terra" l'album più cantautorale di Vasco Brondi, ovvero: "Le Luci della Centrale Elettrica", non c'è lo spirito punk degli esordi, ne gli anni 80 accarezzati nell'ultimo lavoro ma dieci brani solidi, carichi d'intensità che non fanno sconti e procedono suggestivi per la propria strada. Prodotto artisticamente dallo stesso Vasco Brondi e da Federico Dragogna dei Ministri, è per certi versi il "Viva l'Italia" del nostro" che guarda "I muscoli del capitano" lo stesso Vasco parla dell'album come di un disco etnico "ma di un’etnia immaginaria o per meglio dire "nuova" che è quella italiana di adesso. Dove stanno assieme la musica balcanica e i tamburi africani, le melodie arabe e  quelle popolari italiane, le distorsioni e i canti religiosi, storie di fughe e di ritorni.” 

"A forma di fulmine": "possiamo illuderci ballare pure stando fermi e fare caso a quando siamo felici" ballad al pianoforte... degregoriana in certi passaggi, costruita sull'accumulo di pathos e sulla ripetizione, con gli archi che si inseriscono e l'andamento che diventa sempre più marziale: " poi continuare a vivere e non avere niente da perdere"

"Qui": " e adesso sono qui è un superpotere essere vulnerabili"  dalla ritmica trascinante, persino ballabile, viene in mente Manuchao in alcuni frangenti.

"Coprifuoco"; " ci siamo noi due accecati dal sole mentre cerchi di spiegare cosa che ci ha fatto inventare la torre Eiffel, le sinfonie di Beethoven, la stazione spaziale internazionale, le armi di distruzione di massa, le canzoni d'amore" folk ballad  che sembra proseguire il discorso di "Quando tornerai dall'Estero", sospesa e intensa: "il giorno degli attentati hai scritto per tranquillizzare tutti"

"Nel profondo Veneto": "ti leggeranno in faccia che facevi l'amore che dormivi la sera pochissime ore ti leggeranno in faccia una vaga idea di futuro migliore"  ritmo tribale e melodia che cresce nel ritornello e nello special: "ritornare sconfitta e contenta facendo finta di niente" solare che ben si contrasta con le parole.

"Walt degli scafisti": "gli scafisti si orientano con le stelle, le nostre storie sono troppo belle, non cercare di capirle" ninna nanna cantilenante sulle onde del mare: "è un canto di sirene e di suonerie" 

"Iperconnessi": "e in disaccordo con tutti i desideri inespressi dove si sono nascosti" torna la chitarra arrembante, ma è quasi sotto traccia , in un mood sospeso, con cori evocativi e percussioni ipnotiche: "'l'ironia sta diventando una piaga sociale" con una critica sociale sui "webeti" come direbbe Mentana ben centrata.

"Chakra": "qualcuno mi ha detto che gli hai detto che senza di me adesso non riesci a stare filastrocca intima e complice:, leggera e delicata: "eravamo diversi come due gocce d'acqua" il brano più immediato dell'intero lotto.

"Stelle marine": "il cielo è sempre pù blu, metalizzato" il primo singolo estratto ricorda per dinamiche Jovanotti, atmosfere sospese, archi a ricamare e ritmica accattivante, per un ritornello azzeccato: "Ho sentito la tua voce in una conchiglia l'acqua si impara dalla sete""

"Moscerini": "vivere felici contenti e poveri" tra Lucio Dalla e Luca Carboni, "Morire facendo finta di niente" evocativa e suggestiva: "vivere con guerre in sottofondo"

"Viaggi disorganizzati": "allegri e disperati nei secoli nei secoli" ariosa, costruita per accumulo con gli archi a ricamare; "di nazioni senza debiti di internet senza limiti"

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