O.R.k. - Soul of an Octopus



Colin Edwin, Pat Mastelotto e i nostri LEF e Carmelo Pipitone, ovvero gli O.R.k. sono tornati con "Soul of an Octopus" dopo l'esordio con Inflamed Rides. Nove canzoni solide, incisive, mai uguali o fini a se stesse. In questi anni l'amalgama tra i componenti è inevitabilmente cresciuta e il sound risulta più coeso rispetto al lavoro precedente e la perizia tecnica della band è ancor più  al servizio dei brani e mai mero accessorio. "La forma canzone" ne esce per così dire rafforzata e ogni brano risulta decisamente godibile, al di là delle sfumature che si percepiscono sempre meglio, ascolto dopo ascolto. Si respira aria e "concretezza" di grandi band del passato, quelle che ne hanno fatto la storia del rock per intenderci. 
"Too Numb": mood oscuro e sensuale, una sezione ritmica che cresce, una voce che sembra recitare un mantra per poi aprirsi alla melodia "senza dimenticare di sporcarsi" è il primo singolo estratto.
"Collapsing Hopes": folk blues "schizzoide" stile Gomez nella prima parte, che si fa Hard via via sempre di più... con una parte finale solenne e potente
"Searching for the Code": suggestiva ballad di stampo electro pop, con una melodia evocativa, nostalgica e accattivante
"Dirty Rain": variegata nell'arrangiamento e giocata su parti sospese e altre d'assalto, con le chitarre "che bruciano letteralmente" ma senza dimenticare la melodia
"Scarlet Water": ritmica pulsante, variazioni improvvise, specie nella melodia, semplicemente emozionante, che la voce di LEF cavalca con diverse sfumature, uno dei brani più intensi e affascinanti dell'album
"Heaven Proof House": Mood notturno e dolente, arrangiamento scarno, che si impreziosisce man mano,  fa venire in mente per certi passaggi alla Nick Cave... perla di "oscura bellezza"
"Just Another Bad Day": riff tagliente e voce distorta "Lontana", ma subito il brano si fa delicato... ma è solo una pausa per crescere "sinuoso" e "deviato" 
"Capture or Reveal": ballad  di stampo prog, che gioca a sorprendere di continuo, con tanto di cori angelici e maestose aperture
"Till the Sunrise Comes": parte come una ballad sussurrata, per chitarra e voce... ma ben presto l'incedere ritmico diventa trascinante e procede di pari passo con l'accumulo di pathos e le chitarre che si fanno incendiarie... tra momenti di stasi e ripartenze, echi noise e una voce da brividi.

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